Morganti: “La fine della politica coincide con la fine della umanità e con la vittoria ideologica del disumano”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

I ragionieri, i meccanismi e la politica

Forse non c’entra niente con la pandemia, e nemmeno con le scelte urgenti da compiere. Eppure questa riflessione è dovuta. Sarò breve. Dico sempre che il modo di intendere ‘tecnico’ della politica è una vera sciagura, perché esclude la possibilità di esprimere una opinione, di scegliere, di essere soggetti, di progettare un cambiamento. Tutto ciò che fa un governo ‘tecnico’, difatti, è conservare, anteponendo a tutto l’esigenza emergenziale (o supposta tale) di ‘salvare’ il bilancio pubblico. Tale sarebbe anche un governo di salute pubblica, ‘tecnicamente’ preposto a salvarci dalla pandemia e dal connesso disastro economico (in realtà servirebbe soprattutto a riaprire i giochi per certi squallidi personaggi oggi ai margini). La politica, invece, è sempre cambiamento, anche quando non cambia come vorremmo. La politica è scelta, direzione, modificazione progressiva o immediata di equilibri, per realizzare nuovi stati di cose.

C’è un modo ‘ragionieristico’, quindi, di intendere la politica e le cose da fare, quello che antepone sempre i numeri, i meccanismi, i calcoli, le regole tecniche, le determinazioni, alla volontà, all’idealità, al lavoro politico, alla visione momento per momento delle forze in campo e dei loro rapporti. Mentre la politica è battaglia, la ragioneria e la tecnica producono meccanici od orologiai (con tutto il rispetto), che studiano e adorano i meccanismi mentre fuori si lotta, si muore e magari si vince. Potremmo chiamarlo economicismo o determinismo, daremmo meglio l’idea. Un vero orologiaio adora le rotelle che si muovono anche se ne odia eventualmente gli effetti. Il vero determinista ritiene che tutto si fermi e si posponga al trionfo dei meccanismi, delle leggi assolute, dei tic-toc, e l’uomo scompaia davanti a quella meraviglia oltre-umana o disumana. Il vero determinista si contrappone all’uomo che lotta, esprime una volontà, afferma un’opinione, muove le cose, CAMBIA I MECCANISMI e crea le condizioni politiche per farlo, anzi nemmeno lo vede.

Paradosso finale. Si è talmente adoratori dei meccanismi, delle rotelle addentellate, che si è disposti a scusare l’avversario se questo pensa solo per sé e ignora i benefici altrui: ci sono meccanismi più forti di lui, così dice, che gli impedirebbero di pensare solidaristicamente, di essere altro da sé, di voler il bene comune, non solo il proprio bene! Alla fine, così, anche il determinista che conosce i meccanismi si palesa per quel che è: un conservatore come lo sono tutti i tecnici, compresi quelli di sinistra dunque. La verità è che il ‘vuoto’ della politica genera tecnici, deterministi, economicisti, amanti delle rotelle addentellate, che godono nel vedere la meraviglia di una macchina in funzione. E quasi dispiace loro smontarla, pur se andrebbe di sicuro riformata. Preferirebbero distruggerebbe quella macchina piuttosto che cambiarla, piuttosto che dimostrare che le rotelle sono solo rotelle e gli uomini sono invece uomini, con le loro passioni, idee, voglia di riscatto e cambiamento. La fine della politica coincide con la fine della umanità e con la vittoria ideologica del disumano, che qui ha anche la forma del codicillo tecnico di un trattato. Fine della riflessione.

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