Trovo disdicevole che ad una provocazione di De Luca debba per forza seguire una provocazione di bassa lega di Feltri. Innanzitutto una espressione come “i meridionali sono inferiori” è una generalizzazione indebita e senza senso, che lascia il tempo che trova. Feltri ha espresso una opinione, che è anche un pregiudizio. Ha pieno diritto di esprimerla ad ogni modo. Capisco che l’audience abbia la sua logica spietata, ma non tutto però è lecito. Il Nord detiene il primato economico, ma non mi sembra che sia stato rappresentato dignitosamente in questi ultimi anni dalla sua classe politica(si veda Formigoni e la famiglia Bossi ad esempio). Anche questa del resto è una mia opinione. Vorrei essere breve e non dilungarmi troppo. Andiamo subito al dunque. Siamo tutti terroni…per estensione? Sembra che la parola “terrone” nasca nei primi decenni del novecento. Tra commilitoni scherzavano e quelli del Nord chiamavano bonariamente “terroni” quelli del Sud. Terrone significava appartenente ad una zona che trema, riferendosi al terremoto di Messina. Allo stesso modo quelli del Sud chiamavano “polentoni” quelli del Nord, riferendosi bonariamente al fatto che mangiassero la polenta(morendo molti tra l’altro di Pellagra). A quei tempi però c’era molta solidarietà: oserei dire quasi uno spirito di fratellanza. C’era in definitiva autentico cameratismo. Oggi tutto ciò non c’è più. La parola “terrone” acquistò significato dispregiativo con la migrazione di massa verso il Nord-Ovest negli anni del boom economico. I meridionali partivano con la valigia di cartone, legata con lo spago, e tenevano anche una caciotta di pecora. Insomma alcuni proprietari di casa scrivevano nei loro annunci “non si affitta ai meridionali”. Al di là delle chiusure mentali le industrie nordiche avevano bisogno di quei lavoratori meridionali. Ma il vero odio nei confronti di chi è del Sud raggiungeva il massimo con l’accoppiata Miglio e Bossi. Quest’ultimo urlava “più giù del Po tutti terroni” in tutte le reti televisive. L’odio si diffondeva esponenzialmente.
Il razzismo nordico non fa i conti con la storia di Italia. La repressione del brigantaggio meridionale fu un bagno di sangue, una vera guerra civile, e causò migliaia di morti. L’unità di Italia venne pagata a caro prezzo dai meridionali, che vennero colonizzati. Si deve fare ancora piena luce su ciò che accadde. C’è chi sostiene che il regno dei Borboni venne saccheggiato. Uno storico come Salvemini proponeva una alleanza tra contadini meridionali e operai settentrionali per far finire le disuguaglianze. Tutto ciò non avvenne. Va detto che la linea della palma, di cui scriveva Sciascia, sale sempre più su oramai. Sembra quasi inarrestabile, anche se alcuni in mala fede oppure ottusi, negano l’evidenza dei fatti. La storia del nostro Paese ci insegna anche che nelle vene di tutti gli italiani indistintamente scorre il sangue di più popoli, che si sono avvicendati nella nostra penisola. L’endogamia sarebbe la fine di ogni civiltà. Non solo ma i meridionali riescono a farsi valere in ogni campo quando emigrano. Si può quindi parlare quanto si vuole di crisi sistemica del Meridione, ma non addossando la colpa ai meridionali. Ci sono due cose che ci allontanano da una vera solidarietà nazionale: il razzismo di alcuni settentrionali e l’orgoglio smisurato di essere meridionali di alcuni(che citano ancora la Magna Grecia), anche se il secondo è senza ombra di dubbio più legittimo e comprensibile. La realtà è che troveremo sempre qualcuno che è settentrionale. La realtà è che saremo sempre meridionali nei confronti di qualcun altro. A mio avviso esiste ancora oggi una questione meridionale ma non la questione dei meridionali. Mi sembra chiaro ed evidente. Questa contrapposizione tra Nord e Sud è controproducente e troppo divisiva. Non possiamo permettercela in un periodo difficile come questo.