Strage di Jenin, l’appello accorato della Quartapelle.

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Strage di Jenin, l’appello accorato della Quartapelle.
Lia Quartapelle, che ha recentemente tuonato contro Arturo Scotto reo di aver osato non-votare l’invio di armi in Ucraina, quasi mettendolo alla porta del PD non appena rientrato, e che rivendica sempre con passione il valore universale della difesa dei confini ucraini, alla strage di Jenin in Cisgiordania (10 morti), ha dedicato bontà sua questo tweet:
“A un mese dall’insediamento del governo Netanyahu, in Palestina si registra il bilancio più sanguinoso da molti anni: 9 morti, tra cui una anziana e più di 20 feriti.
Al nuovo governo israeliano chiediamo meno estremismo e più volontà e gesti di pace”.
Capite? “Si registra”. Sembra quasi un atto notarile. La Quartapelle chiede meno estremismo e più volontà e gesti di pace, e quasi la immagino con che spirito lo abbia fatto, quasi sbadigliando. Si è tenuta bassa nei toni per non apparire troppo estremista a sua volta. Capiamola. È questione di stile politico. Metti che la confondano coi comunisti!
Siamo seri. Se sulla causa palestinese fosse caduto in aiuti di pace appena il 5% dei 108 miliardi di euro piombati sulla Ucraina sotto forma di aiuti militari, oggi forse i palestinesi sarebbero un popolo rispettato e vivrebbero in pace a casa loro, secondo la formula “due popoli – due stati”, e nessuno andrebbe all’alba a stanarli con esplosivi e razzi anticarro, provocando una strage e la distruzione di quartieri e campi profughi che trasudano povertà e prigionia. Ma la formula è un’altra. Molto semplicemente: “due popoli – due misure”.
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