Il contrappasso del coronavirus

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Il contrappasso del coronavirus

Chi la fa l’aspetti. Dopo aver gridato agli ‘untori’, riferendoci ai cinesi, e prima ancora avere urlato agli ‘appestati’, ossia ai neri che sbarcano dai gommoni, ora la frittata si è ribaltata. E siamo noi, gli italiani, a essere indesiderati all’estero. Di chi è la colpa? Sempre la nostra. Che abbiamo fatto credere che il coronavirus fosse la peste bubbonica, che abbiamo fatto tamponi di massa anche laddove non c’era sintomatologia, che abbiamo fatto allarmismo mediatico solo per qualche spettatore in più, rispondendo alla crisi della informazione con la crisi della informazione. Avendo ingenerato la psicosi, ora ce ne toccano le conseguenze.

Debbo dire che, mentre il governo pur avendo commesso qualche errore di inesperienza ha fatto il suo dovere, l’informazione ha davvero esagerato, provocando un disagio diffuso a fronte di notizie che avrebbero dovuto invece rassicurare (focolai contenuti, bassa mortalità e, nella stragrande maggioranza dei casi una tenue sintomatologia). Mai come in questo caso la differenza tra la cosa stessa e le notizie propalate è stata così abissale, mai come in questo caso, in spregio al buon senso, si è fatto strame della decenza, raccontando un Paese irreale, appestato, psicotico. Un modo di fare che, alla fine, una devastazione l’ha pur provocata.

Per il resto la scena è stracolma di sciacalli e di chi si è fatto qualche conto personale. C’è stato chi ha rosicato perché il coronavirus gli ha tolto le home page e le aperture di tg (e sapete a chi mi riferisco), c’è chi ha speculato anche ideologicamente sull’emergenza, chi ha scritto libri promuovendoli cinicamente sullo sfondo di una narrazione catastrofista (e anche qui sapete a chi mi riferisco), chi conteggiava i click e le impennate di tiratura, chi faceva borsa nera sui farmaci, chi si preparava a vendere il futuro vaccino agli ospedali drenando verso di sé risorse pubbliche. Insomma, niente di nuovo.

Ora, vedrete, nel giro di pochi giorni il coronavirus retrocederà nelle pagine centrali, i corrispondenti smonteranno le attrezzature e porteranno via i furgoni, l’epidemia verrà derubricata a influenza, e tornerà a galla Renzi, si parlerà di Giorgetti e del presunto ‘governo istituzionale’, della cui esistenza nessuno sente la necessità, il cui appellativo è tanto per dare un nome qualsivoglia al bramato accordo Renzi-Salvini e non farlo sembrare tale. Dopo lo strame dell’allarmismo, ecco il ritorno della peggiore politica: come due tappe di uno stesso giro d’Italia, quello che dovrebbe riportare la destra-destra (secondo loro) a Palazzo Chigi. Spero che noi, la sinistra, si abbia ora la forza di darci un partito, di riportare la bella politica al primo posto, di rilanciare le istituzioni e la democrazia, e di avere il coraggio di ribattere senza scrupoli di sorta. Come si dice: a brigante, brigante e mezzo.

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