Senza partiti

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti  27 ottobre 2015

Per uno come me cresciuto a pane, politica e partiti, lo scenario attuale è spaesante. È un panorama talmente individualizzato, personalizzato (e dunque polverizzato) che irrita gli occhi. In giro vedo solo narcisi che si atteggiano a ministri o parlamentari. Gente sola, senza un’organizzazione, una comunità, una squadra. Al massimo hanno un clan e degli accoliti. Non fanno riunioni ma Leopolde e Lingotti. I collaboratori sono un ‘cerchio magico’. E i consulenti dei semplici comunicatori di qualche agenzia cool. Oppure economisti che provengono da banche d’affari. È finito il tempo di Franco Rodano o delle assemblee di intellettuali all’Eliseo. Ci sono alcuni di questi politici solisti che al massimo si confrontano con il proprio specchio, tanto per verificare il proprio look giornaliero. Insomma, a un certo punto, negli anni novanta e in quelli a seguire, il rischio fu quello di buttare con l’acqua sporca anche il bambino, di rispondere alla crisi dei partiti gettando via anche la politica organizzata, le comunità politiche e una visione collettiva. In realtà si è fatto di più e peggio: si è buttato il bambino e si è tenuta l’acqua sporca (“la si tenne”, cit.), tanto più sporca perché nemmeno motivata dalla presenza appunto del bambino.

Gli effetti di questa sciocchezza sono evidenti a tutti, anche a quelli che hanno letto avidamente e apprezzato ‘La Casta’ (e avrebbero potuto impiegare meglio il loro tempo): l’esecutivo è in mano a un cacicco fiorentino, il sottocacicco è un altro fiorentino che proviene da altra (?) sponda, il PD è una specie di marchio commerciale in declino, chi fa politica sembra un ciclista in salita solo come un cane e spompato, il sapere politico è ridotto a quattro claim e a due tweet, destra e sinistra sono state cancellate da una rincorsa al centro che ha estinto ogni conflitto vero, ogni differenza politica e sociale, ogni idea di maggioranza e opposizione. Basta un patto segreto qualsiasi per calmare le acque e consentire a uno di stare seduto sul trono senza disturbi e all’altro di acquisire il 40% del mercato editoriale. Più che scegliere il male minore, oggi dovremmo temere il male peggiore. La diversità morale è di pochi, quella politica di meno ancora, quella pratica non esiste, perché al governo sono tutti spinti a fare le stesse cose, anche perché la cornice di compatibilità la decide l’Unione Europea. Se questa è politica.

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