Anche il Papa rubo’ un bambino: il caso Mortara

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Benedetta Piola Caselli

di Benedetta Piola Caselli – 26 marzo 2018

Anche il Papa rubo’ un bambino, e il caso lo conoscete tutti: il piccolo Edgardo Mortara, di anni 5, fatto rapire da Pio IX . Ma forse non sapete come ando’ a finire.

La storia nasce per lo zelo di una servetta, che battezzo’ un bimbo morente all’insaputa dei genitori ebrei.
(Se vi state chiedendo: e perche’ la servetta, allora, era cristiana? e’ perche’ cosi’ non era obbligata a rispettate lo shabbat, e poteva sgobbare h 24, 7/7, fenomeno comune. Sapevatelo).
Il bimbo non mori’, anzi: guari’; solo che, poco dopo, si ammalo’ suo fratello.

“Toccherebbe battezzarlo, almeno l’anima non gli brucia nell’inferno” disse la piissima vicina;
“No, che tanto con questi non funziona” rispose la servetta diligente (e scettica) “perche’ Dio non si fa imbrogliare. Quell’altro l’ho battezzato e mica e’ morto, me l’ha rimandato indietro che e’ piu’ vivo di prima. E io che a momenti ci rischiavo il posto! Oh, ma acqua in bocca che, se lo sanno, succede un quarantotto”.
La vicina giuro’ sulla testa dell’amatissimo marito che mai e poi mai si sarebbe fatta scappare una parola.
In capo a tre giorni arrivarono le guardie pontificie a prendere il bambino (dell’amatissimo marito non si sa nulla).

Il punto era questo: nessun bimbo cristiano poteva vivere con genitori ebrei i quali, ispo facto, al momento del battesimo perdevano la patria potesta’.
I piccini erano portati in un istituto di carita’ e li’ cresciuti nella fede del signore e nell’odio dei parenti; e, per somma burla, l’istituto di carita’ era mantenuto con le tasse del ghetto.
Correva l’anno 1858.

I coniugi Mortara, dalla disperazione, andarono via di testa, e piantarono su un (giusto) casino.
Edgardo divenne un caso internazionale, tanto che anche Napoleone III scrisse al Papa: “Santita’, ma qui non staremo un pochino esagerando?”.
Cosi’ che il Papa gli rispose: ma che problema c’e’? Rivogliono il bambino? Pronto! Si facciano cristiani, che io glielo rendo immantinente.

In realta’, chi non voleva tornare a casa era proprio il bambino, che aveva trovato un ghiotto rifugio nelle sottane pontificie.
Infatti, nel tempo di tre balocchi e un paio di torte offerte dalle pie donne, Edgardo aveva deciso che vivere in convento era meglio che litigare il pane nella bottega del padre; e, se bisognava dire “viva Gesu'” per mangiare il pranzo, bene, lui l’avrebbe urlato a piu’ non posso.

Il bimbo divenne un caso mediatico, oltre che politico.
Veniva ostentato a destra e manca, come segno dell’amore divino e della naturale conversione a cui tendevano i piccini, se non impediti dalle famiglie.
Edgardino gridava a squarciagola viva la Madonna, viva Gesu’! , e poi tendeva la manina dove il Papa, magnanimo, versava trenta scudi al mese.

I genitori vollero, ed andarono, a visitarlo spesso, tirandosi dietro gli altri otto cenciosi fratelli.
Niente, il bambino era chiaro: lui, di tornare a casa, non ne voleva sapere.
Lui era per la fede in Cristo.
Lui era per il Papa.
Lui parlava al quadro della Madonna ed ambiva a fare miracoli.
Una sindrome da alienazione parentale che levati; oppure una faccia di bronzo da manuale, dato che aveva cinque anni.

Crebbe, Edgardo Mortara, e volle chiamarsi Pio in onore del suo benefattore; e studio’, e prego’ e mangio’, finche’ non arrivarono i piemontesi.
Correva l’anno 1870, giorno 20 di settembre.
Edgardo, anzi Pio, ormai diciassettenne, era quasi pronto per essere consacrato.
Non potendo sopportare quelle orme indiavolate che cercavano di entrare nel Regno di Dio in terra (anzi: che gia’ erano entrate) con lo slancio della sua adolescenza fece una punta ad un crocifisso, pronto ad utilizzarlo come lancia e fare una strage di Bersaglieri.
Si avvento’ con tutte le sue forze contro il primo che vide, con la tunica al vento.
Quello schivo’ il colpo e gli diede un manrovescio, che lo lascio’ rintronato una mezz’ora.
La croce cadde in terra.

“Ma che fai, mentecatto!” si senti apostrofare “ti sei impazzito? non lo sai che qui governa il Re d’ Italia? Levati quella tunica e piantala di fare lo scemo!”
Edgardo, anzi Pio, si guardo’ intorno ed ebbe chiara la visione degli eventi.
Nel regno di Dio in terra, i diavoli con il pennacchio erano da per tutto; alcune donne offrivano da bere e si offrivano, alcuni uomini cercavano di vendere la piu’ varia mercanzia. Ma, per il resto, tutto procedeva ugualissimo.
Cos’era successo? Tutto e niente.
Disse al Bersagliere:
E il Papa? Macche’ Papa!
E i conventi? Via i conventi.
E Gesu? Qui non c’e’ mai stato.
Edgardo, anzi Pio, ci penso’ un attimo, respiro’ a pieni polmoni l’aria nuova, e poi stese la manina.
“Trenta scudi e sono per l’Italia!” grido’ con fervore.
Pio, anzi Edgardo, era pronto al nuovo corso.
Vide la piuma del cappello agitarsi un pochino.
Poi gli rispose un secondo, deciso, manrovescio.

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