Xi imperatore del partito e della Cina

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giorgio Cuscito
Fonte: Limes

Come previsto, il XX Congresso del Partito comunista cinese (Pcc) ha incoronato per la terza volta consecutiva Xi Jinping quale segretario generale e quindi leader della Repubblica Popolare. Inoltre, l’evento ha sancito il predominio della sua cordata – il cosiddetto “Esercito dello Zhejiang” – rispetto a quelle rivali in seno al comitato permanente del politburo, organo apicale del Pcc.


Qui il rimpasto è stato superiore alle aspettative. Da esso sono state escluse completamente la cosiddetta “gang di Shanghai” facente capo a Jiang Zemin (96 anni, non presente al Congresso) e i tuanpai, il gruppo di politici affermatisi tramite la Lega della Gioventù comunista di cui faceva parte l’ex presidente Hu Jintao.


Nella fase finale del conclave mandarino, Hu è stato obbligato a lasciare il suo posto accanto a Xi e ad abbandonare la Grande sala del popolo. La plateale uscita di scena dell’ex leader è il segno dell’esaurirsi della sua influenza in seno al Partito. Peraltro, la vicenda potrebbe ripercuotersi sul figlio Hu Haifeng, attualmente alla guida della città di Lishui nello Zhejiang, cioè nella roccaforte di Xi.


In rottura con il passatola regola informale del pensionamento a 68 anni per la definizione delle posizioni di vertice è stata usata in maniera completamente discrezionale. Non lo conferma solo la nomina di Xi (69 anni) quale segretario generale, ma anche l’estromissione di quattro uomini chiave: il premier Li Keqiang, che ha ancora 67 anni ma era legato a Hu Jintao; Li Zhanshu, che era uno degli uomini di Xi, ma ha 72 anni. Wang Yang, vice di Li e suo coetaneo. Han Zheng, 68 anni, associato storicamente a Jiang Zemin.


Ora gli uomini seduti accanto a Xi nel comitato permanente sono tutti afferenti alla sua rete di potere.


Li Qiang (63 anni) è il nuovo numero due della nomenclatura pechinese. È stato capo di Partito a Shanghai (fulcro economico della Repubblica Popolare) e ha lavorato al fianco di Xi nello Zhejiang tra il 2000 e il 2007. Diversamente da quanto accaduto ad altri politici cinesi, Li non è stato epurato malgrado l’errata gestione dell’epidemia di coronavirus nel territorio di sua responsabilità. Ora è probabile addirittura che diventi premier. La sua promozione, basata soprattutto sulla lealtà a Xi, potrebbe alimentare il malumore tra i politici desiderosi di scalare le gerarchie.

 


Zhao Leji (65 anni) è diventato numero tre della nomenclatura di Partito. Prima era il numero sei. Potrebbe assumere il ruolo di capo del Congresso nazionale del Popolo. È stato segretario della commissione centrale per l’Ispezione disciplinare, cioè l’organo anticorruzione di cui Xi ha fatto ampio uso per mettere fuori gioco le reti di potere avverse.


Wang Huning (67 anni) si conferma pilastro del politburo nonché uno degli uomini più importanti nella storia degli apparati della Repubblica Popolare: prima ha contribuito a plasmare le teorie di Jiang Zemin e Hu Jintao; poi ha plasmato il “sogno del risorgimento della nazione” cinese, marchio di fabbrica della “èra” di Xi. Wang è passato dal quinto al quarto posto nelle gerarchie del comitato permanente. Di fatto Zhao lo ha scavalcato. Ora l’ideologo di Xi assumerà la guida della Conferenza politica consultiva del popolo, organo tramite cui il Pcc dialoga formalmente con gli altri otto partiti cinesi.


Cai Qi (66 anni) dovrebbe essere a capo della segreteria di Partito; quindi, si occuperà delle sue principali attività giornaliere. Cai ha conosciuto Xi nello Zhejiang nei primi anni duemila. Dopo di ciò ha fatto carriera rapidamente fino a diventare segretario di Partito a Pechino.


Ding Xuexiang, direttore dell’ufficio generale del Comitato centraleha 60 anni e potrebbe diventare vicepremier esecutivo. È il più “giovane” membro del comitato permanente e non ha maturato esperienza come segretario a livello provinciale o come governatore.


Ding è uno dei politici che negli ultimi anni ha passato più tempo con Xi, dopo averci lavorato ai tempi di Shanghai. Lo ha anche accompagnato durante il recente viaggio a Samarcanda, dove il presidente cinese ha mostrato all’omologo russo Vladimir Putin il suo disappunto per il protrarsi della guerra in Ucraina. L’età e il legame con Xi renderebbero Ding idoneo a sostituire in futuro l’attuale leader, ma la sua scarsa esperienza sul territorio non lo favorisce.


Li Xi (66) era a capo di Partito nel Guangdong, una delle provincie più ricche della Cina nonché confinante con l’instabile e cruciale Hong Kong. Il suo predecessore era il tuanpai Hu Chunhua, il quale è stato escluso dal politburo pur avendo solo 57 anni. Li ha sostituito Zhao Leji quale segretario della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare.


A questi politici spetta nei prossimi cinque anni il perseguimento della “sicurezza” della Repubblica Popolare in tutte le dimensioni (tecnologica, sociale, culturale, alimentare, tecnologica eccetera) esplicitate durante il discorso di apertura del XX Congresso. La nuova leadership deve innanzitutto fare i conti con le difficoltà economiche e sociali derivanti dalla tattica di azzeramento del Covid-19 e con i tentativi degli Stati Uniti di escludere la Repubblica Popolare dalle proprie filiere produttive. Il fatto che diversi membri del politburo e del comitato centrale abbiano esperienza in ambito tecnologico conferma quanto esso sia importante per lo sviluppo economico e militare cinese.


Per instillare fiducia nella popolazione e nelle aziendePechino ha pubblicato i dati di crescita del prodotto interno lordo subito dopo la fine del Congresso. Originariamente la loro divulgazione era prevista il 18 ottobre. Secondo le statistiche ufficiali, nel terzo trimestre del 2022 il pil sarebbe cresciuto del 3,9% rispetto allo scorso anno. Si tratterebbe di un salto in avanti rispetto al +0,4% registrato nel secondo trimestre.


La notizia potrebbe non bastare a tranquillizzare cittadini e mercati. I dati del pil nazionale cinese non sono trasparenti e in ogni caso l’effettiva distribuzione pro-capite mostra ancora la diseguaglianza di benessere tra costa ed entroterra cinesi. A ciò si aggiunga che Pechino non ha ancora stabilito quando effettivamente porrà fine alle intransigenti misure di contenimento dell’epidemia che stanno generando il malumore della popolazione. Come se non bastasse, secondo il Financial Times l’inizio del terzo mandato di Xi starebbe spingendo abbienti famiglie cinesi a spostare i propri capitali all’estero per sfuggire ai vincoli che potrebbero dover rispettare in nome della ridistribuzione della ricchezza nelle aree più povere del paese.


Infine, il dominio di Xi e dell’esercito dello Zhejiang in seno al comitato permanente non pone necessariamente fine alle lotte di potere. Nel medio periodo, l’assenza di un reale ricambio generazionale ai vertici (l’età media nel comitato centrale è di 57,2 anni) e il possibile mandato a vita di Xi potrebbero generare nuove tensioni nel Partito. Magari combinandosi con le fragilità geopolitiche interne alla Repubblica Popolare.

Carta di Francesca Canali

Carta di Francesca Canali – 2018

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