Teleki Pal e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale

per Jomalaczka Ferencz
Autore originale del testo: Jomalaczka Ferencz

Il 3 aprile 1941 il conte Teleki Pal, nelle prime ore del mattino, verosimilmente fra le 2 e le 2 e mezza, secondo l’autopsia, si corica a letto e si spara alla testa, con una Browning automatica di grosso calibro. È rincasato poco prima di mezzanotte, nella residenza formale dei Primi Ministri d’Ungheria, presso il Sandor Palace, sulla collina di Buda, il cuore della nazione. L’ultimo ad averlo visto poco prima di mezzanotte è stato il suo ex-allievo e giovane agente del Ministero degli Esteri, Elemer Ujpetery, mentre a trovare il cadavere sarà il personale domestico. Accorrono, informati, i familiari (non la moglie la quale si trova in un sanatorio, resa inferma da gravi insufficienze cardio-polmonari ) e i membri del gabinetto. Il Reggente, ammiraglio Miklos Horthy, viene lasciato circa trenta minuti solo con la salma. “Questo deve aver dato ad Horthy occasione per qualche riflessione dal momento che egli stesso era il destinatario delle due lettere lasciate dal Primo Ministro” .
Una delle due lettere contiene le parole divenute leggendarie:

“Eccellenza,

Noi siamo dei codardi e abbiamo rotto la nostra promessa di eterna amicizia accordata sulla base del Vostro discorso su Mohacs . La nazione sente che abbiamo calpestato il suo onore.”

E ancora:

“Ci siamo messi con dei furfanti dando retta a un sacco di loro bugie. Non sono state commesse colà atrocità contro gli ungheresi, né tantomeno contro i tedeschi! Sarà come rapinare un morto ! Risulteremo la più miserabile fra le nazioni. Non ero d’accordo con Voi . Sono colpevole.”
Pal Teleki

La notizia di una “tragica morte improvvisa” fa subito scalpore nell’opinione pubblica mondiale. Sui giornali la notizia del suicidio fa la sua apparizione soltanto il 4 aprile.
Particolarmente notevole la reazione del britannico “Daily Mail”, proprietà del noto magiarofilo Lord Rothermere, uno dei più accesi difensori internazionali del Revisionismo ungherese (non è certo se per mire alla stessa Corona di Santo Stefano , date anche le sue proprietà laggiù), titola con enfasi: “Teleki Refused to Sabotage Pact”. Sapendo probabilmente dall’Ambasciatore Ungherese a Londra, Gyorgy Barcza, che i tedeschi stanno già premendo al confine jugoslavo (senza attendere la risposta di Budapest) e che il governo di Budapest ha preso l’impegno di “mettere al riparo” i numerosi fratelli residenti in Bacska, Baranja e Medimurje, senza spingersi oltre gli antichi confini della “Grande Ungheria Millenaria” (ed effettivamente mantenne la parola) e rispettando i serbi . L’articolo prosegue con un augurio che avrebbe dovuto attendere la primavera del ‘42 : “(…) Although an unexpectedly severe attack of mental depression ended a noble and industrious life in the service of his country, the policy of which he was the leader and loyal servant will continue unchanged (…)” . Quella tradizione di realpolitik (più certa erede della Duplice Monarchia), fra cauto revisionismo e ricerca di un modus vivendi coi vicini, in politica estera, fra caute aperture liberal-sociali e omaggio alle tradizioni più “cavalleresche” della Duplice Monarchia, in politica interna, iniziata con il decennio post-bellico del moderato anglofilo Bethlen , interrotta con il mussoliniano Gombos (“Gombolini”) (1932-35 ), il degno e vuoto successore più moderato Daranyi (1935-38) e la breve parentesi del cripto-nazista Imrédy (1938-39), chiamato all’inizio come rinomato economista internazionale e uomo di fiducia degli americani, che lascia il passo a sua volta a Teleki, già Primo Ministro per poco nel ’20. Uomo della Società delle Nazioni, pacato revisionista, di un “puerile romanticismo” (a dire di Istvan Bethlen), Teleki è stato anche geografo illustre, professore impacciato nei discorsi parlamentari, ma abilissimo diplomatico, richiamato da Horthy per ridare un assetto moderato e anglofilo al Partito della Vita Ungherese rifondato, di maggioranza, erede del circolo di Bethlen, del quale Teleki ha fatto parte, talvolta criticamente, avendo egli anche fortemente premuto per un sistema sanitario pubblico e una più sostanziosa riforma agraria.
Pare che Lord Winston Churchill abbia detto: “Sarà messa una sedia vuota alla futura conferenza per la pace, in memoria del conte Teleki” , ma farà in tempo a dimenticarsene, liquidandolo in poche righe nella sua colossale opera Nobel “The World War Second”: “Shortly afterwards shot himself. His suicide was a sacrifice to absolve himself and his people from guilt in the German attack against Yugoslavia. It clears his name before history. It could not stop the march of the German armies nor the consequences.”

(Continua….)

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