QUELLI  DEL  SUD

per Filoteo Nicolini

QUELLI  DEL  SUD

Una volta a Milano un amico a cena mi disse che al Nord potevano vantare il genio universale, Leonardo da Vinci, ma che al Sud invece…..non c´era chi potesse essere segnalato degno di tale nome. Lì per lì non seppi, o non volli, rispondere. Balbettai qualcosa, ma veramente ero interdetto: mi chiedevo se avevamo, noi del Sud, un genio da presentare, e mi pareva che no.

Poi, con il tempo, e complice la distanza temporale che mi separa da quella domanda, ci ho pensato su e ho visto che in epoche passate avemmo, non un genio unico da segnalare, ma varie personalità di rilievo che furono geniali ognuna a loro modo. Magari, prese tutte insieme, potrebbero farci immaginare che il Genio del Sud é esistito davvero, plurale e poliedrico, e che si è ripetutamente incarnato accompagnando la nostra camminata terrestre, guidandoci  a nostra insaputa.

Sono passati vari anni da quella domanda, e posso abbozzare una risposta. Il genio unico no, non lo abbiamo, ma tanti geni speciali e distinti, di quelli che spingono la carretta all’inizio della salita, e che poi l´oblio lascia indietro, questi sì, posso ricordarne alcuni, e significativi. Anche Sigmund Freud dovette intuire qualcosa dei geni meridionali quando laconicamente affermò che il Cuore volge al Sud.

Ci sono epoche storiche e civiltà che passano e lasciano spazio ad altre sopravvenute, che su quelle precedenti edificano la loro avventura sociale e culturale. E le seconde tendono a dimenticare le prime che hanno spianato il terreno, celebrato la intelligenza solare mediterranea e reso più accessibili gli enigmi della vita.

Il Sud Italia ha accolto civiltà e personalità di cui abbiamo un remoto ricordo, ma che eppure sono alla vista di tutti quanti vogliano riandare indietro con la memoria, tanto storica come geografica. Scendendo lo Stivale, arrivando a Crotone nella Calabria, come non ricordare Pitagora e la filosofia che portò il suo nome, con il suo Cosmo pacificato nella armonia e retto dalla legge del numero?  Pitagora parla delle Tre Madri da cui si origina il Mondo, ovvero la percezione spirituale della Trinità greca che risale alla Religione dei Misteri e a cui lui dà una prima rappresentazione come Spirito, Anima e Materia.

Con Pitagora comincia una forma di coscienza che penetra attraverso l’immagine del mito per mezzo del pensiero. Si comincia a separare  l’esperienza dell’anima dalla vita della Natura davanti al fulmine, il tuono, la crescita delle piante o il corso delle costellazioni. La vita di pensiero emerge come lo strumento di indagine e di verità, mentre la coscienza per immagini progressivamente si indebolisce e passa per una metamorfosi.

Per Pitagora il Mondo è intellegibile, e con lui l’Umanità dà il primo grande passo in un cammino che conduce ad oggi. La Fraternità pitagorica illuminò Metaponto, Taranto e tutto il Sud; poi furono perseguiti i discepoli, e la saggezza magistrale si tramandò esotericamente e si diffuse per tutto il Mediterraneo.*

Se ci spostiamo a Elea, oggi Velia, sul Tirreno tra Salerno e la Lucania, troviamo Parmenide che ebbe i primi intuiti sulla Natura della Divinità, oggetto del pensiero puro e priva di connotati fisici.

Parmenide segnalò l’illusione nella natura esterna percepibile ai sensi.  Quello che i sensi percepiscono è variabile, è gravato da qualità non adeguate al pensiero, la cui funzione è quella di cercare ciò che è permanente. Quindi, Dio è immutabile, eterna unità di tutte le cose da essere appresa nel pensiero.

Parmenide vede quello che solo è Vero nella Unità, nell’Imperituro, afferrato dal pensiero.

Sempre a Elea, ci ricordiamo di Zenone e dei suoi metodi di riduzione all’assurdo. Zenone  segnala le contraddizioni che vorrebbero la verità nel cambio, nei processi del divenire, nella molteplicità che si mostra nel mondo esterno. Famosa è quella di Achille e la tartaruga. Per mezzo di essa Zenone suggerisce come una immaginazione concettuale che si appoggia sul mondo esterno finisce in una auto contraddizione. Ciò indica la difficoltà che il pensiero incontra quando tenta trovare la verità. E’ la visione eleatica, che avanza fino a trasformarsi in una arte speciale, la dialettica.

La filosofia eleatica mostra i primi progressi nell’arte del pensare e la dialettica, quando l’anima apprende a percepirsi nella sua auto sufficienza. Sono tempi ormai remoti quelli che rievoco, ma qui comincia a dispiegare la vita del pensiero indipendente, al punto che il giovane Socrate è convinto da Parmenide ad apprendere l’arte del pensare da Zenone!

Spingendoci fino alla mitica Sicilia, lato Occidentale, troviamo la filosofia di Empedocle a Akragas, oggi Agrigento, con la dottrina dei 4 elementi, radici di tutte le cose. Sono quello con cui o da cui si fanno le cose. Separa Empedocle la causa materiale dalla causa efficiente. La nascita e la morte del Cosmo si devono invece all’Amore e all’Odio. La dialettica dell’Amore e dell’Odio viene presentata come la forza rettrice dell’Universo. Non è poca cosa quanto intuisce Empedocle, perché nel nostro vivere in continuazione facciamo esperienze di amore e odio. E ricordiamo le sue intuizioni sull’amicizia, quel vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato da affinità di sentimenti e da reciproca stima. Nella filosofia greca il termine amicizia si incontra dapprima come concetto in Empedocle con il significato di forza cosmica e insieme anche di divinità, che spinge in armonica unità gli elementi.

E sempre in Sicilia, ma ora sulla costa di Siracusa, brilla il genio e la opera di Archimede con il suo pensiero fisico e matematico che tanto ispirò gli Arabi nel Medioevo e motivò le ricerche di Galileo nella età moderna. Il Principio della spinta di Archimede nei fluidi sarà spiegato solo nel secolo XVII! E che dire delle leggi della leva?  E l’ingegnosità per poter risolvere l’enigma della corona d’oro del Tiranno di Siracusa? Archimede è un pioniere della geometria, nella sua accezione più letterale di misura della Terra. Misurare lo spazio è cruciale per il nostro processo di conoscenza. Primo nel misurare enti curvi nello spazio e nel calcolare la superficie e il volume della sfera, il siracusano fu geniale nel metodo che affascinò tutti i grandi protagonisti della scienza moderna: da Galileo che ne riprenderà le dimostrazioni con una sensibilità nuova, a Gauss che ne estende i calcoli con conseguenze mirabolanti, fino a Einstein.

Tommaso di Aquino studiò e scrisse parte delle sue opere a Napoli; alternò docenza alla Sorbona di Parigi e studi a S. Domenico Maggiore. Tommaso fu il massimo rappresentante della Scolastica medioevale: l´importanza del pensiero di Tommaso nella tradizione e nella storia della filosofia si fonda sulla sistemazione di un intero patrimonio culturale. Quello che per gli antichi era visione spirituale, per la Scolastica divenne qualcosa su cui era chiamata a decidere l’acutezza del pensiero, la finezza della logica e la chiarezza dei concetti. All’epoca di Tommaso, il sentimento dell’affermarsi della individualità raggiunge il suo culmine. Tutti i problemi si presentano alla Scolastica nella loro forma razionale e logica, nella forma in cui deve considerarli il pensatore.

La Scolastica si sforza per dare ai problemi universali la forma del pensiero. Quanto dobbiamo ad essa? Attento studioso di Aristotele, Tommaso mise d´accordo teologia e filosofia, ragione e fede rivelata.  Combatte contro Averroè che insegnava la dissoluzione della individualità dopo la morte. Gli studi della Scolastica furono nel Medio Evo strumenti di indagine critica e resero intellegibile la Rivelazione cristiana.

Tommaso lotta per affermare l’esistenza della singola individualità umana e nella Rivelazione la trova nell’esperienza di Cristo. Il più alto risultato della Scolastica della epoca di Tommaso è il quesito: come si può cristianizzare il pensare? Questo problema sussiste ancora storicamente.

Nola dette i natali a Giordano Bruno e alla sua filosofia originale che intravede dappertutto monadi infinitamente piccole, animate ed auto coscienti. L´ipotesi delle monadi é necessaria perché l´Io possa essere una monade indistruttibile, altrimenti non sarebbe reale. E Bruno afferma con enorme gaudio l’infinità del mondo e dei mondi, dove Dio sta in ogni foglia di erba, in ogni grano di arena, perché la stessa forza che si manifesta nello spazio infinito vive anche nella più piccola particella. Innegabile la influenza di Bruno su filosofi come Leibniz e il suo principio di ragion sufficiente; spiega Bruno che l´Infinito rappresenta per l´intelletto il concetto più certo e più chiaro, mentre per la percezione dei sensi risulta inaccessibile e impossibile da rappresentare.

Napoli fu per Virgilio una seconda patria e luogo di ispirazione. Il Genio della Ispirazione evidentemente continuava agendo secoli dopo, visto che anche Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio e Jacopo Sannazzaro vi dimorarono  varie volte per motivi affini. E come non ricordare poi gli idealisti tedeschi, Goethe alla testa, che riverirono nei loro viaggi al Sud il patrimonio classico ereditato dalla cultura greca e latina.

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Mancano naturalmente tanti altri nomi all’appello. Quello che scrivo è privo di rigore storico accademico, ma serve a rendere l’idea dei Geni del Sud. Tra noi e chi ci ha preceduto nell’avventura del pensiero la distanza è più breve di quanto non appaia. Per il semplice motivo che abbiamo assimilato il loro magistero impercettibilmente.

Abbiamo abbandonato il nostro passato? Riscopriamolo: non si tratta di visitare un cimitero, seppur interessante, ma di ritrovare i nostri vincoli spirituali con quelli che ci precedettero.

*A quelli che obbiettano che Pitagora era nato a Samos in Grecia voglio ricordare che S. Antonio di Padova era nato a Lisbona.

FILOTEO NICOLINI

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