Auguri a Tobia e pure a te, madre sconosciuta

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1828

di Lucia Del Grosso – 28 febbraio 2016

Benvenuto piccolo. Comunque tu sia venuto al mondo, benvenuto. E tanti auguri anche ai tuoi due papà.

Ho letto gli insulti che hanno ricevuto sui social e ne sono sinceramente dispiaciuta, per loro, ma anche per te, che sei appena venuto al mondo e già sei al centro di polemiche e cattiverie. E non è un bel modo di incominciare la vita. Non lo meriti tu e non lo meritano neanche loro che, per quanto, come ti dirò, abbiano operato una scelta che non condivido, stanno subendo un ingiusto linciaggio.

Conoscevo un prete che un giorno mi disse: “Vedi, il sacrificio che offro al Signore e che mi dà grande pena non è quello di non potere fare l’amore, ma è quello di non potere essere padre”.

Perciò il desiderio dei tuoi genitori merita rispetto, al di là delle opinioni sulla maternità surrogata.

E da sempre chi non poteva avere figli ha fatto ricorso ad uteri in affitto, anche la Bibbia documenta questa pratica: Sara e Abramo si servirono di Agar per avere un figlio. Ma Agar era una serva e il diritto alle genitorialità valeva solo per chi era abbastanza potente da poter disporre del grembo di una ragazza in salute.

Mi dicono che ora non è più così, o almeno non è sempre così, e che ci sono donne che volontariamente mettono a disposizione la loro capacità di generare, di compiere quel miracolo che noi donne ripetiamo da sempre di dare alla luce una nuova vita.

Eggià, è un miracolo, ma dicono che dovrebbe essere fruibile facendoselo donare o comprandolo.

E siccome sappiamo come gira il mondo nella stragrande maggioranza dei casi sarà un miracolo a pagamento compiuto da donne indigenti. O in qualche caso no, non proprio povere, ma che comunque ne ricevono reddito.

Donne consenzienti che per nove mesi portano un bimbo dentro di sé, lo sentono scalciare, riconoscono la testina o una manina quando preme e poi volontariamente rinunciano a lui, accettano di non vederlo mai più.

Sarà anche questa libertà, ma io ripenso al prete che volontariamente ha rinunciato alla paternità, ma quanto era pesante quel fardello.

E anche quando non si tratta di rapina ai danni di un’affamata del terzo mondo penso che si tratti di alienazione, ma in senso ancora più radicale dell’alienazione intesa da Marx, perché in questo caso opera una deprivazione ancora più devastante: si strappa ad una donna non il prodotto del suo lavoro, un oggetto materiale o immateriale, ma il prodigio della maternità, una manifestazione del sacro che alita su questa terra e che anche noi atei riconosciamo.

Il capolavoro del capitale, che dopo avere alienato il lavoro si spinge anche in sfere che gli dovrebbero essere interdette.

Perciò facciamo auguri di cuore a Tobia, a Vendola e al suo compagno, ma nessuno ha fatto gli auguri alla sua mamma, per lei nessun fiocco azzurro sulla porta, né fiori, né le visite delle amiche.

Auguri, signora sconosciuta.

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