A ottant’anni dalle aberranti leggi razziali… così lontano, così vicino

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Adelia Battista

di Adelia Battista – 1 agosto 2018

<Questa sera è già domani> di Lia Levi affronta i temi del nostro tragico passato …

Talvolta si è grati a un autore per averci dato un libro che ci aiuti a “ricordare”, anche se narra di sentimenti dolorosi e di creature travolte dalla Storia, purché la concezione dell’opera e il suo ordito  sollecitino la nostra umanità <è difficile essere umani>, purché sia ricco di personaggi che difficilmente dimenticheremo. “Un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi” direbbe Franz Kafka, per scuotere il nostro presente aggiungo io.

<La letteratura – afferma De Sanctis – ci restituisce la “Storia”, con le piccole “storie” degli uomini, i loro sentimenti, il loro sangue>. L’ha fatto ancora una volta Lia Levi, con il romanzo, Questa sera è già domani, (Premio Strega Giovani 2018) in cui ci narra di una famiglia ebrea durante gli anni delle Leggi Razziali.

La scrittrice ricostruisce l’Italia in cui è cresciuta posando lo sguardo su un tratto decisivo della storia italiana, il 1938, di cui quest’anno ricorrono gli ottant’anni, con le aberranti <Leggi Razziali>, leggi di privazione e di morte, intrecciandolo con la vicenda vera, ma reinventata, di Luciano Tas, suo marito.

In una lunga vita come la sua Lia Levi sta scoprendo la drammatica circolarità degli eventi, quelli di ieri si ripropongono ancora oggi. La storia degli ebrei italiani durante il fascismo ci riporta inesorabilmente al nostro presente, ai temi brucianti dell’emigrazione, dei respingimenti, dell’accoglienza.  Anche allora, nel 1938, trentadue Paesi si riunirono per accogliere gli ebrei in fuga da Germania e Austria, <molte belle parole – scrive Levi – ma in pratica nessuno li vuole. Una sorprendente analogia con il dramma dei rifugiati ai giorni nostri>.

Il libro esce in un contesto sempre più preoccupante, <nel quale l’oblio – sottolinea Daniel Reichel – rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale> il pericolo è che un tragico passato fatto di razzismo, di odio, di persecuzioni, si ripeta. Lia Levi ci avverte: “È come guardare in una provetta dove il mostro sta rinascendo”.

La Letteratura spesso si ritrae davanti al <Male>, alla sua sintesi massima, lo <sterminio>, ma rimane pur sempre la casa di chi non vuole dimenticare, di chi vuole “riparare il Vivente”, <portarlo alla luce – scrive Anna Maria Ortese – alla  bellezza, alla gioia.>

La storia si svolge a Genova, nel 1932, dove vive la famiglia Rimon, insieme al figlio, Alessandro, un bambino che si porta vivace e intelligente, capace a quattro anni di leggere e scrivere. Emilia, sua madre, pensa che il figlio sia un genio venuto a compensarla della sua mediocre e inappagata vita coniugale. Ma a poco a poco Alessandro diventerà come tutti gli altri ragazzi provocando nella madre una profonda rancorosa  delusione.

Alessandro ha la passione per i fumetti, soprattutto, L’avventuroso, e tutte le volte che va all’edicola, Marc, suo padre, intagliatore di diamanti di nazionalità inglese arrivato in Italia  dall’Olanda, gli affiderà il compito di acquistare L’Osservatore Romano, l’unico quotidiano che fa trapelare qualche notizia sulla guerra. Alessandro di tanto in tanto dà una sbirciata alle notizie e comprende, con più lungimiranza di altri, soprattutto, di sua madre, che gli ebrei, e quindi lui stesso e la sua famiglia rischiano la vita.

Da questo momento tutti i personaggi si muoveranno tra dubbi, lacerazioni sentimentali, egoismi. Sarà lo sguardo libero e consapevole di Alessandro, che è soltanto un ragazzo, ma  capace di guardare lontano, a tracciare la strada da intraprendere, con lui, irrinunciabile, una piccola stella di David, ben nascosta, che accompagnerà, tra pericolo e salvezza, i loro  destini.

                                                                                                                                        Adelia Battista

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