Siria: il Vietnam contemporaneo – Intervista a Giorgio Bianchi

per Fabio Belli
Autore originale del testo: Fabio Belli

C’è modo e modo di apprendere le notizie, specialmente quelle riguardanti i fatti che accadono molto lontano da noi.

Possiamo fidarci dei media tradizionali, possiamo fare della dietrologia, oppure possiamo provare a chiedere informazioni direttamente a chi quei fatti li vive ogni giorno.

Per sapere di più su quello che sta accadendo in Siria in questi giorni dal momento dell’offensiva turca al confine, ho contattato il giornalista e fotografo Giorgio Bianchi, che si trova in territorio siriano per realizzare un documentario.

In passato le sue foto e la sua testimonianza dai territori del Donbass avevano catturato la mia attenzione; il suo obiettivo era riuscito a trasmettere attimi emotivamente impressionanti di vita quotidiana in quella parte di Ucraina orientale martoriata per anni da un conflitto devastante. Le storie che corredavano quella superba documentazione fotografica non andavano affatto d’accordo con le semplicistiche narrazioni mainstream a cui purtroppo siamo soliti assistere ogni giorno.

Ho chiesto a Giorgio cosa succede sul campo oltre ad avere un parere sulle considerazioni geopolitiche inevitabilmente connesse alla crisi siriana che esiste dal 2011, ma che per molti solo in questi giorni è motivo di indignazione retorica di massa.

“La Siria è il Vietnam contemporaneo! Ho conosciuto alcuni dei 1000 militari che hanno tenuto lo scalo durante l’assedio. Nove mesi isolati dal resto delle truppe a bere acqua piovana o dell’Eufrate bollita. Il generale è stato ferito nove volte, il maggiore era dimagrito venti chili per la diarrea.

Quando incontro i soldati dell’Esercito Arabo Siriano, leggo nei loro occhi lo stupore di ritrovarsi in compagnia di un occidentale. Immaginate di aver combattuto per otto lunghissimi anni e di aver visto morire o mutilare loro amici e ciononostante di essere considerati dei mostri dalla nostra propaganda. Vedere un occidentale che non solo li tratta da esseri umani, ma li considera eroi è un momento di riconciliazione con la loro immagine nel mondo, un modo per veder svanire il marchio dell’infamia che è stata loro ingiustamente affibbiata.”

Con i fatti degli ultimi giorni pensi che i mezzi di comunicazione tradizionali facciano un passo indietro su alcune posizioni sostenute in passato?

“Per otto lunghissimi anni il popolo siriano e il suo governo hanno subito la maggiore operazione di manipolazione della realtà a memoria d’uomo. I media mainstream e i governi occidentali, per quasi un decennio, hanno mentito sistematicamente, offrendo all’opinione pubblica una versione dei fatti che definire menzognera è quantomeno riduttivo. La Siria è stato un laboratorio a cielo aperto che ha permesso un vero e proprio salto di qualità nella realizzazione di scenari alternativi rispetto alla realtà: esiste una guerra in Siria combattuta sul campo e una versione di comodo raccontata dai media e dai governi per mantenere l’opinione pubblica all’interno della sua bolla. Già nel lontano 2012, il giornalista francese Thierry Meyssan scriveva chi fossero realmente i cosiddetti ‘ribelli moderati’ tanto cari alle anime belle dei salotti nostrani.I combattenti che secondo i giornalai da riporto ed i guru intellettuali avrebbero dovuto portare la democrazia in Siria, altro non sono che mercenari al soldo dei turchi.”

Come mai tanta attenzione verso i Curdi?

“Il magnifico popolo curdo ‘che da anni cerca di costruire una società che poggia le proprie basi su ecologia, femminismo e confederalismo’ e che, stando ancora alla narrazione ufficiale ‘avrebbe sconfitto l’ISIS’? Niente, i curdi sono un esercito mercenario, solo che in questo caso a pagare la prestazione sono gli USA e Israele.

In sintesi in Siria sono stati costituiti tre eserciti mercenari:

– FSA (Free Syrian Army) ovvero i già citati ‘ribelli moderati’ sponsorizzati principalmente dai turchi;

– YPG (Yekîneyên Parastina Gel) ovvero le milizie curde sostenute da USA e Israele;

– ISIS o Daesh sostenuto dalle petromonarchie del golfo.”

Sebbene l’obiettivo fosse la destabilizzazione del territorio, in tutto questo c’era un progetto di fondo?

“Come si fa con i galli da combattimento, i tre eserciti sono stati lanciati nell’arena siriana a scontrarsi con l’EAS (Esercito Arabo Siriano) nel tentativo di spartirsi il territorio. Ciascuno dei tre eserciti mercenari ha combattuto per ritagliarsi la sua fetta ai danni della Siria, uno stato sovrano rappresentato all’ONU. Le medie potenze europee non hanno fatto mancare all’occorrenza il loro appoggio ora all’una ora all’altra delle soldataglie mercenarie. Alla base di questo scontro tra bande c’è un progetto comune da parte dei rispettivi sponsor, che è quello di dividere la Siria lungo le sue linee di faglia etnico-religiose.”

L’aspetto religioso è stato determinante in tutta la propaganda di questi anni?

“Per anni ci sono stati due livelli di propaganda, ciascuno indirizzato verso una specifica fascia della popolazione siriana: la propaganda religiosa, avente come obiettivo gli strati più conservatori della società e operata attraverso le moschee finanziate dalle petromonarchie; e un tipo di manipolazione più sottile, veicolata attraverso le ONG e i social network dalle potenze occidentali e mirata a colpire il cosiddetto ceto riflessivo siriano. Il resto lo hanno fatto le infiltrazioni di combattenti jihadisti iniziate nel lontano 2003 e l’incendio delle primavere arabe che ha funzionato da innesco e paravento per il conflitto armato, al fine di farlo passare agli occhi dell’opinione pubblica per rivoluzione del popolo contro la dittatura. Oggi siamo al redde rationem. Il primo stappo nel cielo di carta di questo teatrino si è avuto con Afrin. Ora, con l’inizio della campagna turca, è venuto giù tutto il proscenio.”

E come mai i turchi attaccano solo ora i curdi?

“I turchi, coadiuvati dal proprio esercito di mercenari del FSA, stanno per dare inizio ai lavori di asfaltamento dei curdi, lasciati a se stessi dai loro sponsor, come poveri agnellini legati ad un palo in mezzo alla giungla. I curdi sono andati a frignare a Damasco per chiedere la protezione di Assad (e dei Russi) dall’attacco dei turchi. Sono gli stessi curdi che da tempo pompano petrolio e gas naturale siriano per poi rivenderlo a Damasco. I cittadini siriani, strangolati dalllo scellerato embargo imposto dall’Occidente, vivono col carburante razionato e sono costretti a ricomprarsi dai curdi il loro petrolio! Insomma i fantastici curdi osannati da destra e sinistra, passando per il centro, hanno chiesto aiuto al ‘cattivo’ Assad (non all’Occidente e agli USA che nel frattempo li ha mollati per la strada)”

La decisione di intervento da parte di Assad pensi possa essere stata spinta dai russi?

“Credo di sì ed è stata un autentico capolavoro di altissima scuola diplomatica e strategica. In un colpo solo hanno circuitato l’intero apparato mediatico oltre aver dato definitivamente scacco matto alle forze del male sul campo.”

Vista la decisione turca di andare fino in fondo, quali scenari e conseguenze prevedi?

“Da anni è in atto un tentativo di destabilizzazione della Turchia (oltre che della Siria) a causa del suo progressivo avvicinamento alla Russia. Erdogan sta facendo quello che Assad, seppur legittimato, non avrebbe potuto fare, ovvero riportare i ‘sacri’ curdi a più miti consigli. E’ stato tutto stabilito a tavolino, ma i nostri analisti pensosi non si sono accorti di nulla. L’aspetto più scioccante resta il totale disinteresse riguardo alle sorti della Siria. La trasformazione del giornalismo in avanspettacolo è evidente: gli stessi che oggi si stracciano le vesti per i curdi, non hanno speso una sola lacrima per il popolo iracheno, libico, yemenita, palestinese e siriano.”

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