Fonte: Limes
Stiamo perdendo la guerra: Tradimento dell’Ucraina o sconfitta dell’Occidente?
Ai tempi del regime sovietico, non avrei mai immaginato di poter citare Marx, tanto era pervasiva la sua presenza nella propaganda di Stato. Ironicamente, i propagandisti sovietici ignoravano il fatto che il famoso barbuto fosse uno dei peggiori russofobi della storia. Oggi le sue parole sulla Russia acquistano nuova attualità: «L’Orso russo è di certo capace di tutto, almeno fino a quando sa che gli altri animali con cui ha a che fare non sono in grado di fare nulla» 1. In sintesi: la misura della forza dell’Orso russo è l’impotenza dell’avversario. Del resto, Marx ha previsto anche la guerra della Russia contro l’Occidente.
La parola «tradimento» oggi compare sempre più spesso sui media ucraini a causa del rallentamento degli aiuti occidentali a Kiev 2. Si tratta di un termine quasi inflazionato. Più costruttive sono, invece, le discussioni sugli errori fatti in passato, come gli anni di smilitarizzazione, il non aver valutato adeguatamente le crescenti ambizioni imperiali della Russia di Putin e la possibilità di un ritorno della guerra su larga scala in Europa 3.
Dinnanzi al conflitto russo-ucraino, l’Occidente ha mutato il suo atteggiamento. Questo nuovo approccio, traducendosi in operatività riguardo agli aiuti militari, finanziari e umanitari all’Ucraina, è inaspettatamente diventato una cartina di tornasole sullo stato di salute e sulla solidità del sistema democratico in quanto tale. L’Occidente si è finalmente reso conto che la guerra scatenata dalla Russia ha come scopo l’annientamento dello Stato ucraino e la distruzione dell’ordine mondiale attraverso cui l’Occidente è riuscito finora a imporre (e a rendere attrattivo) un sistema basato sul costituzionalismo e sul diritto internazionale.
In altre parole, il ritorno della guerra nel Vecchio Continente ha costretto tutte le parti direttamente coinvolte – Ucraina, Russia, Stati Uniti ed Europa – a riscoprire la propria identità. Dunque il proprio ruolo geopolitico in un momento di profonda crisi globale. Ci troviamo di fronte a un aut aut: se vincerà l’Ucraina, verrà preservato anche il sistema di valori e leggi internazionali che l’Occidente ha (erroneamente) dato per scontato negli ultimi decenni; se l’Ucraina verrà sconfitta, ciò aprirà le porte al caos. Regimi autoritari quali Russia, Cina e Iran saranno in grado di dettare nuove regole. Questa situazione scardina le previsioni ottimistiche di Fukuyama, molto di moda negli anni Novanta, sull’inevitabile e scontato trionfo della democrazia dopo il crollo dell’Urss. E dà ragione al pessimismo di Camus espresso nel suo grande romanzo post-bellico La peste. Qualsiasi apparente vittoria sul totalitarismo non deve trarre in inganno. I germi della peste, anche indeboliti, sono sempre in agguato e aspettano solo condizioni favorevoli per attaccare di nuovo l’organismo della società.
Nel corso degli ultimi due anni, la Russia e l’Occidente hanno vissuto un radicale stravolgimento della loro progettualità politica e delle loro categorie interpretative. In Ucraina, le forze filo-europee e filo-occidentali hanno marginalizzato quelle anti-europee (e quindi filorusse). Al contrario, in Russia la minoranza di orientamento filo-occidentale è stata schiacciata da una maggioranza che propone attivamente un aggressivo e rancoroso nazionalismo contro l’Occidente. La minoranza occidentalista accetta passivamente la narrazione imposta dal regime putiniano. Scatenando un’epica battaglia contro l’Occidente, la Russia adatta la propria economia e i propri curriculum scolastici per promuovere il senso di vittimismo collettivo e per preparare il paese tutto a grandi sacrifici «a difesa della madrepatria» 4. Nel contempo, i paesi occidentali scoprono falle pericolose nel proprio sistema. L’estrema destra e l’estrema sinistra si compattano in un’entente cordiale populista, trovando come denominatore comune l’avversione verso il costituzionalismo 5 e le simpatie verso la Russia putiniana 6. Di fatto, oggi in Ucraina viene abbozzata la struttura del nuovo ordine mondiale. Il vecchio ordine è crollato.
Ucraina: libertà come imperativo categorico
Vorrei cominciare citando lo storico ucraino dell’Ottocento Mykola Kostomarov 7, figura influente tanto per la storiografia ucraina quanto per quella russa. Oltre a opere storiografiche assai avanzate, sia nei contenuti sia nei paradigmi interpretativi, nel 1847 egli ha scritto un’opera molto originale, dal titolo Libri della genesi del popolo ucraino, che è apparsa proprio alla vigilia della «primavera dei popoli». A seguito della pubblicazione dell’opera, lo storico fu imprigionato dalle autorità zariste. Il testo, infatti, calava l’Ucraina e il suo futuro nel contesto dei popoli slavi e prevedeva l’imminente rivolta delle libere nazioni europee contro gli imperi. Questi sarebbero presto crollati e l’Ucraina avrebbe assunto il ruolo di guida dell’Europa orientale, anche grazie a un’inossidabile alleanza con la Polonia. Il ragionamento veniva accompagnato da un adagio biblico: «La pietra che gli edificatori avevano rigettato è divenuta la pietra angolare» (Salmo 188: 22).
Tolta l’enfasi messianica e l’afflato biblico tipici del romanticismo, questa previsione si sta oggi avverando. In sostanza, l’attuale guerra va interpretata come una «punizione» da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina, rea di aver «osato» abbandonare la sfera d’influenza russa a favore dell’Occidente. Agli occhi di Mosca, l’Ucraina è di fatto l’ultimo paese slavo a rigettarla, così ponendo la pietra tombale sul mito dell’«europeicità» russa (in questo contesto, la Bielorussia non viene ovviamente considerata dal Cremlino uno Stato sovrano).
Del resto, a differenza di tanti occidentali, gli ucraini non hanno mai nutrito illusioni nei confronti della Russia. Ma si sono illusi sull’Occidente. Dato il caro prezzo che gli ucraini stanno pagando per il sogno europeo, la loro percezione dell’Occidente è fortunatamente diventata meno «romantica», più pragmatica, prudente e articolata, lontana dai facili entusiasmi dei periodi precedenti. Attualmente, l’Ucraina valuta più severamente lo stato delle sue alleanze con l’Occidente, senza peraltro dimenticare le proprie responsabilità, soprattutto per quanto riguarda il programma di riforme. In questa cornice resta sempre invariato il rammarico riguardo al disarmo nucleare dell’Ucraina (1994), avvenuto in cambio del riconoscimento della sua indipendenza grazie al memorandum di Budapest firmato dagli Usa, dal Regno Unito e dalla Russia nel ruolo di garanti. Un calcolo cinico. Una miscalculation di fatto, visto che al tempo la crescita del potenziale nucleare della Russia non fu considerata un rischio per la sicurezza internazionale.
Quindi, con questo rammarico rimasto impresso nella memoria storica, gli ucraini sono consapevoli che i governi occidentali potrebbero – in nome di una soluzione di pace accettabile e sostenibile – trovare nuovamente un compromesso politico e/o territoriale con la Russia. E tuttavia gli ucraini sanno anche che esiste un altro Occidente: fedele ai propri princìpi democratici, capace di provare solidarietà nei confronti di un popolo vittima di un’aggressione militare e consapevole di come il sostegno all’Ucraina sia non solo un atto morale, ma anche di interesse geostrategico.
Siamo dunque testimoni di una nuova riscoperta reciproca. Molti occidentali, che in passato avrebbero a malapena saputo collocare l’Ucraina su una mappa, adesso conoscono le strade della capitale e i nomi di campagne sperdute diventate campi di battaglia. A loro volta, molti cittadini ucraini hanno imparato ad approcciarsi in maniera più matura e strategica nei confronti dell’Occidente. Per la prima volta dopo trent’anni di indipendenza, la società ucraina si ritrova coesa, solidale e unita nella scelta del suo futuro. E questa scelta è inequivocabilmente pro-occidentale. Un punto di svolta sono state le brutali fucilazioni dei manifestanti durante la «rivoluzione della dignità» nell’inverno del 2014, esattamente dieci anni fa. Il naturale bisogno della libertà è stato pagato col sangue. Per questo la prospettiva dell’integrazione euroatlantica viene percepita come irrinunciabile, come una sorta di scelta esistenziale.
Russia: da ‘popoli fratelli’ a ‘noi o voi’
Le rivoluzioni ucraine – specie il drammatico 2014 culminato con Jevromajdan – sono state cruciali anche per la Russia. Hanno scatenato un anti-europeismo violento. Mosca ha percepito questi eventi come una minaccia diretta. Fino alla «rivoluzione arancione» del 2004, ma soprattutto fino alla «rivoluzione della dignità», la Russia non ha davvero preso sul serio l’Ucraina. Del resto, il Cremlino non prende sul serio nessun popolo europeo, essendo incline a fare i conti soltanto con superpotenze quali Usa e Cina. Ingessata dentro stereotipi imperiali prima e sovietici dopo, nel corso dei secoli la Russia ha negato il riconoscimento della soggettività alla Polonia, all’Ucraina e ai paesi baltici. Vista la sua debolezza dopo il crollo dell’Urss, la Russia si è trovata costretta ad accettare, seppur con riluttanza, la perdita dei paesi del Patto di Varsavia, che sono entrati nella Nato e nell’Unione Europea. Ma il rischio di perdere l’Ucraina, l’ultimo paese slavo ancora nella sfera d’influenza di Mosca, ha risvegliato uno spietato istinto imperialista e anti-occidentale.
È importante sottolineare che perdere l’Ucraina significherebbe invalidare il mito fondativo della Russia, che (falsamente) si vuole battezzata a Kiev. È per questo che, sin dai tempi imperiali, la Russia ha cercato di ridurre l’Ucraina a una «piccola Russia». Invano. L’Urss ha riservato all’Ucraina il ruolo di «secunda inter pares» 8, emblema dell’unione tra «popoli fratelli». Oggi, invece, la propaganda russa ha elevato Kiev a nemico numero uno, a un’«anti-Russia» 9, scavalcando altri pretendenti a questo posto d’onore: gli Usa, la Polonia e l’Estonia. Recentemente, l’ex presidente Dmitrij Medvedev ha dichiarato eterna guerra contro l’Ucraina fino al suo annientamento. Gli ucraini non hanno diritto a uno Stato sovrano visto che, secondo Medvedev, occupano «le terre storiche» della Russia. Ci sarebbe da ricordare a questo proposito che, durante la sua presidenza, Medvedev era considerato dall’Occidente un vero liberale, capace di modernizzare lo Stato russo anche data la sua istruzione giuridica 10. Oggi Medvedev chiama gli occidentali «degenerati» e dichiara: «Odio gli occidentali, voglio farli sparire» 11. In effetti, l’odio patologico della Russia verso l’Europa e l’Occidente in generale si rivela oggi come una parte fondamentale della sua identità. Simili espressioni non sono frasi a effetto a scopi propagandistici. Sono umori che affliggono tutta la società russa: un odio irrazionale verso l’Occidente, visto come «nemico storico» e antagonista assoluto 12. Questa posizione consolida sentimenti reazionari secondo cui «l’unica cosa peggiore della guerra è perderne una» 13. L’aggressione contro l’Ucraina segna la rottura definitiva tra questi due paesi. Fondamentalmente, la guerra ha portato la Russia a perdere qualsiasi legame con il mondo slavo e con quello europeo. Mosca si volge verso le terre orientali, composte da estese lande abitate da popoli che non hanno alcun vero legame tra loro, fatta eccezione per la colonizzazione russa della Siberia e dell’Asia centrale subita nei secoli precedenti (non a caso, la mobilitazione parziale in Russia ha preso di mira le minoranze etniche, scatenando accuse di pulizia etnica e persino di genocidio)14. Insomma, una «maledizione dell’impero» che la Russia intende risolvere con l’unico strumento che le è rimasto e che si è rivelato un enorme errore di calcolo: la guerra totale.
L’Occidente amletico
Nelle prime settimane dell’invasione russa, l’Occidente era convinto che l’Ucraina sarebbe capitolata in pochi giorni. Uno dei momenti più spaventosi è stato il giorno in cui praticamente tutte le ambasciate hanno lasciato Kiev. L’unica a restare è stata quella polacca. Sono passati quasi due anni e i russi sono stati costretti a ridimensionare i propri obiettivi militari, sacrificando centinaia di migliaia di vite per occupare piccole città nella zona del Donbas, ieri Bakhmut oggi Avdijivka. Nel frattempo, l’Occidente ha vissuto un enorme cambiamento, percependo questa guerra come parte integrante della sua storia e attualità.
Tra Ucraina e Occidente ci sono state diverse incomprensioni. In effetti, nel dibattito interno ucraino il termine «tradimento», «zrada», riemerge ciclicamente. Ma ciò non ha danneggiato le discussioni tra Kiev e i suoi partner. La guerra ha reso lo sguardo ucraino più prudente, pragmatico e articolato. Durante il regime sovietico, l’Occidente veniva percepito come sinonimo di sicurezza ed efficacia, di bellezza e solidità. E, soprattutto, di affidabilità. Questa visione è ora in crisi. Gli ucraini hanno scoperto che l’Occidente sa essere al contempo onesto e cinico, determinato e indeciso, fedele e inaffidabile. Insomma, si potrebbe dire che nel corso di questa guerra – e in grande misura grazie a essa – l’immagine mitologica dell’Occidente è crollata, cedendo il posto a una visione decisamente più accorta e adeguata.
Questo è un grande passo avanti nella maturazione della società ucraina e nella sua preparazione alle sfide del futuro. Anche quando l’aiuto dell’Occidente risulta insufficiente o tardivo, gli ucraini percepiscono questi fatti valutando la situazione non solo dal punto di vista dei propri bisogni (per quanto disperatamente pressanti), ma cercando di valutare i difficili equilibri internazionali e comprendendo gli sforzi dei propri partner nel bilanciare diverse esigenze. Gli ucraini guardano all’Occidente come si guarda alla propria famiglia. Essi sanno che, nell’amare e proteggere la realtà familiare, bisogna anche essere consapevoli delle debolezze del suo assetto. Il famoso libro di Czesław Miłosz, edito in italiano come La mia Europa 15, in polacco ha un altro titolo: Rodzinna Europa, cioè l’Europa come famiglia.
La ferma resistenza dell’Ucraina e la conseguente rivalutazione dei rischi da parte dell’Occidente hanno trasformato gli approcci di tutte le parti in causa. Durante lo scontro frontale, l’Ucraina e la Russia si sono radicalizzate. Kiev è diventata inequivocabilmente pro-occidentale e la Russia irrimediabilmente anti-occidentale. La trasformazione dell’Occidente procede, seppur in modo più discontinuo e asimmetrico. Ma è ovvio che la straordinaria resistenza ucraina è possibile in grandissima misura grazie agli aiuti militari occidentali.
Per una collaborazione veramente efficace ci sarebbe bisogno di esercitare una «pazienza strategica». Ma il tempo stringe. L’Ucraina, sempre più straziata dai continui attacchi, ha un impellente bisogno di armamenti e supporto finanziario, ma le potenze occidentali devono fare i conti con decenni di un pacifismo inconcludente. L’Occidente si è mosso in soccorso all’Ucraina, ma la timidezza politica ereditata dai decenni precedenti, basata sulla (falsa) necessità di «non provocare la Russia», è stata dannosa. Diversi esperti militari affermano che, se nella seconda metà del 2022 l’Ucraina avesse ricevuto tutte le armi necessarie, sarebbe stato possibile evitare una guerra di logoramento 16. Sarebbe esagerato parlare di «tradimento», ma di certo l’Occidente ha commesso un errore di valutazione che ha portato a un numero ancora più alto di vittime tra civili e militari.
È venuto a galla un altro fenomeno preoccupante. L’aggressione dell’Ucraina ha messo in moto la macchina bellica dei paesi autoritari, ovvero di Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Ciò ha obbligato Europa e Usa ad aumentare le spese per la difesa 17. Ma, se in Russia ormai si producono armi anche nelle scuole e nelle panetterie 18, l’Europa si muove lentamente e con tante, troppe esitazioni 19. E tuttavia questo fenomeno non viene sentito dall’Ucraina come un «tradimento», quanto come un serio problema da risolvere.
Nella fase russo-ucraina di questa guerra totale nessuno ha ancora vinto. Né si sa chi vincerà: la vittoria è condizionata da troppi fattori. Anche perché, oltre all’annientamento dell’Ucraina, l’obiettivo principale della Russia è far saltare l’ordine internazionale basato sulle regole imposto dopo la seconda guerra mondiale. In effetti, nel 1994, Kiev è stata costretta a cedere le proprie armi nucleari sotto la pressione dell’Occidente, il quale, insieme alla Russia, ha assunto il ruolo di garante della sovranità statale e dell’integrità territoriale del paese. Invadendo l’Ucraina, la Russia ha mostrato che accordi e garanzie di portata mondiale non hanno alcun valore. A chi crede che il mondo possa basarsi sulla forza della legge, Mosca oppone la legge della forza. L’orologio dell’apocalisse è stato resettato. Manca poco alla mezzanotte.
La guerra innescata dalla Russia ha mostrato sia le potenzialità della collaborazione tra Ucraina e Occidente sia le debolezze di quest’ultimo. Uno dei maggiori pericoli consiste nella fragilità delle alleanze tra paesi occidentali. La crisi della politica americana e il populismo di stampo trumpiano hanno inevitabilmente indebolito il legame tra Stati Uniti e paesi europei. Anche l’azione dell’Unione Europea – nonostante il motto «Unita nella diversità» – è stata più volte bloccata dalla voce contraria di Orbán. Eppure Bruxelles è riuscita ad aggirare la resistenza di Budapest all’adesione di Kiev all’Unione 20. Inoltre, la richiesta del Parlamento europeo di togliere all’Ungheria il diritto di voto 21 mostra chiaramente come il potere di Orbán sia limitato.
Anche la Nato sta vacillando. Agli occhi degli ucraini, l’America si presenta infatti come la realtà più «amletica». Francia e Germania sono considerate i pilastri dell’anti-americanismo europeo, dato il loro tradizionale rapporto con Mosca. Nella fase iniziale dell’allargamento a est dell’Alleanza Atlantica, i paesi baltici, la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria erano molto più filo-americani che filo-europei. Il Vecchio Continente si presentava ai loro occhi come filoputiniano. Non a caso, molti anni fa Adam Michnik avvertiva il pericolo della putinizzazione e della berlusconizzazione dell’Europa. Paradossalmente, invece, potrebbe essere l’America a scivolare verso un totale populismo e isolazionismo. L’Europa dovrà imparare a vivere senza la Pax Americana e, dunque, dovrà imparare ad affidarsi alle proprie risorse militari. L’esito potrebbe essere catastrofico. Molti esperti sostengono che l’Europa non si stia preparando adeguatamente a una possibile guerra. Tra il 1989 e il 2022 il numero delle unità militari dell’Ue è sceso da 3,4 a 1,3 milioni 22. L’Europa senza l’America non ha sufficienti risorse per fronteggiare l’esercito russo. Anche sul piano sociale, la situazione non è per niente rassicurante. Secondo le ultime statistiche del ministero della Difesa britannico, i regolari e i riservisti dell’esercito sono attualmente poco più di 102 mila 23. Inoltre, più di un terzo dei giovani britannici sotto i 40 anni rifiuterebbe la leva militare in caso di una nuova guerra mondiale 24. In Polonia, il 30% della popolazione si trasferirebbe in un altro paese, mentre i volontari sarebbero solo il 15,7%.
Un altro problema di fondo è la crisi assoluta delle organizzazioni internazionali chiamate a difendere i diritti umani, la sovranità dei popoli e a risolvere i conflitti. Amnesty International, la Croce Rossa, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e le Nazioni Unite non solo si sono mostrate incapaci di gestire diverse crisi, ma hanno anche manifestato atteggiamenti favorevoli all’aggressore. Per esempio, il 4 agosto 2022 Amnesty International ha accusato l’esercito ucraino di aver messo in pericolo la popolazione civile disponendo i mezzi militari in aree residenzali 25. L’organizzazione non ha invece speso una parola sulle macerie e i genocidi causati dall’esercito e dal governo russi. Amnesty è stata costretta a scusarsi pubblicamente, ma l’episodio ha messo in questione l’autorevolezza dell’organizzazione. La Croce Rossa, invece, non visita i prigionieri ucraini maltrattati, torturati o uccisi dai russi (ricordiamo la terribile strage del lager di Olenivka del 16 maggio 2022, con decine di prigionieri arsi vivi). L’organizzazione tenta maldestramente di giustificarsi affermando di non avere il permesso di Mosca. L’Aiea afferma di non poter fare nulla nell’area della centrale di Zaporižžja. Infine, come non parlare dell’Onu, organizzazione paradossale in cui la Russia – pur essendo il paese aggressore – può esercitare il diritto di veto contro qualsiasi mozione nei suoi confronti.
Queste debolezze dell’Occidente spingono la Russia ad alzare continuamente il tiro, anche infrangendo retoricamente il tabù nucleare. E tuttavia l’aggressione russa ha obbligato i paesi occidentali a fare i conti con la realtà. Putin ha plasticamente mostrato l’inutilità delle politiche volte a «non provocare la Russia». Anzi, il ritorno della guerra in Europa è proprio il prodotto di queste politiche, percepite dal Cremlino come debolezze da sfruttare 26. I politici britannici e tedeschi, gli esperti dell’Atlantic Council, dell’Institute for the Study of War e di altri think tank parlano apertamente di un possibile scontro tra Mosca e la Nato. Ma l’eroica resistenza della capitale ucraina e il graduale ritiro della flotta russa dal Mar Nero, resa possibile dagli attacchi mirati dell’Ucraina (un paese senza flotta!), dimostrano che la vittoria è assolutamente possibile. Ciononostante, i dubbi «amletici» dell’Occidente e l’oggettiva scarsità delle sue risorse militari incoraggiano la Russia a pensare veramente a un nuovo (dis)ordine mondiale, all’interno del quale l’Occidente sarebbe semplicemente subalterno all’alleanza tra Russia e Cina.
L’Ucraina, certamente senza volerlo, ha avuto il coraggio di cambiare la storia. Ma l’Occidente sta ancora elaborando lo shock del ritorno della guerra in Europa. Ogni esitazione rischia di tradursi in anni di stallo sulla linea del fronte, in pesanti perdite militari e in indicibili sofferenze per la popolazione civile. È una sorta di autolesionismo, di autodeterrenza 27 che si ripete. Nel 1917 e nel 1991, l’Occidente ha permesso alla Russia di ricomporsi e di minacciare di nuovo tutto il mondo civile. Le conseguenze sono state decine di milioni di vittime, l’arresto dello sviluppo di tanti popoli martoriati e un costante pericolo per l’Occidente stesso.
Insomma la democrazia non è un noioso termine burocratico, ma una viva e dolente realtà da difendere. Il mondo – il vero «Russkij Mir», «Mondo Russo» in cui è negata ogni forma di libertà – si avvicina pericolosamente all’Occidente e chiama tutti noi all’assunzione di una posizione responsabile e audace. Per ora 600 mila unità dell’esercito russo sono impantanate in Ucraina. Ma in uno scenario in cui Kiev capitolasse, il Cremlino potrebbe sentirsi incoraggiato ad allargare il conflitto ad altre aree e altri paesi.
Per questo la sconfitta dell’Ucraina significherebbe la sconfitta dell’Occidente. Al contrario, la vittoria di Kiev significherebbe la vittoria del campo occidentale. Il ministro della Difesa della Gran Bretagna, Grant Shapps, ha affermato che non viviamo più in un mondo post-bellico bensì in un mondo prebellico. Di conseguenza «la scelta è cruda. (…) Per garantire le nostre libertà, dobbiamo essere preparati» 28. Alla domanda amletica, l’Occidente dovrà dunque riuscire a rispondere in maniera definitiva, scegliendo di «essere».
Note:
1. K. Marx, «Russian Policy Against Turkey – Chartism», New-York Daily Tribune, 14/7/1853.
2. R. Clark, «Ukraine’s new year may end with a brutal Western betrayal», The Telegraph, 2/1/2024; R. Mason, «Boris Johnson attacks UK aid to Ukraine: “What the hell are we waiting for?”», The Guardian, 14/9/2023.
3. R. Oliphant, J. Barnes, J. Rothwell, J. Jilner, «From scones to drones: inside Putin’s arms race that is leaving the West behind», The Telegraph, 26/1/2024; D. Massicot, «The West’s Inaction Over Ukraine Risks Dangerous Conclusions in Moscow», Carnegie Endowment, 18/12/2023; «Shapps Makes Case for Increased Western Defence Spending in “Pre-War” Era», The Independent, 15/1/2024.
4. P. Cohen, «Russia’s Economy Is Increasingly Structured Around Its War in Ukraine», The New York Times, 9/10/2023; «Russian schools purchase drones for training schoolkids», Meduza, 1/6/2023; N. Rozhanovskaya, «Russian Schools in a Time of War: A Lesson in Indoctrination», Wilson Center, 15/9/2023.
5. G. Delledonne, G. Martinico, M. Monti, F. Pacini, Populismo e Costituzione. Una prospettiva giuridica, Milano 2022, Mondadori.
6. J. Dutkiewicz, «Why America’s Far Right and Far Left Have Aligned Against Helping Ukraine», Foreign Policy, 4/7/2022; S. Kuper, «Putin: The Disorder the Far Right and Far Left have in common», Financial Times, 13/4/2022.
7. Tra l’altro, Kostomarov fu autore di un romanzo breve distopico (scritto nel 1880, pubblicato nel 1917) nel quale per la prima volta appare la famosa trama orwelliana della ribellione degli animali. Si vedano: W. Powaga, «Another Revolt of the Animals: Nikolai Kostomarov’s “Skotskoi Bunt”», British Library, European Studies Blog, 26/1/2018; J. Reed, «Revisionist History: The Origin of Animal Farm (Was a Little-Known Story, “Animal Riot”, by Russian/Ukrainian Scholar Nikolai Kostomarov)», in Id., The Never End: The Other Orwell, the Cold War, the CIA, MI6, and the Origin of Animal Farm, Singapore 2023, Palgrave Macmillan/Springer, pp. 77-102.
8. O. Subtelny, Ukraine. A History, Toronto 1994, Canadian Institute of Ukrainian Studies (Cius), p. 499; A. Kappeler, Kleine Geschichte der Ukraine, München 1994, C. H. Beck, p. 231.
9. A. Osbourne, A. Marrow,«Putin Says Ukraine Is Becoming an “Anti-Russia”, Pledges Response», Reuters, 14/5/2021; «Anti-Russia: How Kremlin Labels its Neighbors to Justify Aggression», UkraineWorld, 17/2/2023.
10. A. Umland, «The Democratic Roots of Putin’s Choice», The Washington Post, 11/12/2007.
11. «Russia: Medvedev: odio gli occidentali, voglio farli sparire», Sky Tg24, 7/6/2022.
12. «Poll: Anti-Western Attitudes Were on Rise in Russia Before Ukraine War», Moscow Matters, 17/3/2022.
13. «“The only thing worse than war is losing one”. Even some of Meduza’s readers support the invasion of Ukraine. We asked them to explain why», Meduza, 3/6/2023.
14. P. Ivanova, M. Seddon, B. Hall, «“We’re minor losses”: Russia’s mobilisation targets ethnic minorities», Financial Times, 4/10/2022.
15. Cz. Miłosz, La mia Europa, Milano 1985, Adelphi.
16. M. Mcfaul, «How to Get a Breakthrough in Ukraine. The Case Against Incrementalism», Foreign Affairs, 30/1/2023; N. Schadlow, «Incrementalism Is Throttling U.S. Support for Ukraine», Foreign Policy, 9/3/2023; M. O’Hanlon, «The Time for Incrementalism in Ukraine Is Over. Send in the Tanks», The Washington Post, 16/1/2023.
17. J. Bronk, «Europe Must Urgently Prepare to Deter Russia Without Large-Scale US Support», Rusi, 7/12/2023; L. Brown, «Europe aims to ramp up weapons to help Ukraine defeat Russia», The Times, 31/12/2023; «Watchdog: Western Arms Companies Failed to Ramp Up Production Capacity in 2022 Due to Ukraine War», Associated Press, 3/12/2023.
18. R. Oliphant, J. Barnes, J. Rothwell, J. Jilner, op. cit.
19. A. Pugnet, «L’Ue “è pronta a correre dei rischi” per aumentare la produzione della Difesa, afferma Breton», Euractiv, 11/1/2024; B. Stöcl, «Dutch Minister Calls for EU Defence Commissioner», Euractiv, 10/11/2023; M. Bergmann, «Europe Needs a Paradigm Shift in How It Supports Ukraine», Csis, 17/1/2024.
20. «Orbán’s Walkout Was Planned, Macron Says», Politico, 15/12/2023.
21. «Il Parlamento europeo chiede di togliere il diritto di voto all’Ungheria», L’Inkiesta, 19/1/2024.
22. L. Kayali, «Europe’s Trump challenge: Is it ready to fight Vladimir Putin alone?», Politico, 24/1/2024.
23. K. Sengupta, J. Middleton, «Britons face call-up to fight in the armed forces if UK goes to war with Russia, top army chief warns», The Independent, 25/1/2024.
24. M. Smith, «More than a third of under-40s would refuse conscription in the event of a world war», YouGov, 26/1/2024.
25. «Ukraine: military endangering civilians by locating forces in residential areas – new research», Amnesty International Uk, Press Releases, 4/8/2022.
26. «Ukraine’s Black Sea Success provides a Blueprint for Victory», Atlantic Council, 22/1/2024.
27. A. Michta, «Why is the West self-deterring in Ukraine?», Atlantic Council, 13/4/2023.
28. G. Shapps, «Defending Britain from a more dangerous world», gov.uk, 15/1/2024.