UN ANNIVERSARIO DIMENTICATO E UNO PER NULLA POLITICALLY CORRECT

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima cardiniana

UN ANNIVERSARIO DIMENTICATO E UNO PER NULLA POLITICALLY CORRECT

Non è nelle tradizioni dei Minima Cardiniana seguire anniversari, decennali e centenari. Lo facciamo solo qualche volta, se è inevitabile o se càpita per caso. Ieri, 29 luglio, di anniversari ne ricorrevano addirittura due.
Il buon fabbro Alessandro Mussolini, ch’era un galantuomo anarchico, si sarebbe senza dubbio rallegrato se qualcuno gli avesse detto che il suo primogenito Benito, nato sotto il ruggente segno astrale del Leone quel 29 luglio del 1883, aveva visto la luce proprio nel giorno nel quale 17 anni dopo un suo compagno anarchico avrebbe compiuto un regicidio nella persona di Umberto I di Savoia, il “Re Buono” (quello del generale Bava Beccaris e delle cannonate contro gli operai).
Probabilmente il fabbro Alessandro si rallegrò che il figlio avesse ricevuto un così bel regalo per il suo diciassettesimo anno; e probabilmente la coincidenza non dispiaceva nemmeno allo stesso Benito, che peraltro portava con orgoglio il nome di un altro regicida, Benito Juarez, l’uomo che aveva fatto fucilare Massimiliano d’Asburgo imperatore del Messico, fratello di Francesco Giuseppe imperatore d’Austria e protetto speciale di Napoleone III imperatore dei francesi. Che gran botto libertario era stata la scarica di fucili di Queretaro, che aveva colpito direttamente o indirettamente tre tiranni in un colpo solo…
Ignoro se una delle molte TV che si prendono cura di noi e che sorvegliano il nostro immaginario abbia parlato fra ieri e oggi di uno di quei due anniversari. Probabilmente sì. Magari, per quel che riguarda il primo, avrebbe potuto farlo con una qualche indiretta eleganza, riproiettando un vecchio film di Adriano Celentano su Er Più, caporione (nel senso etimologico del termine) di un quartiere popolare della bella Roma di fine Ottocento, con un’indimenticabile Claudia Mori nei panni dell’amata e consorte del protagonista Nino – e siamo a uno dei tanti remaking dell’archetipica maschera di Rugantino –, un finissimo Romolo Valli nelle vesti di un delegato della regia polizia, un Ninetto Davoli che come sempre recita se stesso e un come sempre grandissimo Vittorio Caprioli nelle vesti di “Er Cinese”, un povero vigliacco abituato a venir preso a sberle, a insulti e a sberleffi, uno che si piscia letteralmente addosso dalla paura e che, alla fine, trova il disperato coraggio di sparare un colpo di pistola al Re del Quartiere, proprio nel fatidico 29 luglio in cui qualcun altro sparò al re d’Italia.
Del secondo anniversario, la nascita a Dovia di Predappio del figlio primogenito di Alessandro e della buona e virtuosa Rosa Maltoni in quel 29 luglio del 1883, può darsi che qualche programma televisivo abbia fatto memoria in questa o quella rubrica di effemeridi. È evidentemente non politically correct il tenerne memoria, e magari io lo faccio proprio per questo. Ma siccome al destino io non credo e tantomeno alla “razionalità della storia”, penso che quel giorno, e anche tutti gli altri, nulla fosse inevitabile e preordinato. La storia una razionalità metafisica – a mio cattolico avviso – ce l’ha senza dubbio, ma una immanente no davvero. Peraltro, Benito Mussolini al suo patrono laico Benito Juarez, che non era troppo lontano dalle parole d’ordine del suo mai rinegato mazzinianesimo, restò a modo suo sempre fedele. Facciamo un po’ d’ucronia, o di storia controfattuale. Sarebbero andati a genio o no, e fino a che punto, al Padre Genovese della Patria Italiana o al Rivoluzionario messicano, i “Diciotto Punti di Verona”, a parte magari quello che – peraltro con un certo malissimo celato imbarazzo – riguardava gli ebrei? E che cosa ne avrebbero detto entrambi della Carta del Lavoro? E facciamo ancora un passetto in più: se il “Biennio Rosso” fosse andato un po’ diversamente, se Mussolini avesse avuto qualche pregiudizio in meno su Lenin ch’egli giudicava un frutto della politica del Kaiser Guglielmo, se le massonerie francese e inglese avessero avuto un po’ meno di paura della Rivoluzione bolscevica, non è forse possibile che la stessa avventura di Fiume avrebbe avuto altro esito e Mussolini avrebbe ereditato quel Partito Socialista che fino al ’14 era stato quasi nelle sue mani? A questo punto la storia d’Italia, d’Europa, forse del mondo sarebbe stata diversa.
Il presente, una volta divenuto passato, è inamovibile: lo si può solo studiare. Ma, nello studio di esso, l’esegesi del possibile-non-realizzato è legittima non come esercizio di fantasia bensì come strumento critico: in quanto solo approfondendo quel che avrebbe potuto accadere e non è accaduto si comprende a fondo quel ch’è accaduto effettivamente.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.