Sistema monarchico: la democrazia affidata ai patti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 19 dicembre 2014

L’investitura

Il Senato non sarà più elettivo. Già oggi le Province non lo sono. E così le Aree Metropolitane. La democrazia italiana si affida sempre più a Patti (più o meno segreti), a intese, a colloqui riservati, ad accordi stipulati lontano dai riflettori. Certo, non è un buon rimedio mettere in un cono d’ombra le istituzioni rappresentative e locali in una fase dove il distacco dei cittadini dalla politica è ai massimi limiti. Nemmeno può considerarsi un toccasana portare sino al 50% il numero dei nominati nell’unica Camera elettiva che rimarrà, quella dei Deputati. È esattamente questa la cifra (50%) indicata dalla minoranza PD quale esito del nuovo Italicum, frutto del rinnovato accordo con Berlusconi, quello che prevede 100 capilista bloccati per ogni partito e/o coalizione. Ovvero 100 futuri parlamentari che saranno direttamente nominati dai vertici oligarchici dei partiti (o di quel che ne è rimasto oggi).

Maurizio Migliavacca, senatore PD, dichiara che “gli elettori devono poter scegliere la maggior parte dei loro rappresentanti. Con i collegi o con le preferenze”. La “maggior parte” dice Migliavacca. Non dice “tutti”. Io credo che gli elettori dovrebbero eleggere direttamente (senza passare per i vertici oligarchici) TUTTI i loro rappresentanti, non uno di meno. E invece la situazione nel nostro Paese è talmente deteriorata, che anche toccare quota 70% sarebbe, realisticamente, un risultato accettabile. Si tratterebbe all’incirca di 440 deputati su 630, mentre oggi con l’Italicum 2.0 i nominati potrebbero essere persino la metà. E se pensate che i piccoli partiti, probabilmente, eleggeranno quasi soltanto nominati (non più di un parlamentare per collegio), ciò vi dà l’idea di come il cono d’ombra li tagli integralmente, con le conseguenze immaginabili sul piano degli accordi d’aula o peggio. “La maggior parte”, come sottolinea Migliavacca, mette comunque tristezza.

E invece. Dinanzi al crescente distacco tra cittadini e istituzioni, non sarebbe stato meglio astenersi da una ulteriore ‘verticalizzazione’ del mandato politico, prodotta accrescendo il numero dei deputati che risponderanno, inevitabilmente, ai vertici politici piuttosto che agli elettori? Dinanzi al baratro aperto tra politica e società, non era preferibile gettare ponti invece di sollevare persino quelli levatoi? E non era meglio che i rappresentanti del popolo lo fossero davvero? Ha ragione Gotor a tracciare un limite: “Non accettiamo una visione oligarchica della democrazia, a metà tra il sistema feudale e quello monarchico”. Io, da parte mia, temo che le nebbie si stiano un po’ diradando, e si stia delineando lo pseudo-disegno che dai voti espressi a Chiamparino invece che a Marini, dai franchi tiratori contro Prodi e Bersani, dalla rielezione senza alternative di Napolitano e dall’‪#‎enricostaisereno‬ (con annessi e connessi) portano all’oggi, alla miseria, alle incertezze, alla “mancanza di alternative”, alla “strada obbligata” di oggi. E persino all’investitura formale di un premier, quasi fossimo in una Repubblica Presidenziale o, come dice Gotor, in una specie di sistema monarchico.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.