Il Presidente e il cesaricchio (Napolitano e Renzi)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1210

di Lucia Del Grosso – 21 dicembre 2014

In passato ho preso molte volte le difese di Napolitano. Le ho prese nei confronti di quelli che lo spintonavano a non firmare le leggi sgradite in nome di una presunta incostituzionalità, dimenticando che nessuna legge è incostituzionale finché non lo dichiari chi è competente secondo la Costituzione, cioè la Corte Costituzionale.

Tanto tuonò che piovve e ora gli strattonatori finalmente hanno ottenuto quello che volevano a loro insaputa (in Italia nessuno sa mai niente): un Presidente che dà direttive sull’applicazione di mezza Costituzione: dalla libertà di associazione a quella sindacale, ai rapporti tra governo e Parlamento. Forse sarebbe stato meglio che gli spintonatori avessero riflettuto sul concetto di eterogenesi dei fini prima che ogni legge si posasse sulla scrivania di Napolitano.

Ma questo non esime Napolitano da responsabilità. Perché mentre era in corso lo schiamazzo non-firmare-qui-non-firmare-qua il Presidente apparentemente si atteneva al suo ruolo di arbitro non ingerente, in realtà guidava tutto il percorso politico che ci ha condotti fin qui: da Monti a Renzi. E i tiratori di giacche si scatenavano sulle leggi senza riflettere che mentre le leggi così come si approvano si possono modificare o abrogare, invece una volta che ci si è infilati in un processo politico è un po’ più difficile far rientrare il classico dentifricio nel classico tubetto.

Ma perché Napolitano ha spremuto il dentifricio dal tubetto? Solo lui e forse il cielo possono sapere cosa si è agitato nella sua mente e nella sua coscienza, noi possiamo solo azzardare ipotesi e quella che azzardo io è avvilente.

Penso che Napolitano si sia visto in un deserto politico ed intellettuale, un Paese-asilo infantile dove non circola nemmeno un neurone né tra le classi dirigenti, né tra i cittadini popolo. Il classico vizio della politica che pratica il riformismo senza popolo perché non è in grado di costruire una “connessione sentimentale” (cit.) con il popolo.

E invece di intelletto ed energia ce n’è sempre in un popolo, se si ha la volontà di mobilitarli.

Ma questo Napolitano non l’ha creduto e non lo crede, per cui la sua fissa è stata mettere ordine nel caos per presentare un’immagine stabile del Paese in Europa. Quale ordine e stabilità? Quelli conformi ai processi europei, ovvio.

E Renzi, che il Presidente sostiene nelle sue esternazioni, anche se non credo con viva e vibrante soddisfazione? E’ pasticcione più degli altri e lo fa cadere dalla sedia quando gli propone una sconosciuta trentenne come Ministro degli Esteri e lo fa sudare per avere in quel ruolo almeno Gentiloni, ma la “criatura” (il ragazzo, per i non partenopei) ha abbastanza faccia tosta e pelo sullo stomaco per far tacere le opposizioni, il cui frastuono disturba i sogni di ordine del Colle.

Ha così faccia tosta e pelo sullo stomaco da dare del marchettaro al suo stesso governo che rifila emendamenti che poi lui di notte cancella. Mi viene la tentazione di chiedere a Napolitano se è questa la stabilità che aveva in mente e se non è stato sfiorato dal dubbio del fallimento della sua missione. Ammesso che prenda in considerazione la mia domanda, probabilmente mi risponderebbe: “Ma certo che no! Però il caos italiano aveva bisogno di un cesaricchio (per chi conosce qualche rudimento del pensiero di Gramsci) per soffocare lo scontro politico, istituzionale e sociale che blocca e mette sottosopra l’Italia. Renzi è il cesaricchio che ci possiamo permettere, più di questo non ho potuto fare con questo materiale scadente”.

Il riformismo senza popolo assolve sempre se stesso.

renzi-e-napolitano

Anna Maria Daniele: Condivido la tesi e l’ipotesi di Lucia Delgrosso
“….Penso che Napolitano si sia visto in un deserto politico ed intellettuale, un Paese-asilo infantile dove non circola nemmeno un neurone né tra le classi dirigenti, né tra i cittadini popolo. Il classico vizio della politica che pratica il riformismo senza popolo perché non è in grado di costruire una “connessione sentimentale” (cit.) con il popolo.

E invece di intelletto ed energia ce n’è sempre in un popolo, se si ha la volontà di mobilitarli.

Ma questo Napolitano non l’ha creduto e non lo crede, per cui la sua fissa è stata mettere ordine nel caos per presentare un’immagine stabile del Paese in Europa. Quale ordine e stabilità? Quelli conformi ai processi europei, ovvio.

E Renzi, che il Presidente sostiene nelle sue esternazioni, anche se non credo con viva e vibrante soddisfazione? E’ pasticcione più degli altri e lo fa cadere dalla sedia quando gli propone una sconosciuta trentenne come Ministro degli Esteri e lo fa sudare per avere in quel ruolo almeno Gentiloni, ma la “criatura” (il ragazzo, per i non partenopei) ha abbastanza faccia tosta e pelo sullo stomaco per far tacere le opposizioni, il cui frastuono disturba i sogni di ordine del Colle….” – Anna Maria Daniele

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

1 commento

Andrea Mascetti 1 Gennaio 2015 - 10:36

Ho sempre pensato al n.1 come una persona subdola,anche quando era nel PCI ,Da quando e’ li le capacità di intrigo si sono sviluppate ma non tanto raffinate.Se stiamo come stiamo certo e’ soprattutto perché ci sono in campo Renzi , Bersani,Monti,Letta ,Di Pietro,Bossi e il Magnifico Berlusconi,non dimentichiamo i timonieri (grandi dirigenti).Quale piu fertile terreno poteva trovare!!!Buon anno.

Rispondi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.