La ricerca letteraria di oggi 28 luglio: La Grande Guerra

per mafalda conti
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Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è stata preannunciata quando un irredentista bosniaco, Gavrilo Princip, attentò alla vita dell’arciduca d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e della moglie, che si erano recati in visita a Sarajevo in occasione di una parata militare. Durante questo attentato i due consorti morirono.
La situazione si fece incandescente e l’Austria-Ungheria chiese di svolgere delle indagini accurate in territorio serbo, dando quindi alla Serbia un ultimatum.
Di fronte al rifiuto della Serbia per delle indagini in territorio nazionale, il 28 luglio 1914 l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, avendo l’appoggio -nel corso del conflitto- della Germania. Si affermarono due alleanze che segnarono le sorti del conflitto: la Triplice Alleanza tra Austria, Germania e Italia e la Triplice intesa tra Francia, Gran Bretagna e Russia. La Prima Guerra Mondiale terminò nel 1918 con i trattati di pace.

Il totale delle perdite causate dal conflitto si può stimare a più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cifra che fa della “Grande Guerra” uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.

Portatrici carniche: il valoroso coraggio e determinazione delle donne ai tempi della grande guerra

Portatrici carniche e soldato italiano, notare la diversa età delle portatrici, che poteva andare dai 12 fino ai 60 anni e passa anni.
Tra agosto 1915 e settembre 1917 donne residenti nei villaggi confinanti con l’Austria, che conoscevano bene il terreno, furono reclutate come ausiliarie dall’Esercito italiano per trasportare sulle spalle viveri, medicine, attrezzi e munizioni ai soldati che difendevano il confine. Sulle montagne erano stanziati circa 10-12.000 Soldati, ma non c’erano strade tra le montagne e le valli dove si trovano i rifornimenti.
Un migliaio di donne tra i 12 e i 60 anni di età fu quindi reclutato per il trasporto di tutto il necessario. Caricate le gerle pesavano tra i 30 e i 40 chili. Il dislivello tra la valle e la montagna variava tra i 600 e i 1.200 metri. Per ogni viaggio la portatrice guadagnava l’equivalente di 3 euro ed il viaggio durava tutto il giorno. Alcune facevano pure la maglia per strada o durante la sosta! E siccome i mariti erano via a combattere, le donne dovevano pure occuparsi delle mucche e dei figli una volta rientrate.

Ci troviamo quindi in territorio friulano, precisamente nella regione storico-geografica della Carnia, tra l‘agosto 1915 e l‘ottobre 1917. Si tratta di un territorio a ridosso del confine austriaco, militarmente bipartito nei sotto-settori But-Degano e Fella. Una zona strategica sia dal punto di vista del Regio Esercito, come possibile via per conquistare la Carinzia subito al di là del passo di Monte Croce Carnico, sia da quello nemico, come porta principale per l’invasione italiana. Vette contese da entrambi gli schieramenti, che si trovavano asserragliati in trincee scavate nella pietra, quasi completamente isolati dai più vicini centri abitati. Ma un esercito di così grandi dimensioni necessitava di rifornimenti continui: vettovaglie, munizioni, attrezzatura, medicine, e così via; e in zone così impervie, un approvvigionamento giornaliero tramite automezzi era praticamente impossibile. Le uniche vie utilizzabili erano sentieri e mulattiere percorribili esclusivamente a piedi e ciò prevedeva il trasporto di materiali a spalla, da fondo valle, dove erano ubicati magazzini e depositi militari, fino in cima alle Alpi carniche, per permettere alle forniture di raggiungere le prime linee. Per tali trasporti diventava sconveniente impiegare i soldati già schierati sul fronte: ciò avrebbe tolto forza ed efficacia all’esercito belligerante. Per questo motivo il Comando Logistico della Zona Carnia e il Genio decisero di lanciare un appello alla popolazione civile, rimasta sguarnita da uomini e composta prevalentemente da vecchi, bambini e donne. Queste ultime decisero così di assumersi una responsabilità fondamentale. Accolsero l’appello, consapevoli o meno dei pericoli che avrebbero corso, ma desiderose di dare un aiuto concreto ai mariti, parenti, amici arruolati in trincea.

Venne costituito un Corpo di ausiliarie, composto da civili di tutte le età, non arruolate in senso militare, ma distinte da un’autodisciplina esemplare. Non vestivano una divisa, il loro equipaggiamento era scarno, costituito da semplici, quanto fondamentali particolari: una gerla (cesta in vimini intrecciata a forma di cono rovesciato e aperta in alto, con due cinghie di corda per poter essere trasportata), che riempivano di tutto il necessario e che poteva arrivare a pesare oltre 30-40 kg, un braccialetto rosso recante il numero dell’unità militare d’assegnazione e un taccuino su cui venivano annotati i materiali trasportati, i viaggi giornalieri, ecc.
Con tali premesse, per 26 lunghi mesi, le portatrici carniche, questo il nome loro assegnato e con cui vengono ancora oggi ricordate, fecero la spola dai paesi a fondo valle fino in cima ai monti, ad oltre 1000 metri di altezza, giorno dopo giorno, partendo all’alba e rientrando al tramonto. Un collegamento tra depositi e prime linee, tra il mondo civile rimasto ai piedi delle montagne e il mondo della guerra, a decine di metri di dislivello.

Gli animali protagonisti della Grande Guerra.

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