Scontro sulle nomine, successo a metà per Di Maio e Salvini

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Andrea Colombo
Fonte: Il Manifesto

di Andrea Colombo – 21 luglio 2018

#Nomine. Il ministro Tria rinuncia al braccio di ferro, cede su Palermo alla Cdp ma si assicura Rivera come direttore generale del Mef.

A guidare la Cassa depositi e prestiti sarà Fabrizio Palermo, direttore finanziario Cdp, non Dario Scannapieco, numero due della Banca europea per gli investimenti, candidato difeso sino a ieri dal ministro dell’Economia ma molto gradito anche da Mario Draghi e dal Quirinale.

L’HANNO SPUNTATA Di Maio e Salvini, ma sarebbe più preciso parlare invece di Giorgetti perché è stato il sottosegretario alla presidenza a sostenere in coppia con il vicepremier a cinque stelle un braccio di ferro con il ministro dell’Economia che ha visto momenti di tensione estrema negli ultimi giorni.

LA SITUAZIONE SI È SBLOCCATA ieri in un vertice, convocato stavolta senza fanfare, tra i tre contendenti e Conte a palazzo Chigi. Tria si è reso conto che insistere avrebbe reso quasi impossibile evitare una crisi dagli esiti imprevedibili.

La parola dimissioni iniziava a risuonare con inquietante frequenza, sia pur per escludere l’infausta eventualità.

Ieri, prima del vertice, aveva assicurato di non aver mai chiesto il passo indietro del titolare di via XX settembre Di Maio, e lo stesso Tria aveva dovuto smentire di aver messo lui le dimissioni sul tavolo delle trattative.

Anche se la nomina formale spetta all’assemblea della Cdp convocata per il 24 luglio, la scelta è definitiva. Tria si è arreso sacrificando Scannapieco e anche il progetto di dividere il vertice di Cdp con un ad e un direttore generale.

IN COMPENSO HA INSISTITO subito dopo, con successo, per ottenere la nomina a direttore generale del Tesoro di Alessandro Rivera, già alla guida della Direzione sistema bancario e finanziario del Mef.

Rivera viene da una postazione nevralgica, quella che si è occupata di Monte Paschi e della liquidazione delle banche venete, e approderà ora a un ruolo fondamentale, quello occupato in passato da Mario Draghi.

PALERMO RAPPRESENTA una scelta interna, dal momento che viene da Cdp. Ha alle spalle dieci anni di Fincantieri ma anche una solida esperienza nelle banche d’affari, Morgan Stanley e poi McKinsey.

Nonostante la scarsa simpatia dei 5S per le banche d’affari, a indicarlo e insistere per sostenerlo a ogni costo sarebbe stato David Casaleggio in persona, non senza qualche dubbio all’interno dello stesso Movimento. La Lega approva. «Palermo mi piace molto sia come città che come ad», applaude Salvini.

IN REALTÀ IL CARROCCIO punta soprattutto a scambiare il semaforo verde per Palermo con la nomina di Giuseppe Bonomi alle Ferrovie e non ha neppure abbandonato l’obiettivo di conquistare, oltre alla presidenza Rai, anche l’ambito Tg1.

Per il resto, per il Carroccio era soprattutto fondamentale evitare che le chiavi della Cdp finissero in mano a un rigorista molto vicino alla Bce come Scannapieco.

La Cassa è senza dubbio una postazione strategica, con partecipazioni essenziali in Poste, Fincantieri, Snam, Italgas, il 5% di Tim, possibile ingresso sia in Alitalia che nell’Ilva. Quel che fa sperare ai 5S, ma anche al Carroccio, di poterla usare negli investimenti pubblici sono anche i 320 mld di risparmi postali in mano alla Cdp. A gelare gli entusiasmi ha provveduto l’ex ministro dell’Economia dell’era Berlusconi, Giulio Tremonti.

Secondo lui il sogno di far leva sulla Cdp per finanziare la spesa senza aumentare il debito, dunque aggirando i divieti europei, è in realtà un miraggio: «Non è la gallina dalle uova d’oro che qualcuno immagina. Non è possibile fare spesa pubblica senza fare debito pubblico».
Se Tremonti ha ragione significa che lo scontro tra i vicepremier e il ministro Tria, evitato di misura ieri, tornerà a incombere dopo agosto, con la legge di bilancio.

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