Spezzatino di Pastrello e c. sul consenso popolare di Renzi e PD

per Gian Franco Ferraris
12 settembre 2014
Nel gruppo “da sinistra per Bersani” Gabriele Pastrello ha postato i dati di un sondaggio al governo Renzi e li ha commentati insieme a Filippo Crescentini, Massimo Di Mascio e Riccardo Paccosi. L’ho chiamato spezzatino perchè sono commenti a caldo, con il linguaggio immediato e colloquiale di fb. Ho trovato le riflessioni di interesse generale.
foto di Gabriele Pastrello.

Gabriele Pastrello
QUAL’E’ IL PUNTO. CHE SI STA DISSOLVENDO LA BUFALA DEL PARTITO DELLA NAZIONE. DI PER SE NON AVREI NULLA IN CONTRARIO AL PARTITO DELLA NAZIONE SE FOSSE COSTRUITO SU ELEMENTI SOLIDI. MA NON SU TWITTER E SUL MESSAGGIO DI CANCELLAZIONE DELLA STORIA DI SINISTRA DI QUESTO PAESE. CHE E’ QUELLO CHE HA PORTATO RENZI DALLA ROTTAMAZIONE ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO. PER IL RESTO L’INADEGUATEZZA DI QUESTO GOVERNO SI STA RIVELANDO MOLTO PIU’ RAPIDAMENTE DEL PREVEDIBILE PERCHE’ I PROBLEMI SI STANNO AGGRAVANDO MOLTO PIU’ RAPIDAMENTE DI QUANTO FURBACCHIONI E STUPIDINI PREVEDESSERO.

Filippo Crescentini
ho appena sentito l’on. Gozi che ripeteva che gli 80 euro sono più di quello che è riuscito a conquistare il sindacato. così. senza nemmeno sorridere, senza aggiungere niente

Gabriele Pastrello
MA E’ OVVIO. ‘CON RENZI SI VINCE’ E ‘NON C’E’ ALTERNATIVA’ SONO SLOGAN MOLTO EFFICACI, SE CONIUGATI CON L’INCAPACITA’ DI FORNIRE ALCUNA ALTERNATIVA A SINISTRA, DENTRO E FUORI IL PD. PERO’ IO SAREI CAUTO SULL’INTERPRETAZIONE DEI DATI. IL PANEL, COSTRUITO IN PRECEDENZA RIFLETTE PROBABILMENTE L’ELETTORATO TRADIZIONALE PD, CHE OVVIAMENTE RISPONDE AI MESSAGGI DI CUI SOPRA. MA LA DOMANDA E’: COM’E’ COMPOSTO IL 41%. PARE RESISTERE. PERCHE’? C’E’ STATO SICURAMENTE UN AFFLUSSO DA CENTRO E DESTRA. E’ INTERESSANTE IL DATO DEL CENTRO CHE RESISTE E LA DICE LUNGA SULLA VERA NATURA DI QUESTO GOVERNO. MENTRE CALA VISTOSAMENTE IL CONSENSO A DESTRA. QUINDI L’INNAMORAMENTO A DESTRA PARE FINITO, E CON QUESTO ANCHE LA CAPACITA’ ESPANSIVA A DESTRA, IN REALTA’ BASATA SUL MARKETING E NIENT’ALTRO. E QUINDI RIAFFIORANO LE DIVISIONI PROFONDE DEL PAESE. RESISTE E RESISTERA’ IL CENTRO PERCHE’ QUESTO E’ IL SUO GOVERNO, E HA GIA’ ROTTO CON BERLUSCONI A PARTIRE DA MONTI (IN REALTA’ E’ RENZI CHE HA REALIZZATO IL PROGETTO DI MONTI). IL PROBLEMA E’ TUTTO A SINISTRA. DENTRO E FUORI IL PD. SE LA SINISTRA VUOLE ESSERE SOLO L’ASCARO DEL CENTRO, O NO (L’EGEMONIA DEI MODERATI SULLA SINISTRA DI CUI PARLAVA GRAMSCI ERA UNA SITUAZIONE GLORIOSA AL CONFRONTO), E’ PER QUESTO CHE SIAMO QUI.
DIMENTICAVO: LA CADUTA DI CONSENSO ESPLICITO A DESTRA SIGNIFICA CHE GLI ELETTORI CHE SI SONO SPOSTATI DA DESTRA SUL PD (DIREI ALMENO IL 5% NASOMETRICAMENTE) SONO IN SOFFERENZA. MAGARI CONFERMANO IL VOTO PERCHE’ IN EFFETTI NON HA SENSO REVOCARE LA SCELTA DOPO TRE MESI. MA SICURAMENTE INTORNO A LORO NON TROVANO PIU’ L’ARIA DI PRIMA E PUO’ DARSI CHE NON SI SENTANO PIU’ LE AVNGUARDIE DI UNA TRANSUMANZA FUTURA.

Massimo Di Mascio  
Risolto il problema renzi (con un po di tempo ovvio) puo’ iniziare la rimonta della destra o l’espansione grillina/leghista. La sinistra manca e qui possiamo fare qualcosa: e’ necessario che chi e’ di sinistra (dentro e fuori il pd) decida di “sporcarsi le mani”, altrimenti gli ultimi resistenti, ai quali si richiede sempre e continuamente di guarire dall’infantilismo politico, possano sentirsi meno soli e cosi rinfrancati, poter sviluppare le energie in modo inclusivo e contribuire alla crescita di un fronte ampio di sinistra. Qui non e’ una questione di campi piu o meno larghi, ma fare una tregua, come nel Natale del 1916 tra inglesi e tedeschi sulla somme e fraternizzare.

Riccardo Paccosi
L’analisi andrebbe fatta però sulla composizione SOCIALE di questi orientamenti. Io non ho avuto tempo di cercar nulla rispetto alle europee 2014, ma ricordo varie ricerche pre e post elettorali del 2013. In buona sostanza, la working class allora divorziò in stragrande maggioranza dalla sinistra, dividendosi tra M5S e centrodestra. Qualora il 40,8% di Renzi alle europee avesse un po’ invertito quella tendenza, i dati sopra riportati sembrerebbero far tornare tutto alla situazione del 2013. E allora, se così stanno le cose, che senso ha porre come prioritario il concetto della “sinistra”? Nel momento in cui c’è in atto un divorzio tra sinistra e lavoratori (non solo in Italia ma in tutta Europa: vedi composizione di classe dell’elettorato della Le Pen), sarebbe logico interrogarsi su altro. L’analisi preliminare, cioè, dovrebbe constare non del “fronte di sinistra” bensì del “fronte del lavoro”. Ovvero: cosa e come può ricomporre il voto di operai, precari e disoccupati in una visione che ponga al centro il welfare e il potere politico dei lavoratori? Se non si risponde a queste domande, se non si fa un po’ più di sociologia, discutere della sinistra significa bypassare i problemi di fondo

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