di Margherita
L’intervento di Alberto Asor Rosa è stimolante per almeno 2 motivi: la fotografia della realtà attuale e una proposta di organizzazione. Sul primo punto il vecchio professore dice con semplicità quello che sta succedendo: la politica di Renzi e del PD è funzionale al mondo finanziario internazionale e non ha nulla a che vedere con la sinistra, sia dal punto di vista della società (il job act) sia in tema di riforme. Quello che accade è una svolta postdemocratica e autoritaria che non ha nulla a che vedere con la tradizione italiana “democratica” e casomai l’unico riferimento al passato è il partito nazionale fascista.
Chi legge penserà “che esagerazione!!!” ma se si ha la pazienza di leggere i primi documenti del partito fascista e li si confronta con le dichiarazioni della falange renziama si troveranno molti punti in comune e soprattutto il tentativo di rivolgersi al popolo italiano come a una massa informe, incapace di ragionare ma da ” formare” utilizzando odi profondi e a periodi sopiti tra le varie classi medie: piccola borghesia di artigiani e commerciati contro gli statali e i sindacati, i lavoratori precari contro i garantiti, gli invalidi contro i falsi invalidi e tutti insieme contro i lauti stipendi dei gran commis dello stato, che peraltro governano indisturbati ed in appoggio al “nuovo modo di governare”. A ben vedere Renzi cerca furbescamente il consenso del popolo, di un popolo che sta sotto, mentre le decisioni vere sono prese dal mondo economico, finanzieri e industriali, che sono i principali responsabili dall’arretratezza dell’Italia.
Renzi ha gettato ami al corpo del partito PD che aveva una gran voglia di abboccare senza badare troppo al sottile. Così si spiega il ripristino delle feste dell’Unità, una serie di twitter con la sigla “questo è di sinistra”, a partire dalla “concessione” degli 80 euro e l’adesione al PSE. Ma anche in politica estera i volteggi di Renzi, a fronte di proclami altisonanti ad uso interno, ricordano da vicino quelli di Mussolini che di certo era stato in gioventù “più socialista” di Renzi.
A questo progetto Nazional/populista come ci si può contrapporre? Io penso che la proposta di Asor Rosa di partire dal programma “Dieci, dodici punti che spieghino perché si sta insieme, e si sta insieme qui e non altrove” sia una strada percorribile. Alla fine si tratta di fare una cosa che dovrebbe essere semplice “pensare a un programma”, uno strumento capace restituire alle persone la padronanza della propria vita a partire dal lavoro.
Serve pure una organizzazione, occorre scrivere un codice etico e/o uno statuto che deve essere non solo scritto ma rispettato. Occorre soprattutto avere la forza su questo programma di coinvolgere le persone ed in questo caso la “rete” può essere di aiuto. Solo che anche tra di noi c’è troppo astio, conflittualità, c’è l’assoluta necessità di riscoprire il valore della solidarietà e questo dipende solo da noi essere capaci di affrontare i problemi della vita e dare risposte ai bisogni del paese.
Margherita Pavone