Atlante dell’Informazione

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 8 dicembre 2015

Disintermediazione?

I risultati dell’Atlante dell’Informazione di Diamanti (Repubblica di domenica) sono molto interessanti. Così sintetizzabili: la “sola, vera novità” è “costituita dal disincanto verso internet”, inoltre “la fiducia nella rete sta diminuendo”. Parole dello stesso Diamanti. L’ottanta per cento degli italiani, anche in modo ibrido, in connubio con altri media, continua a guardare la TV. E quando si rivolge alla rete lo fa con qualche titubanza in più rispetto agli scorsi anni, proprio sul piano della fiducia. Dice Diamanti che è perché in rete ci si sente spiati, osservati, meno sicuri. Io dico, inoltre, che girano così tante panzane in rete da lasciare perplessi sempre più internauti. La TV invece, continua a raccogliere fiducia. Perché? Perché le notizie sono comunque imputabili, c’è qualcuno che se ne addebita la responsabilità, sfida la possibile smentita, ha un volto, una faccia, una testata dietro. La tv è capace di intermediazione, internet no.

Ogni grande fenomeno epocale nel sistema delle comunicazioni è destinato, dopo la fase pionieristica,alla commercializzazione. Fu così per le tv, per le radio libere, ed è così oggi per la rete, che appare sempre più invasa dalla pubblicità commerciale e da quella politica, ed è sempre meno tribuna, area dibattito, agorà, per quanto talvolta scombiccherata. Ed è sempre più mercato, anche di bufale grossolane. ‘Chi’ vi sia davvero ‘dietro’ la rete, una gran massa di utilizzatori non è in grado di immaginarlo, e talvolta non riesce a percepirlo nemmeno l’esperto web ‘Chi’ vi sia dietro la notizia del tg è invece chiaro. Ed è almeno chiarissimo chi pronunci le notizie, dove, quando, in che circostanza. C’è un direttore di testata, c’è uno speaker, c’è un inviato. Ci sono dei volti e delle firme ‘visive’, corporee. Non si tratta di post, di un tweet, di un’immagine, ma di news: è diverso. C’è una mediazione, una responsabilità; non c’è un filo diretto (o presunto tale) tra una fonte (imprecisata, o quasi) e un utilizzatore (spesso occasionale).

È la prova che la società funziona (è ‘coesa’ nella circolazione delle informazioni) se funzionano le mediazioni responsabili di una élite professionalizzata, se è trasparente il processo di flusso, se le notizie hanno un’imputazione in qualcuno, in qualcosa, in una circostanza controllabile (o almeno apparentemente tale). Che non vuol dire ‘è vero’, ma ‘è controllabile’, ‘falsificabile’. Chi parla di disintermediazione (e a livello mediale è evidente) non ha capito nulla dei processi sociali. Oppure è in malafede, e vuole far fuori solo i canali di controllo dei flussi, vuole mettere le mani sul processo, sintetizzarlo/semplificarlo al massimo in questo senso: ci sono io, il leader; c’è un canale informativo sciolto da vincoli; e infine c’è il popolo che riceve il messaggio. Tutto qui. Semplice e apparentemente efficace. Dopo di che la volontà di cancellare non è mai cancellazione effettiva, troppe mediazioni intercorrono anche qui tra il volere e il potere effettuale. Ed è per questo che ci si immagina sovrani, ma si è solo una voce tracotante che annuncia panzane nel deserto.

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