Canfora: “Dopo il disastro torna qualcosa di sinistra”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Tommaso Rodano
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Intervista a Luciano Canfora di TOMMASO RODANO Il Fatto Quotidiano – 4 dicembre 2017

Lo storico promuove la lista unitaria: “Libertà e uguaglianza sono i due cardini delle società democratiche”

Luciano Canfora è uno dei più importanti storici italiani, e un uomo di sinistra. Professore, ritiene che la lista nata ieri a Roma sia una risposta valida al vuoto della sinistra in Italia?

Non abbiamo altro, quindi va bene.

Non sembra entusiasta.

No, al contrario. Sono soddisfatto. La voterò. Sono convinto che sia una buona idea.

Per quale ragione?

Perché c’è uno spazio abbandonato dal Pd, che ormai è diventato un partito di centro. E quindi farà la sua vita come partito di centro.

Si chiama “Liberi e Uguali”.

Mi pare un nome molto bello. È cavato direttamente dalla Costituzione della Repubblica Francese del 1793. Libertà e uguaglianza sono i due cardini della civiltà moderna, democratica, antioligarchica.

Non pensa che sia un’operazione di apparato, la fusione a freddo di tre piccoli partiti, senza contributi dalla società civile?

Mi sembra una diagnosi prematura, non so su cosa sia basata. Aspetto sempre di conoscere la definizione di questa famosa “società civile”. Anche rispetto a quella “incivile”.

Ci sono D’Alema, Bersani, Vendola. Sono ancora leader credibili?

La domanda in un certo senso mi fa sorridere. Demonizzare alcune persone per spaventare l’elettorato è una vecchia tecnica, semplicemente ridicola. Succede soprattutto con il nome di D’Alema. Ci sono uomini che dedicano la propria vita all’attività politica. A volte vincono, a volte perdono. Onore al merito.

Magari per un elettore giovane, che pensa di astenersi, figure di questo profilo non sono trascinanti.

Esiste la classe sociale dei giovani in quanto tali? Esiste una diffusa disaffezione nei confronti della politica e dei partiti, soprattutto tra i giovani. Penso che dipenda soprattutto dalla pessima qualità della politica italiana. E credo la responsabilità principale sia del Partito democratico, che ha compiuto danni gravissimi, a iniziare dalla scuola. A questi danni qualcuno dovrà pur porre rimedio.

Questa lista ha scelto come punto di riferimento ideale il Labour di Corbyn. La convince?

Tutti i punti di riferimento che abbiano un richiamo esplicito al socialismo vanno benissimo.

Nel panorama europeo i risultati di Mélenchon e Corbyn sono stati più che consolanti, fanno ben sperare. Grasso ha il carisma per guidare un partito di sinistra?

È una previsione, non ancora un dato di fatto, ma l’uomo mi pare che sia stato molto capace quando faceva il magistrato, ha una cultura storica notevole, le sue lezioni sulla mafia italiana fanno ben sperare. Non mi sembra affatto una scelta sbagliata.

Lei critica la deriva centrista del Pd. Molti dei dirigenti della nuova sinistra quella deriva l’hanno accompagnata, per esempio votando il Jobs act. Non crede che questa lista sia tenuta insieme essenzialmente dall’ antirenzismo?

Credo proprio di no. A parte il fatto che la sgradevolezza dell’ex presidente del Consiglio è di senso comune, universale cognizione (sorride). Ma l’argomento è abbastanza logoro. Karl Liebknecht fu un eroe, ammazzato da formazioni di destra a Berlino nel 1919. Ebbene, anche lui quan- do era deputato al Reichstag – nei primi giorni di agosto nel 1914 – si adeguò alla disciplina di partito nella prima votazione sui crediti di guerra. Poi si farà arrestare, sebbene fosse deputato, proprio perché faceva propaganda contro la guerra.

Dunque?

È abbastanza buffo che da una parte si deplori la sinistra perché si divide continuamente, e allo stesso tempo si rimprovera chi è rimasto dentro al partito troppo a lungo, cercando di fare battaglia politica dall’interno.

Da quali temi deve ripartire la sinistra in Italia?

Potrei rispondere a questa domanda ove facessi parte degli organi dirigenti.

Le chiedo la sua opinione da cittadino e intellettuale.

I partiti politici sono delle cose molto serie, che producono programmi. Non spetta a me dare indicazioni. Come sa i temi del lavoro, della disoccupazione giovanile, della scuola sono stati citati ripetutamente dagli esponenti di questa lista; sono esigenze fondamentali.

È il 4 dicembre, è passato un anno dal referendum costituzionale. Qual è l’eredità di quel voto?

È stato un segnale molto importante; un’indicazione che andava forse al di là del tema in discussione. Sicuramente una sonora sconfitta di un progetto politico che ora è arrivato al capolinea.

Crede che Grasso e i suoi siano in grado di intercettare gli elettori del No?

È probabile che chi ha votato No possa trovare interesse per questa lista.

La sinistra nasce senza i “civici del Brancaccio” di Falcone e Montanari e senza Pisapia, a lungo corteggiato. Pensa siano defezioni dolorose?

Non ne penso nulla. Se dicessi che quella del Brancaccio è una perdita avrei già un’idea sulla loro entità e consi- stenza. Ma non ho alcuna opinione in proposito. La nuova sinistra nasce per pura testimonianza, con vocazione “minoritaria”? Ricorderà che quando fu fondato il Pd, dall’alto in basso, capi, semicapi e gregari, a cominciare da Veltroni, ripetevano come un disco rotto: “È nato un partito a vocazione maggioritaria”. Si è visto come è andata a finire.

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