LE ABITUDINI E I DEBITI

per Filoteo Nicolini

LE ABITUDINI E I DEBITI

Il costume ci abitua a tutto: più degli ideali e delle massime, per condurre la vita ci serviamo delle abitudini. Partiamo da questa osservazione proseguendo il tema del dimenticare cosciente*.  In quello studio si dice che c’è una parte di noi sopra sensibile che “cammina” veloce come la lancetta dei minuti, rispetto ad una altra parte, anche essa sopra sensibile, che si muove con la lentezza con cui si spostano le lancette delle ore. Le passioni sono come meteore e tempeste che possono agitarci in un batter d’occhio, mentre le abitudini permangono, sono poco modificabili e possono divenire una corruzione dell’anima, agendo da freno per i cambiamenti e dotandoci di inerzia spirituale. Si accennava al fatto che l’Io mediante l’educazione può dominare eccitazioni ed esaltazioni, ritrovare l’equilibrio, accettare il piacere e dispiacere che pur accompagnano le esperienze che la vita ci riserva. Invece il temperamento e le inclinazioni persistono e divengono istinto vivente incarnato, quella ingessatura che ci segue come una seconda natura.

Per tante persone la vita non è altro che un tessuto di abitudini protratte. Aggiungo che è proprio delle abitudini il permanere anche quando vengono a mancare le circostanze che le hanno fatte nascere. Ogni cambiamento, anche desiderato intensamente, trae con sé malinconia e resistenza, perché si lascia qualcosa di noi, e si sa che bisogna morire a una vita per entrare in un’altra. L’abitudine può divenire una nostra seconda natura che resiste ostacolando l’evoluzione individuale e collettiva. Dicevamo anche che si possono notare i legami di ogni individuo con l’epoca in cui vive, con la nazione, con la famiglia, attraverso le abitudini. A titolo di esempio fondamentale, il pensiero materialistico e legato alle esperienze sensoriali è divenuto una nostra seconda natura già dalla metà del secolo XIX. È il nostro ambito familiare e ci sembra di non potercene disfare. Va anche detto che ci sono gradi e livelli di abitudini, tra ripetizioni di gesti e ricorrenze di pensieri, tra abiti di alimentazione e pregiudizi concettuali.

Insomma, le abitudini sono un fardello che trasciniamo con noi con il quale ci spianino la strada nella vita quotidiana comune, fari che abbiamo eretto a forza di ripetizioni ed assuefazioni. Ognuno potrà indagare gli automatismi e le consuetudini che lo accompagnano e farne un primo sommario esame, trovarne le origini e le dipendenze. È il primo passo per l’auto conoscenza, che si presenta spesso come un salto nel buio.

Certamente parlare di timore ed anche di paura per la conoscenza spirituale può essere giudicato insensato o fantasioso, ma è così. Si dirà: ma come è mai possibile che in questa epoca ci sia paura per la conoscenza, in una epoca di meravigliose conquiste nella ricerca e nella tecnologia? Le persone oggi credono senza ombra di dubbio di trovarsi con i loro poteri di cognizione nelle condizioni di poter comprendere tutto. È appunto una delle più inveterate abitudini di pensiero quella di ritenersi già edotti e sapienti.

In un certo senso, dal punto di vista spirituale sono un debito per la nostra incarnazione. Già si è detto che le abitudini  possono divenire una seconda natura che ostacola il nostro sviluppo  a causa degli automatismi intrinsechi, le risposte emozionali stereotipate, il rafforzamento dell’Io inferiore. Ho detto debito perché si tratta a ben vedere di un debilitamento delle potenzialità da sviluppare, quindi  un passivo che sarà necessario colmare.

Affrontare il tema delle abitudini significa, alla luce dello studio anteriore, parlare della nostra anima razionale e della indole, con la quale conserviamo il vissuto, altrimenti transitorio, mediante ricordi, pensieri e rappresentazioni. Il nostro Io preserva il passato e lo porta al presente mediante il corpo eterico. Come detto, siamo anche costituiti dall’anima senziente a cui sono affidate le sensazioni, emozioni e percezioni. Inoltre abbiamo l’impalcatura del corpo fisico come primo membro e più antico dell’entità umana. Siamo infine dotati di una individualità che chiamiamo Io.

Possiamo trovare conferma di tutto ciò se ci riferiamo alla Preghiera fondante della Cristianità, la quale racchiude la profonda saggezza di quei tempi in cui la natura umana quadrupla veniva semplicemente indicata. Nel Padre Nostro le invocazioni relative alla condizione terrestre sono le ultime 4 suppliche riferite ai 4 membri inferiori della natura umana. Che chiediamo per il corpo fisico affinché possa sostenersi nella vita fisica? “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E che chiediamo per ciò che alberghiamo nell’anima razionale e della indole, dove ristagnano le nostre abitudini che agiscono da freno per i cambiamenti e ci caricano di inerzia spirituale? “Perdona i nostri debiti, come noi perdoniamo ai nostri debitori”. Allora a questo punto si capisce l’invocazione “Non abbandonarci alla tentazione” relativa all’anima senziente e quindi alla nostra individualità emozionale e passionale. L’ultima invocazione “Liberaci dal male” vuole riferirsi infine all’Io auto cosciente che è dotato di libero arbitrio e quindi capace di scegliere quale cammino percorrere.

In questo modo vediamo nelle quattro invocazioni il riferimento chiaro ai quattro membri della nostra individualità. Il Padre Nostro ci suggerisce quindi come trovare il cammino corretto per l’evoluzione dei nostri membri soprasensibili. È una semplice meditazione che ci introduce alla scienza spirituale. Non fu capriccio o istinto che portò a redigere la meditazione centrale del Cristianesimo ma la saggezza, perchè non c’è vera orazione che non emani da un sapere superiore. Si tratta dunque di visualizzare i 4 membri attuali della costituzione dell’essere umano. La forza di questa orazione ha accompagnato l’Umanità occidentale da duemila anni nei cuori semplici, ora possiamo cominciare a comprendere la rivelazione lì racchiusa.

FILOTEO NICOLINI

*www.nuovatlantide.org/il-dimenticare-cosciente-è-chiave-del-perdono

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