L’Ucraina per Washington era una causa persa, ora è un’opportunità strategica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: George Friedman
Fonte: Limes

L’Ucraina per Washington era una causa persa, ora è un’opportunità strategica

La guerra ha da subito interessato gli Stati Uniti e la Russia, ma ora è diventata in un certo senso un duello aperto tra i due.

Quando è iniziata la guerra in Ucraina molti, compresi gli Stati Uniti, partivano da una falsa premessa: se la Russia avesse invaso, l’Ucraina sarebbe capitolata e lo avrebbe fatto in fretta.


I russi hanno schierato con poca attenzione le proprie truppe, senza tenere abbastanza in considerazione i contingenti ucraini. Quando hanno visto montare una resistenza contro le proprie forze corazzate e di fanteria, che operavano sostanzialmente senza supporto aereo, hanno riconosciuto che c’era un problema, ma hanno pensato che facesse parte della dinamica degli scontri sul campo. Non che si trattasse di qualcosa che poteva mettere a rischio l’esito dell’intera operazione, dato per scontato.


Condividendo inizialmente questa letturagli Stati Uniti hanno inviato rifornimenti all’Ucraina attraverso la Polonia; una manovra volta a segnalare che Washington appoggiava la resistenza ma non pensava che la Russia corresse dei rischi. Mosca così ha continuato a insistere lungo tre direttrici: dalla Bielorussia a nord, dal Donbas a est e dalla Crimea a sud.


Il risultato è stato un’avanzata caotica, sia a causa della mancanza di coordinamento fra i tre fronti che per l’incapacità di rifornirli tutti contemporaneamente. Il simbolo del fallimento russo è quel convoglio di carri armati lungo 64 chilometri che dalla Bielorussia tentava di avanzare verso sud, alla volta di Kiev.


Ciò che è più impressionante, e che probabilmente sarà oggetto di studio per gli storici militari degli anni a venire, è che la resistenza ucraina non solo non è venuta meno, ma in alcuni casi si è addirittura rafforzata. Questo ha spinto sia gli americani che i russi a riconsiderare il quadro: gli ucraini potevano resistere più a lungo del previsto, abbastanza da mettere in imbarazzo i russi, i quali avrebbero così perso quella credibilità di cui continuano ad avere disperato bisogno di fronte a partner come la Cina.


Dal punto di vista americano, l’Ucraina si è così trasformata in un’opportunità strategica, sebbene inizialmente fosse una causa persa, per cui sperare al massimo in una sconfitta dignitosa.


Tale svolta è frutto degli errori commessi dai russi. Washington aveva già compiuto quella che considerava la mossa strategica meno rischiosa, inaugurando una guerra economica contro Mosca e compattando la Nato a sostegno della missione. Ma ciò non spiega i problemi russi sul campo: la logistica in generale, la conseguente incapacità di organizzare una guerra di movimento e la scarsità di fanteria adeguatamente addestrata. Ecco perché, pur avendo rinunciato all’affondo su Kiev dalla Bielorussia, avendo adottato una linea molto più cauta sul Donbas (dove già deteneva un’influenza sostanziale) e avendo intrapreso un attacco verso Odessa da sud, il tempo non era dalla parte di Mosca.


Così la Russia si è decisa a nominare un nuovo comandante che in passato aveva operato Siria, sia nel quadro della guerra convenzionale che in quello degli attacchi alla popolazione civile. La scelta di applicare le stesse tattiche belliche alle aree urbane ha funzionato, ma più lentamente e con maggiori perdite per la fanteria di quante i russi potessero sostenerne. Allora è divenuto chiaro fino a che punto la resistenza ucraina fosse determinata e ben addestrata. Riusciva a incassare le perdite, sostituirle e fare in modo che le sue forze non collassassero. Mentre lo stesso non si poteva dire della Russia.


L’Ucraina era potenzialmente in grado di combattere i russi fino al punto di condurli allo stallo, eventualità che Mosca non poteva permettersi, né militarmente né politicamente. Data la scarsità di riserve dell’esercito russo, si prospettava persino la possibilità che l’Ucraina lo costringesse ad arretrare o a ritirarsi.


A quel punto, la strategia statunitense è cambiata. Durante lo scorso fine settimana, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario della Difesa Lloyd Austin si sono recati apertamente a Kiev, volutamente sprezzanti dei possibili tentativi di disturbo russi, e hanno offerto agli ucraini una massiccia iniezione di armi: droni, artiglieria, radar e tutto il necessario ad armare un esercito moderno. Il fatto che l’arrivo di queste armi attraverso la Polonia richieda del tempo tradisce fiducia nel fatto che i combattimenti continueranno per le settimane o per i mesi necessari alla consegna. Uno sguardo alla varietà di armi fornite fa intuire che gli Stati Uniti vogliono armare una forza capace di passare all’offensiva.


La guerra ha da subito interessato gli Stati Uniti e la Russia, ma ora è diventata in un certo senso un duello aperto tra i due. I russi devono metterci truppe e attrezzature. Gli Stati Uniti stanno inviando attrezzature, ma non truppe. La grande scommessa di Washington è che l’Ucraina riesca a mettere in campo forze più numerose e meglio addestrate, dotate di armi d’avanguardia, mentre parallelamente la Russia faticherà a sostituire le sue perdite. D’altra parte, è molto più semplice per gli Stati Uniti produrre e spedire armi che non per i russi rimpiazzare i suoi soldati morti.


La Russia si trova così in una strettoia. Dati i flussi di armi già annunciati, oltre ai rifornimenti che si può stimare verranno inviati, Mosca deve cercare di portare a termine la guerra entro il prossimo mese, soltanto che ora ha di fronte una resistenza ucraina molto più armata e molto più determinata di prima. I russi non sono riusciti finora nell’intento di spezzarla; la guerra non sembra volgere in loro favore.


La visita di due alti funzionari dell’amministrazione e la pubblicazione dell’elenco di almeno parte delle armi spedite sono mosse volte a lanciare un chiaro segnale a Mosca: non solo non sconfiggerà gli ucraini, ma l’Ucraina potrebbe persino costringere la Russia ad abbandonare il campo.


Naturalmente resta la possibilità che il Cremlino decida di sferrare un attacco su più larga scala, ma per Kiev la strategia più ovvia è resistere, arretrare e poi riarmarsi. Forse gli americani sperano anche che ciò costringa i russi al tavolo dei negoziati. Sarebbe il rischio minore.


Quel che è certo è che i russi, la cui intelligence avrà probabilmente previsto quanto stava per accadere, dovranno fare nuove tare su una guerra che non è mai stata veramente ponderata.


Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022


Articolo originariamente pubblicato su Geopolitical FuturesTraduzione di Agnese Rossi.

 

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