Alessandra Ghisleri: L’effetto Toti non incide sul voto come la guerra – «gli italiani sono per la pace, ma quello che pesa nelle elezioni sono sempre le questioni economiche. Si vota in base a quello che ci riguarda in prima persona»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandra Ghisleri
Fonte: La stampa

Alessandra Ghisleri: L’effetto Toti non incide sul voto come la guerra – «gli italiani sono per la pace, ma quello che pesa nelle elezioni sono sempre le questioni economiche. Si vota in base a quello che ci riguarda in prima persona»

L’inchiesta che coinvolge il presidente della Regione Liguria, qualche funzionario e alcuni imprenditori, è un caso complesso che solleva diversi dubbi e riflessioni sul ruolo della politica e della legalità e che, come altre vicende di questo tipo, compromette il rapporto dei cittadini con le istituzioni. Questa situazione riflette meccanicamente una problematica più ampia sulla trasparenza e l’etica nella gestione dei rapporti tra politica e imprenditoria e se le pratiche adottate rispettino realmente l’interesse pubblico o se, al contrario, possano deviare verso comportamenti illeciti e corruttivi.

La possibilità che finanziamenti e favori possano influenzare decisioni pubbliche solleva preoccupazioni significative tra la popolazione sul tema della corruzione e dell’integrità proprio delle Istituzioni. Da un sondaggio realizzato per la trasmissione di Bruno Vespa Porta a Porta, emerge che per un italiano su 2 (51.5%) sono proprio i politici “i burattinai” in un possibile atto di corruzione. Lo pensano tutti gli elettori tranne il target più giovane tra i 18 e i 24 anni (51,0%) i sostenitori di Alleanza Verdi e Sinistra italiana (48.0%) e quelli di Azione (64.0%) che legano il ruolo di regia principalmente agli imprenditori. È interessante osservare che è proprio il target degli imprenditori che in maggioranza (48,0%) si “riconosce” attore primario nel rapporto con la politica.

 

 

Oggi sui fatti della Liguria il 40,9% dei cittadini italiani ancora non sa esprimersi nel merito, mentre per il 44,3% degli intervistati il presidente della regione Liguria Giovanni Toti è già colpevole, il processo mediatico ha già dato la sua sentenza!

Tra l’elettorato della maggioranza e quello di Azione esiste un dubbio importante sulla questione che porta ad una maggiore incertezza sulla valutazione del caso, tuttavia tra le fila del Partito Democratico (71,3%), del Movimento 5 Stelle (74,5%) e di Alleanza Verdi e Sinistra italiana (68,0%) il giudizio di colpevolezza è praticamente plebiscitario.

In generale le persone tendono ad accettare quelle indicazioni che confermano la propria convinzione preesistente – in questo caso traspare nettamente la fede politica- e, ovviamente, se un cittadino ha un’opinione negativa pregressa nei confronti di un politico è anche più probabile che affidi le proprie certezze a scommettere più facilmente sulle accuse piuttosto che sui dubbi di innocenza.

Comunque, il 54,9% degli intervistati approva la scelta della magistratura in merito all’arresto di Giovanni Toti a meno di un mese dalle elezioni europee e comunali dell’8 e 9 giugno, dopo 4 anni di inchiesta. Le aspettative dei cittadini si dividono tra chi è convinto che le indagini in corso e tutto quello che potrebbe emergere non avrà alcun impatto sulle scelte degli elettori alle elezioni dell’8 e 9 giugno prossimo (42,6%) e chi sospetta un impatto importante (39,5%). Tuttavia, l’82,9% del campione elettorale si dice sicuro che la vicenda non abbia alcun influsso sulle proprie intenzioni di voto, solo il 4,5% del campione ha espresso qualche dubbio sulla scelta di partecipare al voto o meno.

Esiste invece un divario tra la percezione delle proprie convinzioni e quelle del prossimo, spesso le persone tendono a credere di essere più informate, razionali o competenti degli altri. Gli individui cercano informazioni che confermano le loro convinzioni e tendono a ignorare quelle che le contraddicono o a “passarci sopra senza approfondire”. Questo rinforza la sicurezza nelle proprie scelte e crea l’impressione che chiunque la pensi diversamente possa facilmente essere “corretto” con le giuste informazioni.

Il finanziamento ai partiti politici è uno di questi temi. Infatti, alcuni cittadini ritengono che i partiti dovrebbero essere finanziati autonomamente attraverso donazioni privati e contributi dei propri membri. Questo modello è visto come un modo per mantenere i partiti più responsabili e in sintonia con le esigenze dei propri sostenitori.

Tuttavia, la percezione che i meccanismi di controllo sul finanziamento pubblico ai partiti non siano sufficientemente trasparenti o rigorosi contribuisce alla contrarietà per il 59,0% del campione intervistato da Euromedia Research preoccupato che i fondi pubblici vengano utilizzati senza adeguati controlli o rendicontazioni. Così, sulla politica la grande maggioranza degli italiani è convinta che la corruzione in politica sia rimasta invariata e che interessi tutto l’arco politico senza esclusioni. Storie di sprechi, abusi e malversazioni nel finanziamento pubblico hanno alimentato negli anni l’opposizione la percezione negativa e il rifiuto del finanziamento pubblico.

Ogni scandalo che coinvolge l’uso improprio di fondi pubblici porta ad accrescere una forte resistenza delle persone all’idea di destinare denaro pubblico per i partiti. E così ci troviamo nell’impasse della contraddizione tra il rifiuto del finanziamento pubblico ai partiti e la necessità di evitare un rapporto “troppo stretto” tra politica e società civile. Un piccolo passo in avanti potrebbe essere ad esempio quello di normare l’attività di lobbying condiviso anche dal 70,0% degli italiani.

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