Fonte: Internazionale
Non c’è vero amore senza il corpo
In Irlanda l’Health service executive, il servizio pubblico che offre assistenza sanitaria negli ospedali e nelle comunità, ha dato alcune indicazioni su come adeguare l’attività sessuale al tempo del coronavirus. Ecco le due raccomandazioni principali: “Valutate la possibilità di sospendere le interazioni fisiche e faccia a faccia, tanto più se di norma vi rivolgete ai siti d’incontri per trovare partner o se siete una lavoratrice o un lavoratore sessuale. Considerate la possibilità di usare i videoappuntamenti, lo scambio di messaggi erotici o le chat…..
Consigli sensati. Che, inoltre, portano a compimento un processo di digitalizzazione progressiva della vita già avviato: secondo le statistiche gli adolescenti oggi passano molto meno tempo a esplorare la sessualità che a socializzare su internet o a sperimentare droghe. Magari fanno pure sesso, ma farlo in uno spazio virtuale (con la pornografia) non è forse più facile, non dà forse un appagamento istantaneo? Ecco perché Euphoria, una nuova serie tv statunitense (che, come dice il trailer, segue le vicende di “un gruppo di studenti delle superiori alle prime armi con droghe, sesso, identità, trauma, social network, amore e amicizia”), è quasi il contrario della rappresentazione della vita dissoluta dei liceali di oggi. Resta estranea al mondo dei giovani e, per questo, è permeata di anacronismo. Sembra piuttosto un esercizio di nostalgia degli adulti per le perversioni di cui erano capaci un tempo i giovani.
Realtà e fantasia
Ma a questo punto dovremmo fare un altro passo avanti: e se il sesso “reale” non fosse mai esistito senza un supplemento virtuale o fantasticato? Di solito la masturbazione viene definita come “farlo con se stessi mentre s’immagina di farlo con un partner”. E se il sesso reale in qualche modo fosse sempre masturbazione in presenza di un partner reale? Cosa voglio dire? In un articolo sul Guardian, Eva Wiseman fa riferimento a un momento preciso di The butterfly effect, il podcast di Jon Ronson che descrive in che modo la pornografia ha sconvolto il mondo di internet. “Sul set di un film porno, a un attore è capitato di perdere l’erezione nel bel mezzo di una scena. Per riottenerla, si è allontanato dalla donna, nuda sotto di lui, ha preso il telefono e si è messo a cercare video su Pornhub. È un segno vagamente apocalittico. C’è del marcio nello stato in cui si trova il sesso”, scrive Wiseman.
Sono d’accordo, ma aggiungerei la lezione della psicoanalisi: quel marcio è costitutivo dell’essenza del sesso. La sessualità umana è perversa, esposta a ribaltamenti sadomasochistici e, soprattutto, alla combinazione di realtà e fantasia. Perfino quando sono da solo con un/una partner, l’interazione (sessuale) s’intreccia in modo inestricabile alle mie fantasie. In altre parole, ogni interazione sessuale si struttura potenzialmente come “masturbazione in presenza di un partner reale”. La carne e il corpo del partner sono un oggetto di scena che mi permette di realizzare le mie fantasie. Non possiamo ridurre questo divario tra la realtà del corpo del partner e l’universo delle fantasie a una distorsione scaturita dal patriarcato o dallo sfruttamento: quel divario c’è fin dal principio. Quindi capisco bene l’attore che per ottenere un’erezione è andato su Pornhub: gli serviva un sostegno fantasmatico. È per la stessa ragione che, durante il sesso, un partner chiede all’altro di continuare a parlare, di dire qualcosa di “sporco”. Anche quando si tiene tra le mani la “cosa stessa” (il corpo nudo di chi amiamo), questa presenza deve essere sempre integrata dalle fantasie espresse a parole.
Certo, con l’attore è andata così perché non era coinvolto in una relazione amorosa con l’attrice. Se fosse stato innamorato, quel corpo sarebbe stato importante per lui, perché nel toccarla ogni gesto avrebbe turbato il nucleo della soggettività della donna. Quando si fa l’amore con qualcuno toccare il corpo è fondamentale. Si dovrebbe ribaltare il luogo comune secondo cui il desiderio sessuale è fisico mentre l’amore è spirituale: l’amore sessuale è più fisico del sesso senza amore.
La pandemia limiterà la sessualità e diffonderà l’amore a distanza dell’amato che non ci faccia toccare? Sicuramente farà aumentare i giochi erotici digitali. Si spera però che l’epidemia ci faccia rivalutare il contatto fisico intimo, che possiamo imparare di nuovo la lezione di Andrej Tarkovskij, per il quale la terra, la materia umida, non si contrappone alla spiritualità ma ne è il mezzo. Nel capolavoro di Tarkovskij Lo specchio, suo padre, Arsenij Tarkovskij, recita dei versi di cui è l’autore: “Senza corpo l’anima si vergogna / come un corpo svestito”. È perverso masturbarsi di fronte a immagini pornografiche, mentre il contatto fisico è il cammino verso lo spirito.
(Traduzione di Valentina Salvati)
-.-.-.-
La filosofia di Zizek: “L’amore è più radicale del sesso. La pornografia? Ridicola”
Sono un vecchio porco romantico“, si definisce così Slavoj Zizek, famoso filosofo sloveno. Quasi in controtendenza invita a concentrarsi sull’amore e non sul sesso: “Ci diamo appuntamento su Tinder o su altri siti di incontri e ci illudiamo e ci illudiamo così di tenere a bada le passioni. È orribile, vogliamo innamorarci senza perdere mai il controllo. Altro che poliamore e sessualità libera, non ci credo. In inglese si usa l’espressione ‘to fall in love’, letteralmente “cadere nell’amore”. Il vero amore è una caduta, uno shock totale. E invece, complice la rete, stiamo ritornando per altre vie a una sorta di matrimoni combinati, programmati in modo quasi scientifico”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano La Repubblica.
L’elogio dell’amore in un senso più ampio, o folle che sia, continua: “In realtà l’amore è molto più radicale del sesso. Il sesso può essere brutale, pragmatico, una risposta ai nostri bisogni immediati. L’amore ha invece un aspetto sublime, totale. Per questo quando amiamo accettiamo tutto, anche i difetti del partner. Perché non è una semplice prestazione. Continuo a pensare che il sesso unito all’amore sia un’ esperienza molto più intensa di quando è fine a sé stesso.”
Zizek nel corso della chiacchierata non risparmia la pornografia che aveva già definito ridicola: “Se sei ninfomane o ossessionato dal sesso, la cura migliore è vedere film hard-core. Sono così deprimenti. (…) C’è una storiella che può descrivere bene il sesso ideale nella nostra epoca. Un uomo e una donna flirtano. Si danno un appuntamento, lui arriva nel suo appartamento con una vagina di gomma e lei lo aspetta con un vibratore di plastica. Non si toccano, attaccano i loro attrezzi meccanici a una spina elettrica e li osservano copulare mentre loro intanto prendono il tè parlando d’altro, magari di filosofia, di Hegel.
-.-.-.-
Roberto D’Agostino per VanityFair.it
La nostra storia potrebbe benissimo incorniciare a mo’ di distico una frase del filosofo Umberto Galimberti: “Il sesso non è una relazione io-tu. E’ una relazione tra l’io e la mia follia. Un modo di conoscere il mio immaginario”. Massì, non c’è niente di meno naturale del sesso. Non c’è niente di meno spontaneo nei desideri umani. I nostri desideri sono artificiali.
È solo nella finzione cinematografica che otteniamo quella dimensione cruciale che non siamo pronti ad affrontare nella nostra realtà. E’ l’assunto di un dissacrante e provocatorio documentario, “Guida perversa al cinema” (Prime video) dello sloveno Slavoj Zizek, il filosofo più mediatico, energico e in alcuni casi stravagante dell’intero panorama occidentale, che esplora il mondo del cinema utilizzando il metodo della psicoanalisi.
Pellicole cult come ‘’Gli Uccelli’’ (1963) e “La donna che visse due volte” (1958) di Alfred Hitchcock, “Persona” di Ingmar Bergman, “Mulholland drive” e “Strade perdute” di David Lynch, insieme a molti altri film, sono sottoposti ad un’analisi spietata volta a dimostrare che “il cinema è l’arte perversa per eccellenza: non ti dà quello che desideri, ti insegna a desiderare”.
NAOMI WATTS LAURA HARRING MULHOLLAND DRIVE
Ad esempio, ciò di cui parla veramente il capolavoro del 1966 di Bergman, “Persona”, il punto focale è l’enigma del desiderio femminile. E la conseguente diversità da quello maschile. Troppo spesso, sostiene Zizek, il sesso per gli uomini, da un punto di vista fallocentrico, non è sesso con una donna ma con la nostra fantasia. E quando scoprono di aver sbagliato l’identificazione della donna con le proprie fantasticherie, l’amore può sgonfiarsi rapidamente come un soufflé.
‘’Nella sessualità’’, sostiene Slavoj Zizek, ‘’non siamo mai solo io e il mio partner. Deve esserci sempre qualche elemento fantastico. Deve esserci un terzo elemento immaginario che mi renda possibile, che mi permetta, di impegnarmi nella sessualità’’. Insomma, quando l’uomo fa l’amore interagisce, la donna lo eccita solo se si inserisce nella cornice del suo immaginario, ridotta a un “oggetto masturbatorio”.
Per la donna ovviamente è diverso. Il vero piacere sta tutto nel modo in cui il sesso è descritto dalle parole. ‘’Certo, alle donne piace fare sesso’’, precisa Zizek, “ma mentre lo fanno già mettono in atto o incorporano una distanza narrativa, osservando se stesse e narrativizzando l’atto di seduzione”.
Il filosofo conclude che la sessualità, sebbene sembri una questione di corpi, in realtà non riguarda loro, ma l’esperienza di fantasia da un lato per gli uomini e l’erotico della parola per le donne (e anche la sua base nella fantasia). Dopo tutto, il sesso è una strana connessione tra realtà e fantasia la cui espressione esagerata è la pornografia.
-.-.-.-