Sanità pubblica, l’estinzione dietro l’angolo

per Fabio Belli
Autore originale del testo: Gionata Chatillard
Fonte: Casa del Sole Tv
Url fonte: https://casadelsole.tv/sanita-pubblica-lestinzione-dietro-langolo/

Articolo di Gionata Chatillard per TgSole24

Nella nuova normalità occidentale -ricca di guerre, “pandemie”, crisi climatiche ed emergenze varie- sembra non esserci più posto per la sanità pubblica, avviata ormai a marce forzate verso l’estinzione. A mancare, sono fondamentalmente le risorse economiche. Il che spiega perché il problema sia particolarmente grave nei paesi più poveri. Ma se la situazione in Italia, Spagna e Grecia è diventata ormai insostenibile, sul piede di guerra ci sono anche medici e infermieri francesi, britannici o statunitensi, che dopo la parentesi del biennio pandemico, in cui furono osannati come “eroi nazionali” dalla fanfara mediatica, sono stati immediatamente scaricati dai Governi di turno in nome dell’austerità.

Ciò che invece è rimasto intatto dopo la cosiddetta “emergenza sanitaria” sono proprio alcune delle misure introdotte, almeno in teoria, per far fronte proprio a quella situazione. È il caso, per esempio, dell’esternalizzazione del lavoro medico negli ospedali, che in Italia era diventata illegale nel 2018 per poi rientrare dalla finestra durante la dichiarata “pandemia”. Il risultato è che sempre più ospedali si vedono costretti ad assumere medici a gettone, ovvero liberi professionisti gestiti da cooperative o società private. Medici che fra l’altro guadagnano decisamente di più di quelli regolarmente assunti dal Sistema Sanitario Nazionale, motivo per cui 4 camici bianchi su 10 dicono oggi di essere disposti a dimettersi per iniziare a lavorare a chiamata.

In alcune regioni -come il Friuli Venezia Giulia, le Marche e il Molise- ormai non c’è ospedale che non ricorra alle loro prestazioni come ancora di salvezza per poter garantire i servizi minimi. Un fenomeno che rischia di trasformare la sanità pubblica in un ricordo, a meno di una radicale inversione di tendenza sul piano degli investimenti. Investimenti che il Governo intende ottenere, almeno in parte, con il cosiddetto payback, che obbliga le aziende private che forniscono dispositivi medici agli ospedali a contribuire in modo sostanziale al ripianamento delle perdite economiche della sanità pubblica.

Se questo meccanismo, come previsto, dovesse effettivamente entrare in fase esecutiva ad aprile, il rischio di far esplodere definitivamente tutto il sistema sarebbe allora una possibilità concreta. Anche perché, secondo i calcoli di diverse associazioni di settore, a mancare all’appello in Italia ci sarebbero ben 30.000 medici e 250.000 infermieri. Una carenza che avrebbe bisogno di un’iniezione di almeno 30 miliardi di euro per poter essere risolta. Nel frattempo, dalle maternità spariscono gli infermieri, e le neo-mamme vengono spesso abbandonate a sé stesse anche nelle ore immediatamente successive al parto, come dimostra la recente morte di un bambino appena nato al Pertini di Roma.

Chi se lo può permettere non esita quindi a fuggire verso la sanità privata. Non solo in Italia, ma anche nel resto dei paesi occidentali, come per esempio la Spagna, dove il settore pubblico denuncia una situazione ormai “estrema”, con quasi 800.000 persone in lista d’attesa per un intervento chirurgico e pazienti che si recano ormai direttamente al pronto soccorso, dal momento che essere visitati dal medico di famiglia è diventata poco meno di una missione impossibile. A meno che il malcapitato di turno non si accontenti di qualche consiglio via e-mail o via telefonica. Soluzioni vendute all’opinione pubblica come passi in avanti, ma che in realtà stanno facendo scappare dalla sanità pubblica non solo i pazienti, ma anche i medici.

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