Fonte: InfoSannio
Luciano Canfora sotterra Corrado Augias (Video). Vero o esagerato?
Ieri sera mi sono goduto quella mente lucida dello storico Luciano Canfora che si è divertito con Corrado Augias, come il gatto con il topo.
Lo storico che, qualche settimana fa, sconfessò, senza pensarci un secondo, Sergio Mattarella su una sua improvvida dichiarazione storica, è noto per le sue analisi profonde e chiare.
Augias, dichiaratosi sgomento per i giovani che sono totalmente privi di conoscenze sulla storia, politica e attualità, chiede lumi allo storico con questa domanda: “Lei non è sgomento di fronte a questa indifferenza causata dall’ignoranza?”
Ecco la lapidaria risposta: “Sgomento mai, perché come diceva Benedetto Croce, se fosse utile sarei pessimista ma non è utile…La scuola, l’informazione, la tradizione familiare, i partiti politici, sono tutti soggetti che dovrebbero fornire cultura politica a chi si affaccia alla realtà…Allora, le carenze sono nostre e non loro”.
Augias, sperava di trovare uno come lui, pronto a spianare il fucile contro questi somari dei giovani. Difatti, replica deluso: “Ecco, il rimedio o non c’è o è difficilissimo”.
Come dire, ignoranti sono e ignoranti devono rimanere. Ho ragione io.
E lo storico Canfora lo fulmina con una banale frase: “Ma si impara a nuotare mettendosi nell’acqua”.
Da notare l’espressione del professore, come avesse uno scolaretto che non capisce la lezione spiegata con tanta semplicità. E, difatti, Augias, ancor più amareggiato, abbassa gli occhi e non ride più.
Poi comincia una serie di balbettii perché, tra i due, si capisce, c’è l’imbarazzo per non aver risposto come avrebbe voluto il conduttore.
Augias, per riprendersi, dice che spesso va nei licei di Roma (“cioè un livello … alto”, dice lui a chi è stato professore universitario di filologia greca e latina), e trova solo alcuni studenti interessati a quello che dice. Gli altri sonnecchiano e non vedono l’ora di andare via.
E la mannaia di Luciano Canfora cade ancora senza pietà su tanta boria: “Si dice gutta cavat lapidem per cui non c’è che da rimboccarsi le maniche e la prossima volta ce ne saranno qualche d’uno in più. Non credo sia da condannare l’indifferenza ma combatterla”.
Il conduttore, ripetutamente suonato come un pugile sul ring, si mette su un terreno facile: Mussolini ed Hitler. Qui non è possibile prendere altri schiaffi da chi è stato fieramente comunista come lo storico Canfora.
Infatti, la discussione viaggia leggera fino a quando, Corrado Augias non ne dice un’altra delle sue: “Ottant’anni di pace tendono a mettere in secondo piano la libertà (e Canfora si fa cupo), tanti giovani oggi danno per scontato che ci sia la democrazia che ci sia la possibilità di fare questo e quello … Lei condivide che la pace possa indebolire il sentimento della libertà?” (forse Augias voleva portare il professore sul terreno del riarmo in Europa. Si potrebbe aprire la questione dei tanti, come Michele Serra, Augias, Giannini, Gramellini, Carofiglio che sono dalla parte dell’Europa che si deve armare e fare un suo esercito senza alcuna base politica, amministrativa, legale, militare, ma lasciamo perdere).
Il prof. Luciano Canfora, a questo punto capisce che non dovrebbe partire con un gancio destro, visto le risposte precedenti, ha un sussulto di imbarazzo, tant’è che, Augias, implorando pietà, gli dice “La domanda è difficile e anche la risposta. Lei deve essere coraggioso”.
Canfora, allora, la prende da lontano prima di sferrare l’ennesimo colpo.
“Dunque, 1914, i quarant’anni di pace della Belle Époque, alcuni grandi intellettuali erano convinti che si dovesse cancellare questa pigrizia indotta dalla pace … guerra lavat…del mondo (credo che si riferisse a questa “Guerra sola igiene del mondo”) Marinetti…”. Canfora poi ricorda un filologo tedesco che scriveva che la Pax Augusta “di ben 44 anni di pace, era stata la causa della decadenza dell’Impero Romano. Dunque, questa idea della pace nociva serpeggia”. Al sentire questo, Augias, tutto contento fa un gesto di assenzo, finalmente il professore è d’accordo con lui.
Manco per niente!
Canfora, dopo tanto peregrinare nel tempo, si sente libero di rispondere: “Io non la condivido per niente (si spegne il sorriso di Augias che diventa una sindone di dolore), mi viene in mente Ghandi che diceva si scrive sempre la storia della guerra e non si scrive mai la storia della pace che pure ha una sua storia.”
Infine, il discorso va sui nazionalismi e sulla malsana idea di esportare le democrazie altrove dove regnano i “tiranni” e “dittatori”.
Augias pensava di uscirne indenne. È chiaro che le domande seguono un filo logico che si è prefigurato il conduttore senza, però, tenere conto delle risposte del professore.
“E allora, anche l’Iran o la Persia, lo scià o gli ayatollah” dice Augias aprendo il discorso se sono migliori i dittatori messi dagli occidentali o quelli scelti dalle popolazioni locali come, appunto, in Iran.
“Si pone un problema generale alla quale vedo ha difficoltà a rispondere”, prova a replicare Augias, dopo tanto subire.
Canfora: “No, io mi accingevo a farlo e cioè valutare i regimi altrui con le proprie categorie è un errore colossale”, poi spiega che alcuni termini come “autocrazia” sono solo propagandistici, come anche “zar” usato e abusato per Putin, non vuol dire nulla visto che riguarda tutt’altra storia passata. “Quindi aboliamo questa retorica e cerchiamo di capire secondo i nostri principi”.
Augias, deluso: “Insomma, se l’è cavata, diciamo” scuotendo il capo come quando si vuol intendere di no.
Ma io credo che Augias volesse portare il professore su un terreno al quale non ci sono mai arrivati per troppa insufficienza nelle domande poste.
Difatti, Augias sbotta: “No, la mia idea, adesso gliela dico rischiando di essere impiccato …la Libia che è una nazione inventata con Gheddafi tiranno stava insieme. Senza Gheddafi è diventata Libia da una parte, Cirenaica dall’altra, si è spappolata”.
Ecco l’insolito terreno al quale voleva arrivare Augias, insolito per un progressista che si dichiara di sinistra: i nostri boia, messi lì, funzionano, se vengono messi dalle popolazioni locali, invece, non vanno bene.
E sono quelli che avvertono i sensi di colpa del colonialismo!
Canfora: “Ma è un esempio perfetto da manuale. L’Italia non era tanto contenta di attaccare la Libia e cacciare il famoso tiranno. Francia e Inghilterra hanno forzato la mano e mandato all’altro mondo Gheddafi e messo Haftar. Non mi pare un progresso. Per giunta, usare la parola tiranno, diceva Hobbes, tiranno è il sovrano visto dai suoi nemici. Quindi, è una parola anche quella propagandistica, violenta, falsa. Se cominciamo a correggere il lessico, probabilmente correggiamo anche gli errori”.
Augias sorride amaro, scuote la mano mimando il segno di menare e dice: “Lei è terribile, lo so dove arriverebbe questo discorso a Stalin. Ma ci fermiamo”.
Nessuno, tranne Augias, ha capito cosa diavolo centri Stalin.
E Luciano Canfora, che assaporava l’uscita da quell’incubo, sollevato dava l’ultimo Knockout: “Ci fermiamo perché è un capitolo completamente…inesplorato”, per dire in modo elegante che, Stalin, non c’entrava proprio nulla.
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Non so quanti hanno avvertito l’imbarazzo in questa intervista.
Vi era una oceanica differenza tra uno storico e filologo come Luciano Canfora e un giornalista che si è dilettato a fare delle belle ed interessanti trasmissioni, e scritto anche dei bei libri, ma che, evidentemente, vorrebbe darsi una statura culturale che non si avverte nemmeno con il microscopio.
Augias avrà pure fatto i suoi studi, per es., quando Canfora ricordava la battaglia di Azio, lui subito diceva “31 a.C.”, solo per far vedere che sapeva l’argomento.
Ma essere intelligenti è un’altra cosa.
E non bisogna essere eruditi.