Usa, il Coronavirus fa strage: la colpa è di un sistema basato sulle disuguaglianze

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

Impressionanti i dati per contea dove spesso si registrano dai 100 ai 200 contagi per 10.000 abitanti e tassi di letalità anche superiori al 10 %. Specie nelle contee più povere ad alta densità di popolazione nera come in Louisiana, Mississippi, Alabama, e di nativi, come in Arizona e New Mexico…. Stupisce come la falce pandemica, pure distribuita a macchia di leopardo nell’immenso paese, restituendo una mappatura di molteplici e vasti focoali, abbia raccolto messi copiose nelle aree ad alta densità antropica (come nell’east coast) cosiccome in quelle più rarefatte se non semidesertiche. I neri, gli ispanici, le minoranze più sfavorite e afflitte da gravi ricorsività epidemiologiche (obesità, diabete, malattie cardio-circolatorie ecc. aggravate dalle carenze igieniche e dall’organizzazione classista della sanità) sono state falcidiate.

Chi conosca l’America interna non può dubitare che i dati ufficiali non siano che la punta dell’iceberg di effetti ben più devastanti. Le rivolte in corso sono la convergenza di più fratture: razziali, sociali ed economiche. L’impatto della disoccupazione è più forte in economie dove
i servizi (con le loro innumerevoli forme di frammentazione e sottoccupazione) hanno un peso rilevante. Con l’aggiunta dell’assenza di ammortizzatori sociali. A differenza di economie più basiche a marcata prevalenza industriale (come la Cina, ma anche come la Germania).

In questo contesto la pandemia rovescia percezioni e comportamenti: la tolleranza alla diseguaglianza dei tempi normali si rovescia nel suo contrario entrando in una spirale violenta. Vendetta e resa dei conti. Del resto la lotta di classe in america è sempre stata caratterizzata da stati di quiete alternati a forme di guerra civile. L’amministrazione Trump, con la sua scelleratezza, ha portato in risalto tutte le fragilità del sistema. Il tentativo di estroflettere le contraddizioni interne sulla scala internazionale è patetica. Il gap a favore della Cina è enorme. Ma perfino l’Europa potrebbe inclinare a suo vantaggio il rapporto concorrenziale con l’alleato d’oltre oceano.

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