Fonte: The New York Times
Sino a pochi giorni fa, mi sentivo abbastanza ottimista sulle prospettive dell’America. Dal punto di vista economico, abbiamo vissuto un anno di solida crescita e di inflazione in calo e, a esclusione dei repubblicani convinti – che non vedono mai niente di buono, non sentono mai niente di buono e non dicono mai niente di buono quando alla Casa Bianca c’è un democratico – gli americani sembrano ammettere questo miglioramento. Sembrava sempre più probabile che il buonsenso nazionale avrebbe prevalso e che la democrazia sarebbe sopravvissuta.
Come sanno pressoché tutti, ormai, Robert Hur, consulente speciale incaricato di analizzare le accuse a Biden di illecito, è giunto alla conclusione che il presidente non dovrebbe essere incriminato. Il suo rapporto, però, ha inferto anche un colpo, indesiderato e molto poco professionale, alla lucidità mentale del presidente basato, a quanto è dato sapere, sulle difficoltà che Biden incontra quando deve ricordare date precise, difficoltà che nel corso della vita possono sperimentare tutti, a prescindere dall’età. L’ingiustificato trattamento di Biden da parte di Hur è sembrato riecheggiare l’ingiustificato trattamento di Hillary Clinton da parte di James Comey. Hur e Comey sembrano aver assunto entrambi una posizione politica che non rientra nelle loro mansioni. Si tratta di un caso in cui i burocrati vanno al di là di quanto compete loro in modo a dir poco negligente e nel peggiore dei casi malintenzionato.
Sì, è vero, Biden è anziano e sarà ancora più anziano se vincerà, se sarà eletto e se servirà per un secondo mandato. Vorrei che i democratici fossero stati capaci di accordarsi su un successore uno o due anni fa, e che Biden adesso potesse farsi da parte a favore di quel successore senza scatenare una guerra aperta all’interno del suo partito. In ogni caso, fare speculazioni su quello che sarebbe potuto succedere ormai non ha nessuna importanza. Non è successo e Biden sarà il candidato democratico per la presidenza.
È anche vero che per molti elettori l’età del presidente è un problema. Tuttavia, una cosa è la percezione, una cosa è la realtà. Come potrà dirvi chiunque ha avuto modo di chiacchierare direttamente con il presidente negli ultimi tempi (e io l’ho fatto), Biden è in possesso di tutte le sue facoltà mentali, è completamente lucido e ha un’ottima conoscenza dei dettagli. Naturalmente, la maggior parte degli elettori non ha la possibilità di vederlo da vicino, e spetta ai suoi collaboratori occuparsene. Sì, è vero, Biden parla a voce bassa e un po’ lentamente, anche se in parte questo dipende dalla sua battaglia contro la balbuzie che dura da tutta una vita. Tra l’altro, Biden ha anche un eccellente senso dell’umorismo che, secondo me, è importante.
Più importante ancora è che Biden è stato un presidente straordinariamente efficace. Per quattro anni Donald Trump è andato dicendo che da un momento all’altro sarebbe partita un’importante iniziativa a favore delle infrastrutture, tanto che «è la settimana delle infrastrutture!» è diventata una battuta ricorrente. Biden, invece, l’ha fatta approvare. Trump aveva promesso di risuscitare il settore manifatturiero americano, ma non lo ha fatto. Le politiche di Biden a favore di tecnologia e clima – quest’ultima approvata tra enormi difficoltà – hanno prodotto un’impennata degli investimenti nel settore manifatturiero. Il potenziamento dell’Obamacare da lui voluto ha portato la copertura assicurativa sanitaria a milioni di euro. Se me lo chiedeste, vi direi che questi risultati dicono molto di più sulle facoltà del presidente dei suoi fortuiti scivoloni verbali.
Che dire poi del suo avversario, che è più giovane di lui di soli quattro anni? Forse alcune persone sono colpite dal fatto che Trump parla a voce alta e in modo aggressivo. Ma che cosa dice quando parla? Molto spesso i suoi discorsi non sono altro che un’accozzaglia di frasi senza senso, divagazioni piene di affermazioni strampalate, come quella di venerdì scorso secondo cui se a novembre perderà «cambieranno il nome della Pennsylvania». Per non parlare di quando confonde Nikki Haley con Nancy Pelosi e scambia E. Jean Carroll per una delle sue ex mogli.
Come ho scritto sempre la settimana scorsa, i discorsi di Trump mi ricordano l’ultimo terribile anno di mio padre quando, colpito da Alzheimer, ebbe attacchi di incoerenza e di aggressività. E noi dovremmo preoccuparci per le condizioni mentali di Biden?
Nei giorni scorsi, mentre il dibattito nazionale era dominato dalle chiacchiere sull’età di Biden, Donald Trump ha dichiarato che non interverrebbe in difesa dei Paesi membri della Nato “morosi”, qualora la Russia li attaccasse, e anche che potrebbe addirittura incoraggiarla ad aggredirli. Sembra che Trump consideri la Nato poco più di un racket di protezione e che dopo tutto questo tempo non abbia ancora un’idea precisa di come funziona l’alleanza. A proposito: la Lituania – il Paese membro della Nato contro cui Trump ha puntato il dito – ha speso in aiuti all’Ucraina una percentuale del suo Pil molto superiore a quella di qualsiasi altra nazione.
Ripeto: vorrei davvero che le prossime elezioni non fossero una sfida tra due uomini anziani e, in generale, fonte di preoccupazione per la gerontocrazia americana. Che ci piaccia o meno, però, sarà una sfida tra Biden e Trump e per qualche motivo il candidato lucido e ben informato viene bersagliato per la sua età molto più del suo avversario che farnetica ed è contestato sul serio. Come ho detto, fino all’altro giorno mi sentivo abbastanza ottimista. Adesso, invece, sono profondamente preoccupato per il futuro della nostra nazione.
Traduzione di Anna Bissanti
© 2024, The New York Times