Specchio Marino

per Gabriella
Autore originale del testo: Antonio Castronovi
Fonte: fondazione pintor
Url fonte: http://fondazionepintor.net/roma/castronovi/marino4/

di Antonio Castronovi 25 ottobre 2015

Era bella e splendente più del solito Piazza del Campidoglio domenica, animata da una grande assemblea civica autoconvocata, democratica e di  sinistra,   con alcune migliaia di romani convenuti lì non per difendere Marino, ma per preservare soprattutto la democrazia e la sovranità popolare.  Una svolta  rispetto alla melassa consociativa  di  questi ultimi decenni  in cui si  è  impantanato anche il senso civico urbano. Sono stati, questi ultimi, tempi in cui il consociativismo palese ed occulto tra politica (di destra e di sinistra),  affari e  interessi corporativi diversi,  ha corrotto dalle fondamenta il sistema di governo della città e la sua etica pubblica

Nelle ultime elezioni  ho votato Marino al ballottaggio anche turandomi il naso, come si dice nel gergo corrente.  Non consideravo Marino un leader ideale per governare e rappresentare una città come Roma, tecnicamente irrappresentabile, se non con una forte dose di leaderismo politico, di populismo “buono”, di grande progettualità e con  una forte dose di “incoscienza”. Di tutte queste qualità Marino  era dotato soprattutto dell’ultima, e ne ha abbondantemente fatto uso. Di cosa infatti lo si rimprovera? Di essersi  messo “contro tutti”, di non aver  saputo “dialogare con la città”.  Vuol dire che, da buon “incosciente”,  non ha usato il metodo consociativo  per “dialogare” con i poteri e gli interessi forti e corporativi della città che non si sono sentiti “ascoltati” e  considerati al centro della   decisione  della governance pubblica urbana. Se ci pensiamo bene, è questo che gli viene rimproverato dai vari  Caltagirone,  Tredicine,  Cerroni,  dai commercianti, i vigili urbani, dal Vaticano, ecc.. Nel non aver  concertato con loro le decisioni pubbliche, perpetuando   quel  sistema di governo che ha danneggiato, corrotto  e  lacerato la città pubblica in quest’ultimo ventennio!

A Marino rimprovero altre cose: non di aver ereditato un miliardo di debiti dalla precedente amministrazione Alemanno,  che ha oggettivamente ridotta la capacità di spesa della sua,  ma di non aver costruito, nelle difficoltà, un rapporto con la città sofferente delle periferie, non adeguatamente sorretto in questo da chi per storia, esperienza ed insediamento politico nella città,   avrebbe potuto aiutarlo, e penso innanzitutto a SEL. Non lo ha aiutato neanche fino in fondo l’associazionismo civico che non ha colto il punto di crisi politica cha attraversava il governo della città ed è rimasto invece ancorato all’antica e sicura pratica della contrattazione tematica e di quartiere.  Non è stato neanche agevolato  dalla cattiva e disastrosa gestione dei servizi da parte delle aziende  comunali ATAC ed AMA, di cui aveva sostituito gli amministratori. Non è stato aiutato dal sindacato, neanche dalla mia Cgil, condizionato dagli interessi corporativi per tutelare i quali preferisce, sbagliando,  come male minore un commissario-podestà ad un sindaco nel governo della città. Ma gli accordi si fanno con i sindaci e non con i commissari che fanno l’ordinaria amministrazione. A Marino  rimprovero invece, ad esempio, la scelta del mega-progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle, osteggiato dai quartieri e dalla popolazione interessati, oltre che dal buon senso,  ma non dalla vecchia politica e dagli interessi tradizionali costituiti.

Marino ha scontato anche una certa sua  aria da ultimo arrivato nel mondo della politika, in cui si è mosso con atteggiamenti in qualche caso un pò impacciati ed impauriti, che non lo ha reso accattivante nè verso la sinistra più militante, né  verso una certa intellettualità e cultura  romana, considerato, col suo pragmatismo un pò americaneggiante,  un “alieno” ed un “estraneo”  rispetto  a quel mondo e al suo linguaggio.

La vicenda un pò ridicola e semiseria degli scontrini   ha costretto  il sindaco a dare le dimissioni dal suo incarico sotto la minaccia di un impeachment, agitata da parte dei gruppi consiliari di PD e SEL. Sembrava fatta con la vittoria dei suoi denigratori ed invece come la fenice, Marino risorge dalle sue ceneri. Perché ? Non certo per i suoi meriti di tribuno e senza un Marco Antonio che dai rostri del Foro accusi e additi al popolo  romano riunito per i  funerali di Cesare i suoi uccisori.

Di fronte ai silenzi e alle complicità della classe dirigente di sinistra, quella “ di sopra”, si è levata la voce di oltre cinquantamila romani che in poco più di tre giorni  firmano un appello contro le dimissioni di Marino e per far rientrare la crisi all’interno delle sue legittime sedi istituzionali, cioè nel Consiglio comunale eletto dal popolo, in cui ogni consigliere  si assumesse direttamente la responsabilità politica di sfiduciare il sindaco di fronte alla città. Nell’epoca della post-democrazia, un bell’atto di rivendicazione della dignità di un popolo  e della  sua sovranità oltraggiata! A  promuoverlo è stato un piccolo esercito di militanti della “sinistra di sotto”,   parte di quel grande popolo della sinistra romana erede di Berlinguer e di Petroselli,  che ha dato voce ad un popolo di senza-voce che si ribella ad una ingiustizia e rivendica  il diritto ad essere governato nel suo nome! Marino a questo punto  non esclude il ritiro delle sue dimissioni e di sottoporsi alla fiducia del suo Consiglio Comunale! Apriti cielo..!! Questo atto “scandaloso”, direbbe Pasolini, getta   nel panico il PD e disorienta  anche i resti delle macerie delle sinistre romane. Non aver colto questa occasione  per mettersi alla testa di un movimento civico che rivendica la propria dignità di popolo sovrano, di mettersi in connessione con i suoi sentimenti, sta a comprovare la crisi irreversibile di una classe dirigente che si divide continuamente sull’opportunità di unirsi in “case” o “casette” di sinistra, che arriva al paradosso di dolersi  di una sinistra “senza popolo”, ma  che quando i cittadini provano a “farsi popolo” ne rimangono spiazzati e quasi impauriti e ne prendono le distanze!

Oggi più che mai se una nuova sinistra dai  grandi ideali  solcherà ancora i tempestosi mari italioti, essa non nascerà, novella  Minerva,  dalla “testa”  degli attuali dirigenti della defunta sinistra, ma dal cuore e dalla generosità di tanti militanti e di tanta gente per  bene, a partire da quelli che stanno lottando a Roma per la democrazia e per affermare il diritto alla sovranità popolare.

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