QUANDO GLI SCIENZIATI INVOCANO I GIORNALISTI

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

A molti sarà sfuggita la lettera aperta firmata dal Nobel G. Parisi e tanti altri scienziati rivolta ai giornalisti italiani, affinché spieghino ai lettori le cause della crisi climática e le possibili correzioni degli effetti,  così come la scienza oggi riconosce. Viene da pensare ad altri appelli del passato sulla proliferazione nucleare. La lettera racchiude una importante critica agli addetti ai lavori per le responsabilità che hanno. Ci si può interrogare a questo punto sul valore delle notizie che i giornali danno, rivolte a enumerare i danni ma carenti del necessario approfondimento.  Salvando pochi casi isolati, forse i giornali non assolvono la loro funzione di informare senza riserve né autocensure? Hanno ancora una funzione da compiere giornali e mezzi di comunicazione? I firmatari rispondono affermativamente e noi con loro.

La lettera aperta mi sorprende, non solo per la gravità della situazione segnalata, ovvero la crisi climática e la mancata diffusione di notizie certe sulle evidenti cause, ma anche perché intravedo una interessante presa di coscienza, necessaria e benefica a mio avviso. Una lettera così a cui alcuni giornali di informazione hanno dato copertura apre spazio per allargare il dibattito spesso soffocato sull’impatto delle tecnologie, celebrate e pubblicizzate a volte senza approfondimenti.

  • La scienza nel suo complesso è stata cinghia di trasmissione tra le conoscenze e le tecnologie,  tutta la ricerca è finanziata e portata avanti perché utilizzabile prima o poi per introdurre altri segmenti di artificialita’ nella nostra vita. La tecnologia assolve bene il compito di “trasformare le pietre in pane” e le conquiste scientifiche hanno dato innumerevoli spunti per nuove applicazioni. I ricercatori hanno spesso lavorato nell’intimità dei laboratori e dei cubicoli, al riparo dai riflettori. Allora ogni volta che c’è una presa di coscienza e si apre un dibattito nella comunità scientifica,  questo è un momento di apertura che va celebrato e sostenuto. In fondo, l’appello firmato da 100 scienziati si rivolge non solo ai responsabili dell’informazione,  editori e giornalisti,  ma sotto sotto anche alla comunità scientifica in quanto tale. Io lo leggo come un momento di autocoscienza.  Passato il periodo estivo se ne parlerà magari nei licei e nelle scuole??

Vengono alla memoria quegli anni 60 e 70 quando furono numerosi i fisici nel mondo che si impegnarono in azioni critiche sul rapporto tra scienza e guerra e le consulenze al Pentagono. Ci sarebbe anche da riflettere,  oggi come oggi, su tutta la potenza della tecnologia riversata nella guerra, di sconcertante attualità. Uno scienziato che pensi di essere neutrale e non si occupi delle conseguenze del suo lavoro è inattuale. Vista così,  alla scienza certamente compete la diffusione del modo di pensare critico e l’argomentazione razionale, ma anche la valutazione costante delle ricadute sociali.

FILOTEO NICOLINI

  1. Immagine: Gli ultimi giorni di Pompei,  K. Bryullov
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