La sinistra. Un disastro alle spalle, mille ragioni davanti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 30 settembre 2017

Ma cosa serve davvero alla sinistra, a questa sinistra ridotta a percentuali risibili di consenso, con un disastro alle spalle e mille ragioni davanti? Io credo almeno tre cose, più una quarta che nemmeno dovrei citare. Le prime tre le dico così, senza una ferrea gerarchia. Una cultura politica, una organizzazione, una leadership. In tutti questi casi, nulla di ‘quadrato’, di schematicamente determinato. Mai come in questa fase serve apertura, pluralità, ampiezza di riferimenti e di visione. Non si deve mettere una testa sotto un cappello, non si parte dall’astratto per cercare un concreto che vi corrisponda. La pluralità di idee, di visione, di schemi è necessaria ad affrontare nel modo dovuto una fase molto articolata, aperta a sua volta, e che richiede l’impegno di sensibilità, sollecitazioni, suggerimenti e idee riformatrici di varia provenienza. Tanto più se la sinistra è debole e divisa. Ciò non esclude, anzi richiama la necessità di una sintesi, provvisoria quanto volete, ma indispensabile. Sintesi politica, di efficacia pratica, di scopo. Perché poi la politica non è un convegno di intellettuali, ma il modo che gli uomini conoscono di risolvere assieme i problemi pubblici. È l’uovo di Colombo certo, ma non si sfugge dalla necessità di richiamare molte idee e molte sensibilità culturali alla ricerca di soluzioni, per poi trovare una forza pratica comune in vista di un obiettivo alto, quello di rendere la nostra società più giusta e meno diseguale.

Anche l’organizzazione deve avere le caratteristiche di un partito ‘addentellato’ alla società, di un’impresa collettiva più che ‘personale’. Un’organizzazione che sia assieme struttura e apertura, forza militante e passione per la società e per le sue articolazioni anche minute, di base, sino ai nuclei sociali, alle molecole, persino alle singolarità. Così la leadership: non un capo che aspiri solo ad avere un ‘popolo’, né un uomo assetato di ambizione personale, tanto meno una persona che non sappia parlare, ascoltare, cucire, mediare, unificare quello che appare disciolto e persino contraddittorio. E comunque deve trattarsi anche di una leadership larga, collettiva, una rete di tante teste, non tutte singolari, ma associazioni, gruppi, aree, pensatoi. Un bell’equilibrio di verticale e orizzontale, la cui intersezione sia variabile, secondo le esigenze espresse dalla fase. Un partito così dipinto non deve vivere come un atomo, perché serve attorno a esso un forte sistema politico, servono delle istituzioni rappresentative che abbiano autorevolezza ed esprimano funzionalità, uno Stato che si specchi nei cittadini che lo istituiscono, un sistema della formazione e della cultura e un mondo del lavoro a cui non vengano sottratte tutele o negati diritti: condizioni e obiettivi nello stesso tempo. Un partito plurale in una società e in uno Stato che tengano la ‘botta’ dei terremoti economici e sociali, delle globalizzazioni, delle tempeste finanziarie, delle migrazioni, della crisi democratica, della rabbia che sale dal basso. Un complesso di cose, dunque, non solo il miracolo puntuale di un partito nuovo, per quanto ben pensato.

Il quarto ingrediente, di cui nemmeno dovrei parlare, sono le donne e gli uomini, la loro vita pubblica, le gioie e le miserie di un’umanità radicalmente precaria e flessibile, anche in termini esistenziali, più di quanto non esprima in termini di precarietà il lavoro di questo inizio millennio. Senza questa vita palpitante ogni progetto politico perde di consistenza, è carta velina, si sfalda al primo soffio di vento. Senza questa vita palpitante, tutto si riduce a comunicazione, a chiacchiere, a escamotage, a patti segreti, all’artificialità di gesti e parole costruiti in vitro, affidati da qualche guru al capetto di turno. Questo accade, questa vita circola, se la politica unisce, se riesce a combinare individualità, aspirazioni, condizioni, desideri diversi e persino rimpianti, organizzandoli e orientandoli alla trasformazione dell’attuale assetto di società. L’unità è la ciliegina finale (e iniziale) di un progetto di lunga lena. Dove la mediazione politica e culturale segna la strada, e dove le minoranze si percepiscano comunque a casa loro anche da minoranze. Dove le generazioni più anziane non si sentano d’impiccio e quelle più giovani non vengano buttate allo sbaraglio, come carne da cannone in una guerra di cui non si capisce quale sia la logica, e se ne abbia una che riguardi davvero tutti.

E i contenuti, direte voi? Mai stato corbyniano come quest’oggi: lotta durissima alle disuguaglianze, ai divari, agli abissi che si spalancano dinanzi a noi e ai nostri figli, non solo quelli bravi e ambiziosi che cercano di realizzare i loro desideri e i loro progetti anche all’estero, ma tutti, soprattutto quelli che non riescono a uscire da una borgata o dalla provincia per tutta la vita, e nonostante ciò desiderano una vita serena, completa, fatta di lavoro, socialità e amore. Questo non è semplicemente un ‘popolo’ (termine che non dice più nulla), questi sono donne e uomini, ceti sociali, classi, generazioni, giovani, anziani, lavoratori, disoccupati, studenti. Così li chiamavamo nel PCI, in termini ‘soggettivi’. Il ‘popolo’ è sempre più uno stratagemma comunicativo, una sintesi emotiva, una rappresentazione astratta. E quindi, alla fin fine, un elemento ideologico e conservativo. Mentre noi dobbiamo liberare le vite, riformare la società in carne e ossa, non solo un simulacro di essa. Le cose, non le immagini delle cose.

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2 commenti

cambio1715040 2 Ottobre 2017 - 10:02

Illustre Morganti,

il fuoco delle riflessioni di cittadini responsabili e capaci di analisi e sintesi autonome, non può essere solo la rappresentanza di un orientamento politico, ma deve essere il Paese, con “un disastro alle spalle e mille ragioni davanti”, per cambiare il suo futuro.

E così dovrebbe essere per la stessa Sinistra: pensare più al Paese che ai propri problemi di aggregazione e di eventuale successo elettorale. E sarà più facile l’aggregazione nella ricerca di soluzioni reali ed efficaci, attorno al capezzale del Paese agonizzante sotto una cappa di mediocrità, che da lungo tempo lo sta conducendo lungo un percorso di degrado e declino, che pare non avere fine, che attorno ai tavoli dei confronti dialettici.

Pensare al Paese per cercare e trovare tattica e strategia le più funzionali per arrestare e invertire il declino, nella consapevolezza che anche l’auspicato esito elettorale “a doppia cifra”, difficilmente potrà bastare, preconizzando o una coalizione col PDr, oppure una inefficace opposizione…

Pensare al Paese partendo dal sentire oggettivo della Cittadinanza per non costruire progetti destinati a non avere il seguito necessario in democrazia, ma quelli giusti per riprendere la via dell’evoluzione virtuosa di cui esistono ancora le potenzialità.

E la demoscopia credibile della DEMOS di I. Diamanti http://www.demos.it/rapporto.php , ci racconta che da lustri oltre il 90% di essa, ha perduto ogni traccia di fiducia nell’offerta politica, Sinistra compresa: un potenziale ENORME di cambiamento che aspetta con ansia la possibilità di esprimersi, aspetta con ansia la possibilità di poter offrire il proprio voto entusiasta e sereno ad una lista di persone AFFIDABILI, abbandonando l’astensione rassegnata o il voto sofferto al “male minore”.

Una Lista Civica Nazionale per la Democrazia Costituzionale partecipata, sostenuta e garantita dai promotori dei Comitati del NO, Italicum e del CDC, persone con storia che garantisce rigore morale e culturale e orientamento al bene comune, aggiornata proprio dalle campagne referendarie spese per mesi nelle piazze, non per il proprio tornaconto, ma a difesa della Costituzione, bene comune nel quale tutta la Cittadinanza ancora si riconosce.

Una Lista per poter cogliere il massimo possibile del consenso potenziale, a cui potrebbero attendere coerentemente Falcone e Montanari, lasciando che dell’aggregazione della Sinistra si occupassero Bersani, Pisapia e C., per un incontro successivo in una coalizione progressista maggioritaria in Parlamento e avviare così quel cambiamento indispensabile che può solo venire da quel luogo-istituzione da cui discendono i destini della Repubblica, epurato dalla mediocrità col rigore, le competenze e l’orientamento al bene comune. Sarà facile a questo dare vita ad un’entità strutturata per tracciare e perseguire un futuro virtuoso.

Drammatico perdere ancora un’occasione e consegnare alla solità mediocrità il Paese per altri 5 anni! Proviamoci con la necessaria razionalità!

Paolo Barbieri

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cambio1715040 2 Ottobre 2017 - 16:58

Illustre Morganti,

il
fuoco delle riflessioni di cittadini responsabili e capaci di analisi e
sintesi autonome, non può essere solo la rappresentanza di un
orientamento politico, ma deve essere il Paese, con “un disastro alle
spalle e mille ragioni davanti”, per cambiare il suo futuro.

E
così dovrebbe essere per la stessa Sinistra: pensare più al Paese che
ai propri problemi di aggregazione e di eventuale successo elettorale. E
sarà più facile l’aggregazione nella ricerca di soluzioni reali ed
efficaci, attorno al capezzale del Paese agonizzante sotto una cappa di
mediocrità, che da lungo tempo lo sta conducendo lungo un percorso di
degrado e declino, che pare non avere fine, che attorno ai tavoli dei
confronti dialettici.

Pensare al Paese per cercare e
trovare tattica e strategia le più funzionali per arrestare e invertire
il declino, nella consapevolezza che anche l’auspicato esito elettorale
“a doppia cifra”, difficilmente potrà bastare, preconizzando o una
coalizione col PDr, oppure una inefficace opposizione…

Pensare
al Paese partendo dal sentire oggettivo della Cittadinanza per non
costruire progetti destinati a non avere il seguito necessario in
democrazia, ma quelli giusti per riprendere la via dell’evoluzione
virtuosa di cui esistono ancora le potenzialità.

E la demoscopia credibile della DEMOS di I. Diamanti http://www.demos.it/rapporto.php
, ci racconta che da lustri oltre il 90% di essa, ha perduto ogni
traccia di fiducia nell’offerta politica, Sinistra compresa: un
potenziale ENORME di cambiamento che aspetta con ansia la possibilità di
esprimersi, aspetta con ansia la possibilità di poter offrire il
proprio voto entusiasta e sereno ad una lista di persone AFFIDABILI,
abbandonando l’astensione rassegnata o il voto sofferto al “male
minore”.

Una Lista Civica Nazionale per la
Democrazia Costituzionale partecipata, sostenuta e garantita dai
promotori dei Comitati del NO, Italicum e del CDC, persone con storia
che garantisce rigore morale e culturale e orientamento al bene comune,
aggiornata proprio dalle campagne referendarie spese per mesi nelle
piazze, non per il proprio tornaconto, ma a difesa della Costituzione,
bene comune nel quale tutta la Cittadinanza ancora si riconosce.

Una
Lista per poter cogliere il massimo possibile del consenso potenziale, a
cui potrebbero attendere coerentemente Falcone e Montanari, lasciando
che dell’aggregazione della Sinistra si occupassero Bersani, Pisapia e
C., per un incontro successivo in una coalizione progressista
maggioritaria in Parlamento e avviare così quel cambiamento
indispensabile che può solo venire da quel luogo-istituzione da cui
discendono i destini della Repubblica, epurato dalla mediocrità col
rigore, le competenze e l’orientamento al bene comune. Sarà facile a
questo dare vita ad un’entità strutturata per tracciare e perseguire un
futuro virtuoso.

Drammatico perdere ancora
un’occasione e consegnare alla solità mediocrità il Paese per altri 5
anni! Proviamoci con la necessaria razionalità!

Paolo Barbieri

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