di Andrea Colli 15 dicembre 2014
Assemblea nazionale del Pd. Maggioranza e minoranza si muovono da separati in casa. L’elezione del presidente della Repubblica, ormai alle porte. Passaggio di basso profilo nell’intervento di Renzi: “Io non sono preoccupato, questo Parlamento sarà nelle condizioni di eleggere il capo dello Stato quando sarà il momento. Non è il momento per evocare paure e minacce”. Ci pensa Berlusconi a metà della riunione del Pd a farlo: “Il Colle è nel Patto del Nazareno”. Apriti cielo. Smentita ufficiale alle telecamere del vicesegretario, Lorenzo Guerini, presente a tutte le riunioni tra Matteo e Silvio. La tecnica è conosciuta. Nel Patto del Nazareno c’è anche l’elezione del Colle, ma deve rimanere segreto. Se uscirà fuori da parte del contraente n.2, lo negheranno a oltranza. E cosi è stato fatto da Guerrini. E però, quello che suona come un altolà da parte del Cavaliere arriva a compromettere un equilibrio delicatissimo: il premier ha bisogno della minoranza, con la quale sta trattando, a partire da Pier Luigi Bersani. La giornata di ieri è uno show, senza showdown . Renzi apre i lavori parlando quasi per un’ora. L’AFFONDO interno arriva alla fine: “Il Pd non starà fermo per i diktat della minoranza.” Ma è un affondo di rito, lo stesso che il segretario replica ormai ad ogni riunione dem. Rimasta sul tavolo anche la pistola carica dei conti delle vecchie segreterie. I dossier sono pronti, ma meglio non scaricare tutte le munizioni subito. E poi, a scoperchiare il vaso di Pandora, non si sa mai cosa si trova. Pippo Civati non ha parlato perché quello che doveva dire l’ha detto a Bologna: ““Io dal Pd non me ne vado con infamia da scissionista, ma c’è un limite e se si vota a marzo con il programma del Jobs act e delle cose che dice, io non mi candido con quella roba lì.” Ha presentato il suo programma di governo del nuovo centrosinistra: il Patto Repubblicano. Il futuro è già iniziato.
