Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I tempi del PD non sono i tempi della crisi mondiale, e nemmeno di quella italiana.
“Rifondare il PD è più complicato che costruire Roma”. Lo ha detto Andrea Orlando ieri al ‘manifesto’. Immagino che intendesse dire che serve un lavoro paziente, di lunga lena, senza strappi esagerati (non sia mai!). Tant’è che “se si fa di ogni passaggio elettorale l’ultima spiaggia non si costruisce niente” spiega lo stesso Orlando. Quella frase, tuttavia, e forse di più, mostra non la solo la necessità di quella rifondazione, ma pure la tragica difficoltà di rifondare il PD in tempi congrui, che non vuol dire “in fretta”, ma compatibili con la scansione della crisi. Perché è questo il punto focale: il PD non fa corsa a sé, la società italiana, il mondo in generale, non rallentano i processi in attesa che a sinistra si diano una svegliata e si dimostrino adeguati alle esigenze di chi la crisi la subisce per intero e senza sconti (spesso morendo ammazzato, intrappolati in una striscia di terra).
Oggi, sullo stesso ‘manifesto’, Francesco Strazzari dà l’allarme e segnala la velocità con cui nel mondo si vada verso un conflitto sempre più esteso, e come le economie perseguano testarde un “keynesismo bellico”, centrando sempre più i bilanci pubblici sulle spese militari (+30% rispetto al 2019). Un “bellicismo” che è dilagato anche a sinistra (checché ne dica Orlando) e che spinge verso soluzioni dei conflitti sempre meno diplomatiche e sempre più armate.
È così che il mondo sta cambiando, in questo modo tragico e sanguinoso, che è sotto gli occhi di tutti. Ed è rispetto a questo cambiamento che il PD deve darsi un timing e sintonizzarsi, non calcolando i tempi sulla base dei propri equilibri politici interni. Il salto di qualità della sinistra può avvenire solo se il riferimento urgente diventa il dilagare bellicistico, non gli umori di questo o quello, non Bonaccini che riunisce i suoi, non il rancore di risulta verso Conte, che si vorrebbe docile come un micione, non le sottigliezze politico-diplomatiche tutte interne al corpaccione piddino (anzi, alla sua scarna silhouette).
Se continua così non saranno il CO2, né la plastica, né il clima a sconfiggere la Terra. Basterà che i tempi dell’agire politico continuino a conformarsi solo a se stessi, autoriferiti, per vedere segnate le sorti dell’umanità in termini inderogabili. Il punto vero dunque è: se il PD non sa rifondarsi nei modi e secondo le urgenze che la storia esige, e quindi corrispondere a pieno a esigenze, bisogni e drammi in scadenza, a che serve allora questo partito, e qual è il suo ruolo? Possibile che ci siano voluti due anni di guerra ucraina per capire che la linea di partito era sbagliata? Possibile che ci siano frammenti riformisti del PD che vedano la strage di inermi nella Striscia solo dal lato di Israele, ciechi e sordi al sangue di Gaza? Questo è il punto per una sinistra non bellicista, guai a tergiversare.