Sacrilegi e Benedizioni
Questa notte
il regista dei sogni
si è divertito a mostrarmi
immagini oscene —
ombre in movimento,
frammenti di corpi accesi.
Tu sussurravi parole antiche
in un dialetto dimenticato,
la lingua degli avi —
e il suono, scivolando dalle tue labbra,
mi attraversava come un canto segreto,
bruciante.
Quelle parole,
così sconosciute e pure,
contenevano secoli di desiderio taciuto,
vizi mai osati,
infedeltà mai nate,
una complicità primordiale
che ci univa in un solo battito,
in un’esplosione silenziosa
di gesti e sguardi.
Abbiamo cominciato ad amarci
con la furia di chi si ritrova
in un tempo che non è più tempo,
in uno spazio sospeso.
Intorno,
un paesaggio incantato —
l’inverno disegnava il mondo
con mani leggere,
e nel candore della neve
il tuo grembo divenne fonte viva,
sorgente d’altura,
acqua pura e vertiginosa,
come il primo sorso
dopo il deserto,
come l’ultimo
prima della fine.