Articolo Uno: pit stop e false partenze

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Mauro Maggio
Url fonte: http://www.mauromaggio.it/index.php/agora/14-articolo-uno-pit-stop-e-false-partenze

di Mauro Maggio – 9 agosto 2017

In questi giorni una delle notizie più cliccate e più condivise, almeno attenendosi al nostro popolo di riferimento, è stata quella relativa all’intervista al filosofo Jurgen Habermas pubblicata da MicroMega.
“Come è stato possibile giungere ad una situazione nella quale il populismo di destra sottrae alla sinistra i suoi stessi temi”?
In estrema sintesi Habermas ci dice che il populismo cresce perché la Sinistra non è più un punto di riferimento nella lotta contro le disuguaglianze.

Ora, io non penso che Habermas abbia voluto scoprire l’acqua calda, penso piuttosto che abbia semplificato all’osso la questione, sottolineando il venir meno dei fondamentali della Sinistra.
Correrò anche io, pur senza avere la statura del filosofo tedesco, il rischio di ritrovarmi a girare la manopola dell’acqua calda, ma sento di dover dire una cosa che penso e che da un po mi frulla per la testa: oggi come ieri, per essere riconosciuti e per diventare punto di riferimento di categorie sociali meno fortunate è fondamentale compiere scelte nette e radicali.
Mi giungono, a sostegno di questa tesi, alcuni ricordi della mia giovinezza. Nel lontano periodo dei miei vent’anni, anche solo la vaga idea di avvicinarsi alla Politica restando nel limbo di una scelta non compiuta, sia che fosse per incertezza, sia che fosse per mera paraculaggine (pratica di gran moda oggigiorno), era da considerarsi impossibile.
Tutto ti riconduceva, se decidevi di fare Politica, ad una scelta chiara. A scuola, in piazza, all’università. Persino accendendo lo stereo, nel 1992, anno delle stragi mafiose e dell’inizio di tangentopoli, Francesco De Gregori, cantando, ti inchiodava ad una scelta: tu da che parte stai, stai dalla parte di ruba nei supermercati o dalla parte di chi li ha costruiti, rubando?

Articolo Uno è nato per questo motivo.
Per dire in maniera chiara da che parte stiamo, per diventare in maniera netta punto di riferimento nella lotta alle disuguaglianze. Per segnare una discontinuità netta con la deriva centrista (e con pericolosi sbandamenti a destra) di quello che era il principale Partito di centrosinistra in Europa.
Nell’era post ideologica, dove la moda macronista porta tutti a dire che non esistono più differenze tra destra e sinistra, Articolo Uno è nato per fare l’unica cosa a cui la Sinistra è chiamata a fare: ripartire dai bisogni. Costruire luoghi di condivisione di idee e di inclusione dei soggetti che rappresentano quelle categorie sociali.

Ricordo come nel giorno di Pasqua, Rossi, Scotto, Speranza, Laforgia, fossero in giro nei presidi delle fabbriche occupate, mangiando nei piatti di plastica insieme agli operai a rischio licenziamento e lanciare un messaggio netto: noi siamo qui con voi e ci batteremo per risolvere questo problema.

Nei mesi successivi ci siamo incartati. E siamo tornati nella spirale delle polemiche vacue e banali. Il leader, le primarie, le tessere, il sistema elettorale, tizio che abbraccia caio, uno che si offende, l’altro che rinfaccia, i veti, i contro veti, riducendoci al solito film già visto della litigiosità a Sinistra.

Sarà probabilmente colpa di Bersani, dei bersaniani e del loro continuo cincischiare. Sarà probabilmente colpa di Pisapia, di chi lo ha proposto, dei suoi consiglieri politici vittime della sindrome del generale senza esercito.
Sarà che, vivendo ai margini dei “livelli superiori” qualche passaggio ci sfugge.

Ma viviamo la quotidianità della gente comune, quella che lavora e che combatte. La quotidianità di un vasto popolo di centrosinistra che vuole una alternativa, seria e credibile, in cui riconoscersi.
Articolo Uno può darla, ma deve orientare le vele e riprendere il cammino per cui è nato.

Mauro Maggio

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