Dedicato a quelli che voto PD ma voto Schulz

per Gian Franco Ferraris

di Beppe Picca da facebook

Renzi, se ho inteso bene, ha già mollato Schulz. Non male come prima mossa da neo-iscritto al Pse. Dice: ma Schulz ha mancato l’obiettivo. Vero, ma anche Junker, pur arrivando primo, non ha maggioranza. Allora è possibile imboccare due strade.
La prima: tenere ferma la candidatura del tedesco, perché è l’unico dei due che possa (e voglia) tentare una correzione di rotta e tenere a bada la banda degli euro-scettici, mostrando di aver capito la lezione e di poter forzare le angustie delle politiche di austherity, grazie alle quali il parlamento europeo si è popolato di destre rancorose e in qualche caso apertamente fasciste. Col gruppo Pse compatto, la trattativa avrebbe in ogni caso una certa consistenza e gli esiti sarebbero tutt’altro che scontati.
La seconda strada: saltare a piè pari, fingendo di non averla vista, la frasetta del trattato di Lisbona che assegna ai governi l’onere di proporre un nome per la presidenza della Commissione “tenendo conto del risultato del voto”, cioé sia delle percentuali che degli attori in campo. Ma frau Angela non è di questo avviso e ha già fatto sapere di preferire una figura terza, linda dalle contaminazioni della lotta elettorale e magari dotata di un rassicurante profilo tecnico. Una soluzione che suonerebbe come uno schiaffo a centinaia di milioni di elettori a cui è stato detto che gli stati non prescinderanno dal loro giudizio.
Scaricando in quattro e quattr’otto il “compagno di partito” Schulz, senza neanche attendere la riunione del gruppo PSE per dare l’annuncio, Renzi la sua scelta l’ha già fatta: sta con la signora Merkel. Ora, comunque la si pensi su di lui, è difficile negare che questa prima mossa europea ricordi in modo impressionante, per velocità ed eccesso di “realismo”, il comunicato col quale, pochi minuti dopo il mancato quorum di Prodi per il Quirinale, l’allora minoritario Giovane Leader asfaltò ogni residua chance del “padre fondatore” del partito.
Perché lo fa? Per tre ragioni, due delle quali difficilmente contestabili. Una è la convinzione di poter giocare, in forza del suo 41%, il ruolo di interlocutore privilegiato della cancelliera, assicurandole immediatamente che avrà in lui un alleato meritevole di concessioni significative. L’altra: che la prima di queste concessioni potrebbe essere addirittura la presidenza della Commissione UE, magari a Enrico Letta, o più credibilmente, in subordine, un commissariato di peso su materie di ordine economico-finanziario (perché no, allo stesso Letta). Dubito che Renzi sia fortemente interessato agli esteri, ergo a D’Alema. D’altra parte, se ben ricordo, ha già detto e ripetuto che quell’incarico, per quanto prestigioso, non è prioritario per l’interesse nazionale. Se lo dice lui…
La terza ragione, che cito per ultima perché presumo che risulti ad alcuni difficilmente accettabile, è che Renzi sta duplicando a livello europeo un atteggiamento, a mio avviso, del tutto evidente nella sua linea di comportamento nazionale. Cioé l’insofferenza se non l’indifferenza per il partito, la figura partito in quanto tale, con tutto ciò che essa implica nel bene e nel male, a cominciare dal requisito minimo di un po’ di ordine, di disciplina, di senso dell’appartenenza.
L’impressione è che voglia muoversi a livello europeo come in casa nostra, non so con quale consapevolezza della diversità dei due scacchieri. Il benservito a Schulz equivale a una rottura col Pse, o quanto meno a un mancato ingresso nel gruppo. Forse Renzi crede che l’Europa sia un circo come la politica italiana, ma non è così e c’è solo da sperare che a pagarne il prezzo, al di là della sua immagine, non siamo tutti noi.
Infine un pensierino per i compagni che voto-Pd-ma-in-realtà-voto-Schulz-e-frego-Renzi-con-le-preferenze-cuperliane. Erano ingenuità prima, adesso sono fesserie. Mi dispiace per i loro mal di pancia, temo siano destinati a durare a lungo. E non c’è Malox che tenga, se si è del PDR.

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